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16 Ottobre 2023
17:05

Microchip non conformi venduti online: si temono frodi sugli animali

Decine di siti web che vendono microchip non conformi di provenienza estera: a lanciare l'allarme frodi è Agriambiente che scrive al Ministero.

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Una breve ricerca in Rete. Poche parole digitate sul browser ed ecco che l’articolo appare lì, a portata di click. L’associazione Agriambiente lancia l’allarme sui microchip per animali venduti su Internet. Secondo l'associazione, su moltissimi portali sono disponibili articoli non conformi alla normativa nazionale, perché di provenienza straniera e che rischiano di creare non pochi problemi nel far applicare le regole in materia. La questione, peraltro, non si esaurisce qui: anche i rivenditori devono essere, per ovvie ragioni, espressamente autorizzati a commercializzare questi prodotti. Il punto è proprio questo: la facilità nel reperire dei microchip non conformi può essere sintomatica di una serie di fenomeni e il fatto che ne esista già un mercato fa suonare un campanello d’allarme.

«Dovevo acquistare un lettore di microchip – racconta a Kodami Toni Russo, responsabile di Agriambiente Lecce – tra i vari articoli in vendita ho trovato anche questi microchip da inoculare agli animali, come cani o gatti.  La provenienza era estera ma soprattutto le cifre identificative non erano visibili. Ho deciso di acquistarne uno e, quando mi è arrivato, ho notato che questa numerazione non era nemmeno conforme. Nei microchip obbligatori in Italia ci sono delle numerazioni specifiche assegnate dal Ministero alle aziende che sono iscritte negli appositi registri. Gli articoli venduti online, dunque, non possono andare bene».

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Agriambiente così ha contattato proprio il Ministero della Salute per avere chiarimenti, prima di provvedere per altre vie informando l’Autorità Giudiziaria. L’ufficio Benessere Animale ha tempestivamente risposto, confermando che «i microchip di identificazione dei cani possono essere prodotti e commercializzati unicamente da soggetti registrati presso il Ministero della Salute, ai quali viene assegnata una serie numerica di codici identificativi elettronici. I produttori e i distributori devono garantire la tracciabilità dei lotti dei microchip venduti. Il fornitore dei mezzi di identificazione, prima di iniziare la sua attività di produzione, fornitura o distribuzione, richiede di essere registrato in BDN nell’elenco ufficiale dei fornitori ed inizia la propria attività solo dopo tale registrazione».

È evidente dunque che in ciò che Agriambiente ha scovato in rete, senza troppe difficoltà, c’è qualcosa che non va: «È sufficientemente chiaro che i microchip per gli animali (sia zootecnici che da compagnia) non possono essere prodotti e distribuiti senza la preventiva autorizzazione da parte del ministero della salute e della relativa registrazione in BDN – conclude la risposta dell’ufficio Benessere Animale – quanto alla libera vendita, intesa come mera attività commerciale, l’eventuale utilizzo in specie animali non zootecniche o non da compagnia, non rientra nelle competenze di questo Ministero».

cane

Alla luce di quanto confermato dal Ministero, il fenomeno rilevato non può non provocare una certa preoccupazione: «Ipotizziamo che uno di questi microchip venga applicato su un animale – conclude Toni Russo – qualora dovesse essere oggetto di controllo, risalendo alla provenienza della numerazione si evincerebbe il fatto che non è regolare. Tuttavia, alla mera verifica della presenza di un microchip sull’animale, questo potrebbe risultare (anche se solo apparentemente) in regola. Forse per questo qualcuno potrebbe pensare di acquistarlo per eludere i controlli. Quindi la preoccupazione è quella che potrebbero microchippare animali con fini fraudolenti. Del resto è già accaduto a Firenze che una signora venisse trovata con dei cani con microchip con numerazioni non idonee».

Agriambiente ha già annunciato di voler andare a fondo nella vicenda, proprio per non vanificare gli sforzi compiuti finora per far rispettare la legge sull’iscrizione nell'anagrafe canina (e dei gatti), unico strumento realmente efficace per far inquadrare in un contesto di rispetto delle regole la vita degli animali da affezione e di conseguenza di arginare fenomeni complessi come l’abbandono e il randagismo.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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