Moka e i suoi cuccioli sono tornati nella famiglia di Alessandro Bravi, il 24enne senza fissa dimora al quale gli operatori dell'Asl Napoli avevano sequestrato la cagna mentre partoriva in strada.
L'episodio era avvenuto venerdì 13 maggio nell'affollata via Toledo, dove Moka aveva partorito la sua prima cucciolata. Un episodio che non si sarebbe dovuto verificare in pieno centro, al caldo e davanti agli smartphone dei passanti. Alessandro infatti seguiva la gravidanza con il supporto di veterinari volontari con i quali aveva trovato un luogo adatto al primo parto di Moka. Eppure è successo, innescando una catena social che gli ha quasi portato via per sempre la sua compagna animale.
Sono state proprio le segnalazioni arrivate al numero verde dell'Asl e i video del parto diffusi sui social a fare scattare l'operazione dell'Asl, culminata con il sequestro della cagna e dei suoi piccoli. Dal momento in cui l'hanno prelevata, Alessandro non ha visto la sua Moka per oltre una settimana, ma oggi finalmente si riabbracceranno: «Sono un po' eccitato in realtà, non vedo l'ora di vederli. Ora siamo di nuovo una famiglia», confida a Kodami.
L'Asl, dopo una lunga interlocuzione con gli avvocati del giovane, ha dato il via libera alla restituzione dei cani, con alcune condizioni: gli otto cuccioli, infatti, dopo essere usciti dal canile sanitario saranno trasferiti al rifugio privato la Natura di Marcianise, provincia di Caserta, dove saranno custoditi sino allo svezzamento.
«La distanza è un limite facilmente superabile, e io sarò al rifugio ad attenderli insieme al resto della famiglia», spiega Alessandro, che condivide la sua vita con altri 2 cani maschi interi, ai quali questa estate si era aggiunta Moka, trovata in strada quando era appena una cucciola. La cagnolina gli era stata affidata con la promessa di sterilizzarla, il 24enne però ha atteso troppo, ed è rimasta incinta in concomitanza del primo calore.
La giovane mamma sarà quindi sterilizzata dopo lo svezzamento dei cuccioli e solo in seguito restituita ad Alessandro. I cuccioli invece saranno intestati ad Alessandra Pratticò, il suo avvocato, al fine di agevolarne le adozioni. Pratticò, in collaborazione con la Lega Nazionale per la difesa del Cane, si occuperà di trovare famiglie idonee dove collocare i piccoli appena possibile.
La vicenda di Moka e Alessandro, anche se a livello personale si è conclusa nel migliore dei modi, apre un profondo squarcio sulla questione dei senza fissa dimora da parte delle amministrazioni locali, ancora di più quando la discussione si allarga ai loro animali.
Anche se Moka era regolarmente registrata a nome di Alessandro, i servizi veterinari non possono non tenere conto che si tratta di cani che vivono sulla strada pubblica, e non all'interno di abitazioni private, necessariamente quindi il controllo sarà diverso. Come aveva già segnalato a Kodami la direttrice del Presidio ospedaliero veterinario, Marina Pompameo, spiegando le ragioni del sequestro: «Non possiamo rilasciare a un soggetto senza casa e senza reddito, e che ha già dei cani, un altro animale non sterilizzato con i suoi 8 cuccioli. Sarebbe una situazione ingestibile in primo luogo per lui. Si tratta quindi di un atto che non è lesivo, ma protettivo nei confronti della persona».
Altro tema è quello dell'accattonaggio con animali. Secondo la legge regionale della Campania si tratta di un reato, un provvedimento pensato per evitare episodi di maltrattamenti o compravendite di cuccioli. Si tratta di fenomeni che esistono e che sono diffusi in tutta Italia, eppure non è possibile circoscrivere a questi la relazione che lega le persone che vivono in strada ai loro compagni animali.
Proprio con Alessandro che, nonostante le difficoltà della vita in strada, è riuscito a conseguire la qualifica di educatore cinofilo, Kodami ha parlato della complessità e dei pregiudizi che emergono quando si parla della relazione tra cani e clochard.
Su questo tema si sofferma parlando con Kodami anche l'avvocata animalista Alessandra Pratticò: «Gli homeless, in particolare, sono persone che nutrono una sfiducia verso l'intera società e che fanno fatica ad accettare regole imposte dall'alto. Costruire un dialogo sinergico con queste persone, trattarle da propri pari, non calpestare i loro diritti sono le prime basi per far sì che anche i loro animali siano adeguatamente gestiti. Puntare il dito, colpevolizzare, discriminare sono tutte azioni che implementano la loro chiusura e il loro rifiuto rispetto a suggerimenti di buon senso come, appunto, la necessità di sterilizzare i cani che hanno al seguito».
Per l'avvocata questa vicenda potrebbe servive come case study per meglio comprendere il fenomeno, migliorando la qualità della vita dell'intera comunità a partire dai suoi cittadini invisibili: «Mi auguro che la Città di Napoli, l'Asl Napoli 1 e l'Università possano stilare in maniera condivisa progetti seri per il monitoraggio degli homeless con animali al seguito, al fine di prevenire storie come quella di Moka e Alessandro ed offrire un supporto concreto a questi ragazzi che condividono l'intera esistenza accanto ai loro animali».