Un nuovo studio, pubblicato su Nature ed effettuato dall"Università di Tubinga, dall'Università Ludwig-Maximilians in Germania e dall'American University del Cairo ha permesso di dare uno sguardo ravvicinato agli ingredienti utilizzati dagli antichi Egizi per effettuare i loro lavori d'imbalsamazione di 2.500 anni fa. Questa ricerca ha permesso inoltre di approfondire nel dettaglio le diverse tecniche impiegate dagli antichi sacerdoti finora conosciute, anche grazie all'identificazione di un laboratorio di imbalsamazione scoperto a Saqqara, in cui sono stati ritrovati ben 31 vasi colmi di materiale animale e vegetale.
Dall'analisi chimica del contenuto si è scoperto che gli Egizi utilizzavano centinaia di sostanze differenti, alcune provenienti da territori molto distanti dal bacino del Mediterraneo, come il Sud-est asiatico o il Corno d'Africa. Fra queste, gli scienziati hanno però identificato soprattutto diverse miscele composte da resine botaniche e grasso animale, ma anche da miele e cera d'api. Queste ultime, inoltre, risultavano di fondamentale importanza non solo tecnica ma anche religiosa.
Non è la prima volta che questi prodotti sembrano risaltare all'interno delle scoperte archeologiche effettuate in Egitto. Infatti, attraverso lo studio del papiro Salt 825, conservato nel British Museum, sappiamo che le sostanze prodotte da questi insetti erano molto apprezzati dalla tradizione culturale egiziana, tanto da essere divenuti nel tempo simbolo stesso dei faraoni. Inoltre sappiamo che il miele e la cera d'api venivano impiegati sin dall'antichità per imbalsamare i corpi dei regnanti, mentre nelle epoche successive, quando anche i più ricchi potevano permettersi standard di conservazione del corpo dopo la morte come quella dei faraoni, l'impiego di queste sostanze nella mummificazione è diventato sinonimo di benessere economico e sociale.
Precedentemente alle scoperte effettuate a Saqqara, le informazioni relative alle tecniche di mummificazione provenivano da due fonti principali: testi storici e le analisi chimiche delle mummie stesse. Sempre grazie al papiro conservato dal British Museum, infatti, gli archeologi hanno anche dedotto l'origine mitica delle api per gli egiziani, che sarebbero direttamente correlati a uno dei dei più importanti dell'intero pantheon egizio. In questo testo si può infatti leggere: «Il dio Ra pianse e le lacrime dai suoi occhi caddero a terra e si trasformarono in un'ape. Questa fece il favo e si occupò dei fiori di ogni pianta. Così fu fatta la cera e anche il miele dalle lacrime del dio più potente del cielo, a cui tendiamo tutti dopo la morte».
Verificare però le informazioni scritte relative all'imbalsamazione si è rivelato molto difficile, ha affermato Salima Ikram, archeologa e specialista di mummie presso l'Università americana del Cairo. «Potresti anche avere il nome di qualcosa, ma non sai cosa sia effettivamente. I geroglifici suggeriscono solo che si tratta di un olio o una resina». Per comprendere dunque quali fossero effettivamente gli ingredienti utilizzati, bisognava trovare dei recipienti ancora colmi dei sacri unguenti, evento che si è realizzato solo grazie al ritrovamento di Saqqara.
Bisogna anche dire che gli archeologi, in questo caso, sono stati anche fortunati. Non solo perché è raro ritrovare contenitori così antichi e con all'interno ancora parte del loro contenuto, ma anche perché buona parte dei vasi presentava delle scritte che elencavano parte degli ingredienti stessi. «Questa è la prima volta che abbiamo barattoli con etichette del contenuto» ha commentato Ikram, riferendosi al fatto che hanno poi dovuto "solo" confermare la provenienza di molti di essi, attraverso una tecnica chiamata gascromatografia-spettrometria di massa, che permette di chiarire non solo la natura di una sostanza (per esempio si tratta di una pianta o di un'argilla ) ma anche la provenienza geografica.
Oltre agli ingredienti che abbiamo già indicato, tra cui la cera d'api di origine locale, gli archeologi hanno trovato anche estratti di cespugli di ginepro, cipressi e alberi di cedro, bitume del Mar Morto, olio di oliva di origine greca e libica, una resina chiamata elemi e un'altra chiamata dammar di provenienza africana e asiatica così come spezie indiane.
«L'Egitto era povero di risorse in termini di sostanze resinose, quindi la maggioranza di queste veniva acquistata da terre lontane» ha affermato Carl Heron, archeologo del British Museum di Londra. La presenza dunque di queste sostanze all'interno dei vasi ritrovati a Saqqara permette anche di chiarire quali fossero i legami e le rotte commerciali fra i vari regni dell'antichità. Una domanda che però rimane ancora senza risposta è come gli antichi Egizi avessero sviluppato competenze tanto specifiche relative all'imbalsamazione, ma anche perché selezionassero determinati ingredienti esteri rispetto ad altri di provenienza locale.