Uno dei più noti registi di film d’azione di Hollywood finisce al centro delle polemiche per presunti maltrattamenti di animali. Michael Bay, firma dietro blockbuster come “Armageddon” e il franchise “Transformers”, è stato accusato di avere responsabilità nella morte di un piccione impiegato per le riprese di un film ambientate a Roma.
La storia ha iniziato a diffondersi nei giorni scorsi dopo le prime indiscrezioni pubblicate dal sito americano “The Wrap”. Secondo cui nel 2018, in occasione delle riprese di “6 Underground”, diffuso poi su Netflix, sul set romano del film sarebbero stati portati alcuni piccioni per ragioni di scena. Secondo quanto riportato da TheWrap, uno dei piccioni sarebbe stato colpito da un dolly, un carrello per le riprese, e sarebbe morto. Una scena immortalata da una persona non meglio identificata presente sul set che avrebbe poi segnalato l’accaduto alla Polizia Municipale.
Non sembra ci sia fondamento, invece, nelle indiscrezioni diffuse nelle ultime ore relative al "lancio di 40 piccioni contro le auto" che sarebbe avvenuto sempre sul set dello stesso film, ma a Firenze. Al momento, sempre stando a quanto riportato dai media americani e alle dichiarazioni dell'avvocato di Bay, l'unico procedimento aperto in Italia sarebbe relativo alla presunta morte del piccione a Roma.
Michael Bay smentisce: «Nessun animale ferito e nessuna accusa di avere ucciso un piccione»
Sempre secondo i siti americani, le autorità italiane avrebbero staccato una sanzione – il piccione in Italia è considerato specie protetta, e rientra dunque nell’elenco delle specie per cui si applica la Direttiva Uccelli 2009/147/CE – che Bay si sarebbe rifiutato di pagare negando non soltanto la morte, ma anche il ferimento di animali sul set del film: «Sono un noto amante degli animali e un grande attivista per i diritti degli animali – ha detto in una dichiarazione rilasciata proprio a TheWrap – Nessun animale coinvolto nella produzione è stato ferito. Né in qualsiasi altra produzione a cui ho lavorato negli ultimi 30 anni».
«Mi è stata offerta dalle autorità italiane la possibilità di risolvere la questione pagando una piccola multa, ma ho rifiutato di farlo perché non mi sarei dichiarato colpevole di aver fatto del male a un animale – ha aggiunto Bay – C’è un processo in corso, quindi non posso entrare nei dettagli, ma sono fiducioso che prevarremo in tribunale». Pochi giorni dopo, tramite il suo avvocato, il regista ha quindi diffuso un’altra dichiarazione, questa volta al sito Variety, in cui si sottolinea che Bay «non è mai stato accusato, meno che mai condannato, di uccisione di animale. Siamo in possesso e abbiamo fornito prove video che smentiscono queste accuse e dimostrano che in nessun momento delle riprese è accaduta una cosa simile».
Vero è, invece, che la giustizia italiana ha accusato il regista di non avere supervisionato adeguatamente i membri della troupe responsabili degli animali durante le riprese. Se vi sia stato o meno il ferimento di un picciole sul set del film, dunque, non è chiaro: Bay nega recisamente di avere assistito a una scena simile, o che si sia verificata, mentre le autorità italiane gli contestano appunto di non avere controllato cosa accadeva agli animali portati sul set.
La tecnologia per risparmiare agli animali stress e sofferenze
Quanto accaduto non fa che riaccendere il dibattito sulla reale necessità di impiegare animali per ragioni di copione. Su Kodami abbiamo già affrontato questo modo di sfruttare degli animali selvatici per ragioni cinematografiche o per riprese di pubblicità o videoclip. Come spiegato dalla veterinaria Laura Arena, è una pratica che affonda le radici in un lontano passato, e che ha gravi conseguenze, sia fisiche sia psicologiche, tanto sulla fauna coinvolta che sulla assenza di creare maggiore sensibilità da parte dei cittadini su questa tematica. Molti registi hanno scelto di portare sul set animali selvatici per ragioni di copione, ricorrendo anche ad addestratori che per renderli adatti allo scopo usano metodi anche violenti.
Che si tratti di un leone, di un ippopotamo o di un piccione, ogni singolo episodio dimostra la necessità di superare questa concezione ormai antica e datata di fare cinema e di investire piuttosto nella tecnologia: tecniche come 3D, CGI, VFX, SFX, Animatronics e immagini di animali selvatici ripresi in libertà, oltre a disincentivare la cattività, l’addestramento e il maltrattamento animale, consentono di svolgere lavori di alta qualità e comportano vantaggi significativi per le persone e le produzioni in cui vengono utilizzate, eliminando le problematiche legate alla gestione, al trasporto e al mantenimento degli animali, alla sicurezza pubblica e ai ritmi di ripresa.