A partire dal 2016, la città di Barcellona ha deciso intervenire attivamente per migliorare la qualità della vita dei senzatetto che vivono in compagnia dei cani e che, in molte occasioni, non avevano accesso ai rifugi residenziali, ai centri diurni e alle mense popolari. Per farlo, il capoluogo catalano ha stabilito una collaborazione con FAADA (Fundación para el Asesoramiento y Acción en Defensa de los Animales) dando vita ad un progetto chiamato #MillorsAmics – #MejoresAmigos.
«I risultati ottenuti fino ad ora sono estremamente positivi – spiega a Kodami Noe Terrassa, membro di FAADA e del Consiglio per il benessere sociale, per la convivenza, la difesa e la protezione degli animali del Comune di Barcellona – Gli homeless che abbiamo seguito in questi anni hanno dimostrato di strutturare un vero rapporto familiare con i propri animali. Nell'ambito del progetto si sono sentiti compresi, accompagnati nelle proprie fragilità e rispettati all'interno della comunità. Siamo stati testimoni di numerose situazioni in cui la qualità della vita di ogni componente del nucleo familiare interspecifico è migliorato nettamente».
Una rete di professionisti contro la discriminazione
Le basi per questo progetto, che risponde ogni anno a circa 1200/1500 richieste di aiuto, sono state gettate già nel 2016 grazie ad borsa di studio offerta a FAADA dall'Università Autonoma di Barcellona (UAB). L'obiettivo iniziale era quello di realizzare progetti dedicati alle relazioni tra gli esseri umani in situazione di vulnerabilità e le altre specie. «Abbiamo deciso di approfondire proprio il tema dei senzatetto che vivono insieme ai cani perché, in seguito a numerose ricerche, abbiamo notato un vuoto giuridico riguardo questo argomento – spiega Terrassa – Non esisteva nessun documento che facesse divieto esplicito di accesso alle strutture comunali alle persone accompagnate dai propri animali da compagnia».
FAADA ha deciso, quindi, di dare inizio ad un dialogo con il Comune e con le ONG presenti sul territorio, analizzando i possibili interventi e diffondendo questa notizia: «Fin dall'inizio ci siamo concentrati sulle collaborazioni possibili, abbiamo preso accordi con enti privati e creato una solida rete di intervento che permette di fornire soluzioni sistemiche e complete ai richiedenti – spiega l'esperta – Ci siamo occupati di formare operatori sociali in grado di gestire anche i nuovi modelli familiari, ovvero quelli che includono gli animali e, troppo spesso, sono vittime di discriminazioni».
La vita in strada, infatti, è già di per sé molto complessa, ma le difficoltà di questa condizione di vulnerabilità aumentano quando non si ha nemmeno la possibilità di accedere ai servizi messi a disposizione dal Comune, come gli alloggi invernali o le strutture che forniscono alimenti. «Ciò è totalmente ingiusto, perché ogni individuo ha gli stessi diritti. Anche nel caso di un nucleo familiare che comprende animali da compagnia, il gruppo va accompagnato unito verso la stabilità – spiega Terrassa – Per ridurre ulteriormente la discriminazione, facciamo in modo di fornire cure veterinarie e percorsi con educatori cinofili, strutturiamo contatti con le residenze e offriamo supporto tecnico e legale nella ricerca di appartamenti. In ognuno di questi aspetti, legati a momenti estremamente delicati della vita delle persone, facciamo in modo che non debbano mai separarsi dai propri cani».
A sei anni dall'inizio del progetto, secondo Noe Terrassa i risultati ottenuti sono convincenti: «Abbiamo dovuto affrontare difficoltà burocratiche, ma abbiamo sempre avuto il totale appoggio del Comune, che nel tempo ha reso anche più fluidi i protocolli – spiega – Nell'ultimo periodo, inoltre, abbiamo ottenuto un accordo con l'Istituto Comunale di Veterniaria e, grazie a questo traguardo, non dovremo più chiedere sostegno ai privati, ma potremo attingere ad un fondo comunale di sostegno. Mi sento di affermare che le soddisfazioni che stiamo vivendo superano nettamente le difficoltà».
L'importanza della relazione con gli animali e i controlli per combattere traffici illeciti e maltrattamenti
Di recente, FAADA ha anche condotto uno studio in collaborazione con la fondazione Affinity e la UAB sull'importanza delle relazioni tra i senzatetto e i cani seguiti nell'ambito dello sviluppo del progetto. I risultati ottenuti hanno dimostrato che l'animale rappresenta il principale appoggio sociale per il 74% delle situazioni osservate, mentre gli "amici umani" vengono considerati tali solo nel 18% dei casi, esattamente come la percentuale che riguarda gli psicologi, gli assistenti sociali o le altre figure professionali.
Il fatto che la relazione che instauriamo con i nostri cani abbia effetti positivi sul benessere umano non è una questione nuova e sono, infatti, molti gli studi che hanno già affrontato questo argomento. Eppure, come in ogni contesto, anche in questo caso nascono tristi eccezioni, a causa delle quali si rischia di scordare le numerose relazioni profonde che spesso gli homeless sviluppano con i propri cani, lasciando spazio alle notizie di illegalità e sfruttamento animale.
Uno di questi esempi riguarda il nostro paese, e più nello specifico la città di Torino, dove negli ultimi anni ha preso piede un traffico illecito di cuccioli portato avanti da persone che si fingono senzatetto accompagnati dai cani per intenerire i passanti e convincerli, quindi, ad acquistarli. Da questo mercato illecito ne è derivata la convinzione, portata avanti dall'associazione animalista Stop Animal Crimes Italia, che solo il sequestro generale degli animali con cui convivono gli homeless potrà porre fine al loro sfruttamento.
Anche Noe Terrassa è consapevole del fatto che in questi contesti possano nascere situazioni di sfruttamento, maltrattamento o violazione delle leggi sulla protezione degli animali, ma rimane comunque fermamente convinta che il progetto di Barcellona sia in grado di intervenire positivamente anche su questo aspetto, senza obbligare le persone che si trovano già in difficoltà, a separarsi dai propri più importanti punti di riferimento. «Ovviamente ogni situazione va valutata singolarmente. Per queste eventualità abbiamo strutturato un protocollo in collaborazione con il Consiglio Comunale, il quale ha il potere di verificare le condizioni di vita dei cani e, in caso di necessità, procedere con la confisca – conclude l'esperta – Chi porta avanti traffici animali si oppone fortemente al nostro progetto, perché è consapevole del fatto che i controlli gli impediscono di ottenere guadagni. Il successo di #MillorsAmics, infatti, è proprio dovuto al fatto che ci dedichiamo con impegno a valutare attentamente il rapporto uomo cane, trovandoci quindi inevitabilmente a combattere le situazioni di sfruttamento e maltrattamento».