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20 Ottobre 2023
13:11

Migliori condizioni per gli animali d’allevamento: lo vogliono i cittadini, ma alla Commissione europea non interessa

Lo denunciano le organizzazioni animalista italiane aderenti a Eurogroup for Animals, secondo cui la Commissione non ha incluso nel programma di lavoro le proposte per l’aggiornamento delle normative di protezione degli animali allevati. Un fallimento e un tradimento nei confronti del 90% dei cittadini che lo chiedono a gran voce.

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maiali

Poco importa che la maggior parte dei cittadini europei, il 90%, ritenga che si debbano subito migliorare le condizioni degli animali di allevamento destinati all’alimentazione umana, la Commissione europea, che si era impegnata a produrre una approfondita revisione della legislazione sul benessere degli animali nell’ambito della strategia Farm to Fork e dell’European Green Deal, sembra rimangiarsi le promesse fatte.

Lo denunciano le organizzazioni animalista italiane aderenti a Eurogroup for Animals, Animal Equality, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV, secondo cui «nel programma di lavoro trapelato a Bruxelles, la Commissione non ha incluso le proposte per l’aggiornamento delle normative di protezione degli animali allevati, ma si è impegnata soltanto a presentare una proposta per modificare il regolamento sui trasporti di animali vivi, che sarà pubblicata a dicembre, prima della scadenza dell’attuale mandato».

«Un fallimento democratico» lo hanno definito decine di organizzazioni  animaliste, diversi eurodeputati e numerosi sostenitori che la settimana scorsa si erano ritrovati davanti alla sede della Commissione europea a Bruxelles per chiedere pubblicamente alla Presidente Ursula von Der Leyen di pubblicare le proposte di revisione. Stessa cosa aveva fatto anche l’etologa e conservazionista Jane Goodall attraverso un video-messaggio diretto sempre alla Presidente nel quale rimarcava la grande frustrazione provata nel non sentire nel discorso di Von der Leyen nessuna parola sul rinnovamento dell’impegno a presentare le riforme di quelle norme antiquate che provocano la sofferenza acuta di quei circa 300 milioni di animali rinchiusi in gabbia negli allevamenti industriali in tutta l’Unione Europea. Goodall ha evidenziato anche come questa assenza la facesse sembrare più attenta alle grandi aziende, piuttosto che ai milioni di cittadini europei che sostengono il divieto di allevamento in gabbia.

galline

Ma le critiche piovono da più parti: la coalizione italiana End the Cage Age ha evidenziato «il tradimento nei confronti del quasi un milione e mezzo di persone che hanno firmato l’ICE, l’Iniziativa dei Cittadini, che chiedeva di vietare l’allevamento in gabbia, aggiungendo di trovare oltraggioso il comportamento della Commissione qualora ignorasse completamente la volontà dei cittadini in questa fase. Animal Equality, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV, allo stesso modo, si dicono molto preoccupate per l’assenza di una chiara tempistica per il regolamento sulle condizioni degli animali in allevamento, perché questo fa immaginare che le suddette proposte verranno rinviate alla prossima Commissione, lasciando così miliardi di animali non protetti per gli anni a venire.

A testimoniare la veridicità di queste dichiarazioni c’è, come detto all’inizio, il risultato dell’ultimo sondaggio di Eurobarometro, il servizio statistico dell’Unione europea, su cosa pensano i cittadini dei 27 Stati membri in tema di benessere animale. Il 90% delle persone ritiene «molto importante» garantire condizioni di crescita adeguate a maiali, polli, bovini e ovini, e tra queste l’Italia si posiziona al di sopra della media europea con un significativo 84%, pur se ancora lontana dalle posizioni di testa che vedono Svezia e Lussemburgo raggiungere il 98% e la Finlandia il 97%. A chi il tema interessa meno è, invece, la Romania, dove solo il 76% dei cittadini ritiene la questione importante.

Questo genere di dati è molto importante perché, anche se non sembrano interessare loro particolarmente, al contrario dovrebbero servire alla Commissione Ue e all’Europarlamento di interpretare il sentiment dei cittadini proprio mentre si stanno decidendo nuove disposizioni in materia. E sembra strana questa poca memoria da parte dei due organismi, visto che proprio loro avevano affidato all’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, una serie di approfondimenti sulle modalità di allevamento nei diversi settori sulla base dei quali avrebbe dovuto produrre l’aggiornamento delle normative tanto attese, ma al momento decisamente deluse.

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Simona Sirianni
Giornalista
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