Modificare i calendari venatori regionali chiudendo la caccia a molte specie di uccelli migratrici tra il 31 dicembre e il 10 gennaio, nel rispetto della Direttiva Uccelli e della sopravvivenza stessa degli animali. È la richiesta avanzata dalla Lipu, tra le maggiori associazioni di tutela ambientale specializzata in avifauna, presentando lo studio sulla tempistica delle migrazioni degli uccelli, in riferimento alla migrazione preriproduttiva, commissionato al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano.
Lo studio, intitolato "Analisi della tempistica della migrazione degli uccelli utilizzando dati di citizen science", prende spunto dalla possibilità di studiare la migrazione preriproduttiva degli uccelli anche mediante l’analisi di dati di citizen science, cioè dati raccolti da comuni cittadini mediante piattaforme e applicazioni informatiche ad hoc. Si tratta di dati che permettono di coprire una vasta scala spazio-temporale con osservazioni su un gran numero di individui di molte specie e che dunque offrono informazioni importanti. E la modalità stessa, estremamente innovativa, è prevista dalla Guida interpretativa della Commissione europea.
I ricercatori hanno utilizzato i dati della piattaforma Ornitho, ha analizzato i movimenti migratori di 47 specie di uccelli, individuando per ognuna di esse la decade di inizio della migrazione, ovvero l’avvio dei primi contingenti di uccelli in migrazione preriproduttiva, nel rispetto delle previsioni della Direttiva Uccelli che prevede la piena tutela di questa fase biologica, e in analogia con quanto realizzato nel lavoro dei cosiddetti key concepts, cioè le previsioni tecniche sulle tempistiche della migrazione da parte della Commissione europea.
Gli esiti dello studio vanno a confermare i risultati ottenuti con l’Atlante europeo delle migrazioni e a rafforzare in modo più stringente quanto previsto dalle attuali date ufficiali della migrazione preriproduttiva in Italia.
Svoltosi lungo l’intero 2024, lo studio dell’Università di Milano ha analizzato ed elaborato milioni di dati della piattaforma Ornitho, secondo un metodo innovativo messo a punto di recente dal professor Roberto Ambrosini, finalizzato ad analizzare le tempistiche della migrazione preriproduttiva degli uccelli e già applicato ai dati di inanellamento e, appunto, ad altri dati di citizen science quali quelli della piattaforma eBird, con risultati del tutto coerenti.
«Il metodo – spiega il professor Ambrosini – prevede la divisione del territorio di interesse in celle e la valutazione di come, tramite modelli statistici avanzati, il numero di osservazioni di una data specie cresca nel corso della stagione preriproduttiva. Il metodo tiene anche conto della possibile presenza di individui svernanti e dell’incertezza nei valori di alcuni dei parametri che devono essere inseriti nel modello».
Cos’è e a cosa serve la migrazione pre-riproduttiva?
Le ricadute dello studio sono molto importanti sotto vari profili, tra cui quelli della protezione degli uccelli migratori riguardo alla gestione dell’attività venatoria. L’articolo 7 della Direttiva Uccelli prevede, infatti, una «particolare protezione» delle specie degli uccelli in modo che «non vengano cacciate durante il periodo della riproduzione e durante il ritorno al luogo di nidificazione».
La migrazione pre-riproduttiva è proprio l'adattamento evolutivo che permette agli uccelli di sfruttare al meglio le risorse disponibili nell'ambiente, garantendo la sopravvivenza della specie. Un viaggio straordinario che gli uccelli intraprendono proprio in corrispondenza della stagione riproduttiva.
Il motivo principale è la ricerca di un ambiente dove trovare abbondante cibo per sé e per i futuri piccoli. Durante la primavera, nelle zone di nidificazione, la natura offre una varietà di insetti, vermi e altri invertebrati, essenziali per lo sviluppo dei pulcini. Questo perché le zone di nidificazione offrono spesso condizioni climatiche più adatte alla costruzione del nido, all'incubazione delle uova e all'allevamento dei piccoli.
Quali sono le specie più colpite e quali sono i danni
Osservando le previsioni sulle tempistiche della migrazione, dette key concepts, si evince una lista ben definita di specie a rischio tra il 31 dicembre e il 10 gennaio in occasione della caccia. Si tratta soprattutto di turdidi, colombaccio, beccaccia.
«Dall’esito dello studio dell’Università di Milano – ha dichiarato il presidente della Lipu Alessandro Polinori – giunge la conferma, per almeno 19 specie di uccelli fra turdidi, colombaccio, beccaccia e specie acquatiche, della violazione della Direttiva Uccelli comportata dai calendari venatori regionali nella loro netta maggioranza, e quindi della necessità di correggerli, garantendo la piena protezione degli uccelli in migrazione preriproduttiva».
I risultati portano la Lipu a concludere che occorre chiudere la caccia ai turdidi entro il 31 dicembre e la caccia agli uccelli acquatici entro il 10 gennaio. Se ciò non dovesse succedere, il rischio per questi animali è andare a disturbare le fasi immediatamente precedenti alla riproduzione, nel momento in cui sono più vulnerabili cioè durante la migrazione. Questo potrebbe mettere a rischio la futura generazione andando a incidere sulla popolazione.
«Anche per questo – conclude Polinori – stiamo trasmettendo lo studio ai soggetti di interesse, a partire dalla Commissione europea, ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, Ispra, Comitato tecnico venatorio nazionale, in modo che ci sia piena contezza della situazione e si agisca per correggere i calendari venatori, considerando lo stato di preinfrazione nel quale, su questa materia, si trova oggi il nostro Paese».