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9 Luglio 2022
8:29

Migliaia di cani tenuti a catena in pericolo a causa di siccità e incendi

Gli incendi dovuti alla siccità mettono in pericolo migliaia di cani ancora tenuti a catena. Green Impact, Fondazione CAVE CANEM, Save the Dogs and Other Animals e Animal Law Italia hanno chiesto di introdurre un chiaro divieto per questa pratica.

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La siccità che da Nord a Sud sta mettendo in ginocchio il Paese ormai da settimane non è un problema enorme solo per gli esseri umani. Conseguenze come l’elevato rischio di incendi, alimentati anche dal vento presente in molte zone del Sud Italia come Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria, mettono in serio pericolo le migliaia di cani ancora detenuti alla catena.

È per questo che Green Impact, Fondazione CAVE CANEM, Save the Dogs and Other Animals e Animal Law Italia hanno chiesto proprio a queste Regioni l’adozione urgente di un'Ordinanza Regionale Straordinaria che introduca un chiaro divieto di detenzione dei cani alla catena su tutto il territorio.

«In molte zone del Sud è ancora pratica comune tenere i cani legati in aree di campagna, lontano dalle abitazioni, dove gli animali non sono monitorati e non possono essere salvati in caso di pericolo» spiega la vice presidente di Fondazione CAVE CANEM Federica Faiella nell’appello. «Ma, la devastante tragedia causata dagli incendi in Sardegna lo scorso anno, dove sono morti centinaia di animali, ce la ricordiamo tutti. Non possiamo aspettare di ritrovarci nella stessa situazione, serve un intervento immediato» conclude.

Tenere un cane a una catena, magari per tutta la vita, oggi è purtroppo ancora legale in diverse posti d’Italia, come emerge chiaramente dal 2° Rapporto “Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena, realizzato dalle quattro organizzazioni, in prima linea dal 2021 contro questa pratica vergognosa che mette decisamente in dubbio la tanto decantata amicizia fra il cane e l’essere umano.

Elaborato sulla scia di quello dello scorso anno, anche in questo report parlano i numeri: che dicono chiaramente che sono ancora troppe le regioni in cui è necessario intervenire. Le organizzazioni hanno così definito un piano di azione con le misure necessarie per ottenere entro il 2026 l’emanazione di normative regionali efficaci in tutta Italia, in linea con il benessere, la salute e i bisogni etologici degli animali.

Detto questo qualche buona notizia, però, sembra esserci. E nonostante ci sia ancora molto da fare, nell’ultimo anno ci sono stati anche sviluppi positivi. La Campania, ad esempio, ha integrato la sanzione che mancava nella Legge Regionale (giugno 2021), mentre il Lazio ha modificato radicalmente la legge, introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena (agosto 2021).

Nella Provincia di Trento è in via di adozione e in Piemonte è ancora in fase di discussione in Piemonte. Anche se, ha precisato Sara Turetta, presidente di Save the Dogs and Other Animals, «abbiamo incontrato lo scorso febbraio il Governatore Cirio, il quale si è impegnato personalmente ad accelerare lo sviluppo della normativa. Quindi, auspichiamo quanto prima un cambiamento concreto anche in questa Regione, dove purtroppo questa pratica orribile è ancora consentita».

La campagna “Liberi dalle catene” ha già raccolto oltre 30.000 firme. Ma sono tantissime le iniziative di sensibilizzazione che hanno riportato l’attenzione su questa vergognosa abitudine che, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come hanno affermato numerosi esperti italiani e internazionali che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto.

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Simona Sirianni
Giornalista
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