Il nuovo anno è ormai alle porte e come di consueto arriveranno anche i soliti festeggiamenti di Capodanno a base di fuochi d'artificio, botti e spettacoli pirotecnici. Per molti tutto questo significa gioia, divertimento e forti emozioni, ma per gli animali rappresenta invece un vero e proprio incubo che può avere conseguenze gravissime sulla loro salute e sul loro comportamento, anche a lungo termine e fino a 10 km di distanza dal punto in cui vengono accessi i fuochi d'artificio, soprattutto per gli uccelli selvatici.
Un gruppo di ricercatori che da anni utilizza i radar meteorologici per seguire e studiare il comportamento degli uccelli durante la notte di Capodanno, è riuscito a quantificare il numero degli uccelli che si alzano spaventati in volo subito dopo lo scoccare della mezzanotte, fino a quali distanze gli effetti dei botti colpiscono gli animali e quali sono specie più sensibili. I risultati di questo studio, che sottolineano ancora una volta la necessità di vietare botti e fuochi d'artificio in alcune zone, sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and the Environment.
Negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda gli uccelli, sono cresciute enormemente le evidenze sull'impatto dei fuochi d'artificio per la vita degli animali selvatici. Emblematici sono proprio gli studi effettuati attraverso i radar meteorologici dall'Institute for Biodiversity and Ecosystem Dynamics nei Paesi Bassi: le immagini mostrano chiaramente come allo scattare della mezzanotte del nuovo anno, migliaia di uccelli si alzano in volo fino a 500 m di altezza, muovendosi ininterrottamente anche per 45 minuti consecutivi lontano dai loro rifugi abituali, raggiungendo densità fino a 1.000 uccelli per km2.
Con questo nuovo studio, ora, lo stesso gruppo di ricerca è riuscito anche a calcolare che a Capodanno, nelle aree in cui vengono sparati i fuochi d'artificio, in media si alzano in volo un numero di uccelli 1.000 volte superiore rispetto alle altre notti, con addirittura picchi da 10.000 a 100.000 quelli visibili negli altri giorni. Per fare un esempio, solamente nelle aree di studio intorno ai radar della città di Den Helder e di Herwijnen, sono quasi 400.000 gli uccelli che fuggono via in volo immediatamente dopo l'inizio dei festeggiamenti di Capodanno.
Gli effetti dei botti sono prevedibilmente più forti entro i primi 5 km dal punto in cui vengono esplosi, tuttavia anche allontanandosi fino a ben 10 km ci sono ancora, in media, almeno dieci volte più uccelli nei cieli bui rispetto a una notte tranquilla. Gli animali, che solitamente si trovano nei propri dormitori per riposare, fuggono via come risposta allo spavento causato dalle esplosioni e dalle luci improvvise, e in un territorio come quello dei Paesi Bassi, una delle più importanti aree di svernamento per gli uccelli in Europa, significa che sono milioni gli individui coinvolti nella notte di Capodanno.
Lo studio ha anche esaminato quali sono le specie più sensibili al disturbo dei fuochi d'artificio e, da come era già emerso da un altro lavoro pubblicato lo scorso anno, sono soprattutto gli uccelli di grandi dimensioni e prevalentemente acquatici, come anatre, oche e gabbiani, che in inverno nelle zone umide dei Paesi Bassi arrivano in grandi stormi dal profondo e freddo nord. Su questi uccelli gli effetti dei botti possono persistere anche per diversi giorni successivi ai festeggiamenti, che gli uccelli utilizzano soprattutto per cercare cibo e recuperare le energie, fondamentali per affrontare le rigidità dell'inverno, il periodo più difficile dell'anno per questi animali.
Le oche selvatiche, per esempio, spendono in media il 10% in più del normale tempo impiegato per trovare cibo, fino a 11 giorni successivi la notte di Capodanno. Oltre che per recuperare le energie, gli animali hanno bisogno di più tempo per trovare da mangiare anche perché a causa della fuga dai botti si ritrovano in zone che non conoscono e a cui non sono abituati che necessitano quindi di essere esplorante maggiormente. Per quanto riguarda invece gli uccelli di piccole dimensioni, che talvolta possono però anche morire in massa per le collisioni causate dalla fuga, gli effetti sembrano essere più blandi.
Uccelli come cince, passeri e fringuelli, hanno meno probabilità di volare via dai disturbi, soprattutto se si trovano in habitat forestali o semi aperti, dove la vegetazione attenua il disturbo delle esplosioni e delle luci. Tuttavia, considerando l'enorme disturbo che i fuochi d'artificio causano sugli uccelli, gli autori sottolineano la necessità di creare delle grandi aree cuscinetto intorno ai centri urbani dove vietare i botti, così da mitigare questi effetti su tutti uccelli. Anche perché, restando solamente nei Paesi Bassi, ben il 62% di tutti gli uccelli vive in un raggio di 2,5 km dalle aree abitate.
Un buon inizio, quindi, potrebbe essere vietare l'uso di botti e fuochi d'artificio nelle aree più sensibili e frequentate dalla fauna, come parchi nazionali, oasi protette e luoghi in cui sono presenti grossi e importanti dormitori comuni, spesso studiati e mappati dagli ornitologi. È ormai abbastanza chiaro che i fuochi d'artificio rappresentano una seria minaccia, ormai non più trascurabile, sia per gli animali domestici che per la conservazione di quelli selvatici. È perciò fondamentale continuare a fare pressione sulle amministrazioni e sensibilizzare l'opinione pubblica sull'argomento.
In tempi di sesta estinzione di massa, crisi climatica e attività umane invasive e impattanti su tutto il Pianeta, rinunciare ai botti di fine anno, preferendo magari spettacoli di luci silenziosi e altre forme di festeggiamenti meno impattanti, è il minimo che possiamo fare per avvicinarci a quel livello di civiltà e sostenibilità che da tanto tempo ormai abbiamo annunciato di voler perseguire come società. Ne abbiamo parlato più volte tra le pagine di Kodami, anche attraverso diverse campagne e video di sensibilizzazione, come quello in cui vi facciamo sentire per davvero cosa prova un cane, un gatto o a un qualsiasi altro animale nella "trincea di Capodanno".