Mia è tornata a casa. Dopo 23 giorni, la gatta intrappolata in un anfratto del Castello Ducale di Sessa Aurunca, paese in provincia di Caserta, in Campania, è stata liberata.
Ce lo hanno comunicato i suoi pet mate, la famiglia Bevellino, che per quasi un mese hanno vissuto con l’angoscia e l’apprensione di sapere la propria micia sola e spaventata dentro un buco dal quale non riusciva a scendere.
«Finalmente Mia è di nuovo con noi. Siamo tutti felicissimi» ci racconta il professore. «È tornata spaventata, piccina, ma dopo un primo momento di smarrimento più che comprensibile dopo quello che ha passato, ha ritrovato il suo posto tra le coperte del letto di mio figlio. Abbiamo subito sentito la veterinaria per avere consigli su come trattarla e ci ha detto da lasciarla tranquilla visto il trauma vissuto e di lasciarle i suoi tempi per metabolizzare il rientro a casa. E, infatti, col passare delle ore, adesso si fa anche prendere in braccio e resta per farsi accarezzare».
La gioia si capisce dalla voce di Bevellino: «È un piccolo momento che nulla cambierà per i destini del mondo, ma un attimo di grande felicità per noi». Ma l'insegnante ci tiene anche a ringraziare tutti coloro che si sono interessati al caso della micia: «La solidarietà che si è creata è stata incredibile. Sono stati tantissimi coloro che si sono attivati per darci una mano».
Dai cari amici Giuseppe Serao e a Judith Esposito «senza i quali non sarebbe stato possibile nulla». Alle due gentilissime volontarie, Elisabetta e Paola, «che ci hanno fornito la gabbia senza la quale Mia sarebbe ancora là dentro».
E poi un grazie «a Pasquale Cresci per il monitoraggio quotidiano e grazie ancora a Generazione Aurunca, a Kodami, a Thereporterzone.it, ai Vigili del Fuoco sez. di Teano, ai Carabinieri della Guardia Forestale, all'Amministrazione Comunale ecc.».
Ma alla fine, insomma, come è stata riportata a casa Mia? «Noi ci eravamo lasciati che avevamo ricevuto la gabbia trappola da Elisabetta e Paola, ma stavamo aspettando dal Comune il braccio col cestello per agganciarla in modo che non ci fosse il pericolo che una volta dentro, Mia precipitasse di sotto. Ma i tempi si stavano facendo troppo lunghi, sabato prossimo sarebbero stati 28 giorni. Quindi abbiamo cominciato a fare dei tentativi con la scala, tenendo Mia un po’ più a digiuno in modo che l’istinto della fame la facesse avvicinare. E sarebbe riuscito, perché lei si è avvicinata a me, ma io non sono riuscito a prenderla per la collottola perché sulla sommità della scala non ero stabile».
A quel punto Bevellino capisce che resta una sola possibilità: «Abbiamo capito che l’unico modo era piazzare quella gabbia trappola al più presto. Così ieri sera sono salito io, prima con il cibo, ma lei se lo preso ed è scappata subito. Allora con Giuseppe ci siamo messi a lavorare un po’ sul buco in modo da farlo diventare più piatto e abbiamo sistemato la gabbia trappola cercando di ancorarla al meglio per renderla più ferma possibile».
E stamattina la bellissima notizia che la famiglia aspettava da tanto: «Sono venuti gli amici e mi hanno detto che Mia era dentro alla gabbia. Così abbiamo messo la scala e l’abbiamo portata in salvo».
Mia adesso ha bisogno di recuperare, perché il trauma c’è stato: «Deve riappropriarsi dei suoi spazi e deve “rifare” amicizia con le altre due mice che sono in casa, che subito hanno mostrato poca comprensione nei suoi confronti» conclude Bevellino.
«C'è da dire però che anche se la casa non è grande, ognuna di loro ha il suo spazio. Ora bisogna aiutare Mia a superare questo momento. Anche la veterinaria ci ha detto di non stressarla, di mettere dei diffusori ambientali di feromoni in modo che i gatti si tranquillizzino, di non lavarla e di passarle soltanto qualche salvietta con molta delicatezza. L'importante adesso è farla ristabilizzare del tutto, anche per quel che riguarda le dinamiche con gli altri gatti dentro casa. Faremo tutto, ciò che conta è che Mia sia tornata con noi».