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5 Luglio 2022
10:30

Migliaia di granuli di microplastiche sulle coste di Brindisi: Greenpeace presenta un esposto

L’organizzazione ambientalista Greenpeace ha compilato un rapporto sull’inquinamento di granuli di plastica sul litorale adriatico della Puglia. L’area del petrolchimico di Brindisi risulterebbe la più a rischio per le possibili conseguenze sull’ecosistema marino.

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7938 granuli rinvenuti nei campioni raccolti in 12 siti delle coste pugliesi. Il 67% di questi riferibile alla sola zona del petrolchimico di Brindisi. GreenPeace pubblica il report “Inquinamento silenzioso” e presenta un esposto in procura sulla presenza di granuli di plastica nei mari della città salentina.

Microplastiche grandi come una lenticchia normalmente prodotte dalla raffinazione di idrocarburi come petrolio e gas fossile e che rappresentano un grave pericolo per gli ecosistemi marini. I campionamenti sono stati effettuati in ogni sito, su base mensile, ad aprile, maggio, giugno e novembre 2021 ed elaborati da un laboratorio di riferimento dell’organizzazione in Germania. L’indagine mostra una grande differenza tra i prelievi effettuati nell’area del petrolchimico di Brindisi e quelli degli altri 9 siti della costa adriatica pugliese.

«Di tutti i granuli raccolti, il 78% era in polietilene – è scritto nel report – un tipo di plastica prodotto in loco dall’azienda Versalis, di proprietà di ENI e poco più del 17% in polipropilene, prodotto nell’area brindisina da Basell Poliolefine Italia. Circa il 70 per cento del totale dei granuli – inoltre – è traslucido e trasparente: un’evidenza che la letteratura scientifica collega a rilasci recenti nell’ambiente.»

Tutti elementi che, sebbene non consentano di attribuire in modo diretto le responsabilità della dispersione dei granuli presenti nei litorali brindisini a una o a più aziende tra quelle che operano nella zona e citate nel lavoro, metterebbero in risalto, sempre secondo l’indagine di Greenpeace, «una maggiore presenza di nurdles nei siti di campionamento più vicini all’area industriale e nell’area portuale della città.»

Di qui la richiesta alla magistratura da parte di Greenpeace Italia di investigare sull’inquinamento e verificare se sussistano le condizioni affinché si proceda al sequestro delle attività industriali presenti nell’area specializzate nella produzione di granuli.

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«In un pianeta già soffocato da plastiche e microplastiche – ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace – è necessario azzerare tutte le fonti di contaminazione, inclusa la dispersione dei granuli, il cui rilascio nell’ambiente rappresenta un grave pericolo per gli ecosistemi marini ed è riconducibile alla filiera logistico-produttiva delle materie plastiche.»

Questi granuli, chiamati spesso pellet o nurdles, rappresentano il materiale di partenza da cui si ricavano gli oggetti in plastica di uso comune utilizzati per esempio nel packaging, nel settore automobilistico, in edilizia e in agricoltura.

Come tutte le microplastiche, entrano nella catena alimentare degli organismi marini, accumulandosi negli animali che si trovano al vertice, esseri umani compresi. A causa delle loro dimensioni possono infatti essere scambiate facilmente per cibo dai pesci. Oltre al fatto che la loro scarsa biodegradabilità ne causa un impatto duraturo nel tempo.

Greenpeace ha infine rivolto un appello alle aziende che operano nell'area interessata affinché siano resi pubblici tutti i dati sui monitoraggi e le eventuali iniziative già messe in atto, sollecitando al contempo un intervento del Governo per meglio regolamentare la materia.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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