video suggerito
video suggerito
4 Settembre 2023
13:17

Minacce online all’uomo che ha ucciso l’orsa Amarena: sporge denuncia

Sono state inviate minacce di morte all'uomo che ha sparato e ucciso l'orsa Amarena nella notte del 31 agosto 2023. Rispondere alla violenza con altrettanta violenza è però il modo più sbagliato di reagire: ciò che ha spinto il 56enne abruzzese a fare fuoco è la stessa mentalità di chi vorrebbe vedere trasformato il carnefice nella vittima.

2.601 condivisioni
orso marsicano

Minacce di morte all'uomo che ha sparato e ucciso l'orsa Amarena nella notte del 31 agosto 2023. Alcuni account verificati e gruppi sui social network hanno diffuso le generalità dell'uomo, un 56enne del posto, con la conseguenza che i suoi profili sono stati presi d'assalto dai commentatori che in qualche caso sono arrivati a scrivergli insulti e vere e proprie minacce. Per questo l'allevatore abruzzese ha deciso di sporgere denuncia nei confronti degli odiatori del web.

Al momento, il profilo dell'uomo su Facebook è stato disattivato, ma il risentimento non sembra accennare a diminuire. Ciò accade nelle stesse ore in cui al 56enne veniva a sua volta recapitato l'avviso di garanzia per l'uccisione dell'animale, reato punito dall'articolo 544 bis del Codice penale con la reclusione da quattro mesi a due anni. Ora starà alla Procura di Avezzano, presso cui è stato aperto il fascicolo d'indagine chiarire le esatte circostanze della morte di Amarena.

L'orsa marsicana si trovava nel pollaio adiacente all'abitazione, alla periferia di San Benedetto dei Marsi, in Provincia dell'Aquila, quando l'uomo si è accorto della presenza del plantigrado e intorno alle 23 ha fatto fuoco, colpendola in pieno.

Dopo aver percorso pochi metri, l'orsa si è accasciata al suolo morendo dopo una lunga agonia. Insieme a lei c'erano anche i suoi due cuccioli che sono scappati poco dopo l'arrivo dei Guardiaparco e del personale veterinario del Parco nazionale d'Abruzzo, i quali non hanno potuto fare altro che registrare il decesso dell'animale.

I cuccioli hanno un'età compresa tra i 6 e i 9 mesi e la cui cattura sta tenendo l'Italia col fiato sospeso, sono infatti troppo piccoli per sopravvivere da soli in natura, soprattutto in vista della stagione invernale che ancora per quest'anno avrebbero dovuto trascorrere in tana con la madre.

A ciò, si aggiunge la grande attenzione anche internazionale del caso: Amarena infatti era una orsa bruna marsicana, la sottospecie più rara del mondo. I marsicani, come si evince dal nome, sono una popolazione presente solo nell'Italia centra e geneticamente differenziata dai cugini bruni europei, diffusi in Trentino e nelle Alpi. I marsicani sono individui di dimensioni ridotti e di indole più mite giunti sull'orlo dell'estinzione che il Parco nazionale d'Abruzzo sta con fatica cercando di preservare da decenni. In quest'opera, un ruolo fondamentale era occupato proprio da Amarena, una delle orse più prolifiche della sua comunità che nella precedente cucciolata era arrivata a crescere ben tre piccoli nel 2020 e due in questa.

L'eccezionalità di quanto accaduto ad Amarena e ai suoi cuccioli ha catalizzato l'attenzione dei media e di moltissime persone che hanno pubblicato su internet il nome dell'uomo, le foto, e il numero di telefono della sua attività. È proprio sul telefono che sarebbero arrivate le vere e proprie minacce denunciate da Berardino Terra, avvocato del 56enne abruzzese.

Tutte le emanazioni dello Stato, dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin al governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio, hanno già fatto sapere che si costuiranno parte civile al processo contro il 56enne, ma anche che condannano fermamente le minacce che ha ricevuto in  questi giorni. «Confermo la volontà della Regione di costituirsi parte civile nel processo che seguirà – ha detto Marsilio – ma nello stesso tempo condanno le minacce e le intimidazioni che hanno raggiunto l'autore colpevole di questa uccisione, minacce che hanno costretto le forze dell'ordine a istituire un servizio di sorveglianza a tutela della sua incolumità. A un atto incivile non si risponde con la barbarie».

Ciò che è successo ad Amarena è sicuramente un crimine violento, a prescindere dall'effettivo stato d'animo di chi ha sparato e che dovrà essere accertato dagli inquirenti. Rispondere alla violenza con altrettanta violenza è però il modo più sbagliato di reagire. La predisposizione d'animo che può spingere una persona a imbracciare il fucile contro un altro essere vivente è figlia della stessa società che vorrebbe vedere il carnefice nei panni della vittima.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views