Erano gli sfortunati tra gli sfortunati. Ventisette cani paralizzati, rimasti feriti in incidenti stradali o attaccati da altri cani. Ventisette soggetti disabili che hanno bisogno di una sedia a rotelle per muoversi e giocare come gli altri. Per loro, in una Thailandia afflitta da un randagismo cronico che vede 800 mila cani in strada soltanto nel distretto di Bangkok, si sono aperte le porte di un centro unico al mondo: il Care Center del santuario thailandese gestito dalla fondazione The man that rescues dog.
Michael J. Baines, il fondatore
A poco più di un'ora di macchina a sud di Bangkok, verso quel mare invidiato da tutto il mondo e frequentato da milioni di turisti ogni anno, il centro per cani disabili è la perla della creatura di Michael J. Baines, l’imprenditore svedese che nel 2002 si era trasferito a Bangsaen, nel distretto di Chonburi, per aprire il suo ristorante e vivere la sua vita al mare. Ma l’incontro con un randagio, il prendersi cura di lui, l’accorgersi della spaventosa realtà di povertà e incuria che circonda i cani di strada thailandesi, travolge i suoi piani. Il tempo libero dopo il lavoro nel ristorante inizia a diventare sempre più dedicato a loro fino a quando, dieci anni fa, arriva la decisione di rilevare il piccolo canile locale, 150 metri quadri e un centinaio di cani da accudire. Oggi quel canile è diventato un santuario di 4.500 metri quadrati che si prende cura di circa 900 cani. 600 di loro vivono nel rifugio, più di 300 vengono nutriti e monitorati lungo le strade in cui vivono.
Il Care Center per i cani disabili
E poi c’è il Care Center. Il cuore del santuario, dedicato alla settantina di ospiti che da soli proprio non ce la possono fare. Vittime al 95% di incidenti stradali, all’ordine del giorno in Thailandia, a cui sono sopravvissuti con ferite così gravi da aver bisogno di assistenza continua. Sono una settantina, ma 27 di loro per muoversi hanno bisogno di ausili appositi, carrellini per la deambulazione. «La giornata comincia alle 5,30 del mattino quando, dopo una bella colazione, il personale che se ne occupa li mette sulle loro piccole sedie a rotelle per la prima delle due passeggiate quotidiane – racconta Baines a Kodami – intorno alle 10 del mattino invece è l’ora dell’idroterapia. Ci sono tre piscine dove questi cani disabili vengono fatti esercitare». Una fisioterapia fondamentale anche per i più anziani, anche loro ospiti di riguardo del Care Center. Alla fine della giornata, dopo pappe, passeggiate, infermeria per i più malconci e fisioterapia, gli addetti possono riposarsi.
Il santuario, cuore dell’associazione
«Nel santuario abbiamo ventuno badanti che puliscono, preparano cibo, nutrono, passeggiano e socializzano con i cani – aggiunge Baines che sottolinea orgogliosamente quanto The Man That Rescues Dogs apprezzi il lavoro di questo team, pagando a tutti uno stipendio congruo e offrendo alloggio e cibo per tutti – A loro si aggiungono i due veterinari che si occupano dei cani nella nostra clinica completamente gratuita. Ovviamente ci sono anche tre amministrativi che sono fondamentali perché, tra l’altro, si occupano anche delle adozioni per i cani che sono in condizione di lasciare il rifugio e trasferirsi in una vera e propria famiglia».
Aperto nel 2017, il santuario ospita, oltre alla clinica e al Care Center, anche una sezione per la quarantena a cui sono sottoposti i cani con malattie contagiose e quelli appena arrivati al rifugio in attesa delle prime cure. Ci sono anche un'unità specializzata per il cimurro, tre piscine per idroterapia ed esercizio e cinque rifugi principali dove trovano spazio gli altri ospiti a quattro zampe.
Futuro in dubbio a causa anche della pandemia
Ma la pandemia da Sars-Covi-19 anche in Thailandia è stata devastante. Oltre ai morti ha colpito duramente il turismo e anche il santuario di Machael Baines ne ha fatto le spese. «Purtroppo questo è davvero un bruttissimo momento: senza turismo e con un crollo del 40% delle donazioni, il nostro futuro è davvero a rischio». I costi di gestione del centro sono alti: oltre mille euro al giorno e circa 33 mila euro al mese per coprire tutte le spese. «L’obiettivo è quello di aprire dei nuovi rifugi per l’accoglienza e ristrutturale la clinica. Anzi, la clinica vorremmo trasformarla in un vero e proprio ospedale, con ogni tipo di attrezzature anche quelle più all’avanguardia, per curare al meglio i nostri cani». Che, particolare non indifferente, vengono curati gratuitamente.