Diversi ricercatori nel corso degli ultimi anni hanno segnalato diversi avvistamenti di megattere (Megaptera novaeangliae) intente a giocare all'interno delle foreste di kelp che sono varie tipologie di alghe brune le cui foglie possono raggiungere i 30 metri. E non si tratta di qualche caso sporadico ma di un numero consistente di gruppi che in varie parti del mondo (Australia, Sud Africa, USA e Nord Europa) si sono spinti all'interno delle foreste intenzionalmente.
A raccogliere le segnalazioni è stato il dottor Olaf Meynecke della Griffith University di Brisbrane, in Australia, che ha effettuato a sua volta degli avvistamenti molto interessanti segnalati in un articolo pubblicato su Journal of Marine Science and Engineering.
Questi animali sono fra le specie di cetacei più diffuse nel mondo e ogni anno compiono un lungo viaggio che li porta a migrare dalle coste equatoriali dell'Atlantico e del Pacifico in direzione dei poli, dove si nutrono intensamente di krill e altri organismi.
Lo studio, dal titolo "What's at Play: Humpback Whale Interaction with Seaweed Is a Global Phenomenon", sottolinea anche che questo comportamento è stato avvistato sia all'interno delle grandi famiglie che nei rari esemplari solitari che talvolta è possibile osservare mentre vanno alla ricerca di un nuovo gruppo in cui stabilirsi. Il comportamento inoltre è simile per tutti gli individui, cosa che dimostra che tutte le megattere lo attuano alla presenza del kelp al di là di un eventuale fattore culturale.
Ma come giocano queste enormi balene con le alghe? Principalmente, afferma Meynecke, le megattere cominciano a nuotare fra le foglie galleggianti facendo qualche piroetta e lasciandosi abbracciare letteralmente dalle alghe che gli si attorcigliano sul loro corpo: che siano adulti o cuccioli, maschi o femmine, questi animali provano un grande piacere nell'effettuare i "volteggi". In linea generale, comprendendo le età di tutti gli esemplari avvistati nel divertirsi, gli adulti costituivano comunque il gruppo più numeroso, con circa il 53% dell'osservazioni. Poi venivano i vitelli (14%), i subadulti (1%) e gli esemplari dall'età non identificate (32%). Esistono tuttavia delle possibilità che questo comportamento non sia in realtà solamente un modo per svagarsi.
Meynecke stesso ha analizzato tre casi di "kelping" (il termine con cui gli scienziati hanno cominciato a chiamare questo fenomeno) sulla costa orientale dell'Australia, dopo aver controllato altre 100 interazioni documentate provenienti da tutto il mondo.
«Le megattere non sono neppure le uniche specie a farlo», ha chiarito il professore australiano. Nelle altre 100 interazioni documentate, Meynecke ha infatti segnato la presenza anche di altri animali in grado di apprezzare il contatto con le alghe tra cui le balene grigie (Eschrichtius robustus), le balene franche australi (Eubalaena australis) e le balene franche settentrionali (Eubalaena glacialis).
«L'uso di oggetti da parte dei misticeti (i cetacei dotati di fanoni n.d.r.) è ben noto, e la loro capacità di interagire con l'ambiente in comportamenti complessi è stata precedentemente segnalata in diversi studi – ha commentato il dottor Meynecke, di seguito alla pubblicazione del suo articolo – Tuttavia osservare dei misticeti, come le megattere, mentre usano questi oggetti è molto difficile e questo comportamento potrebbe essere più comune di quanto si pensasse in precedenza. Ci sono quindi due teorie plausibili che possono spiegare il kelping: o le balene si mettono davvero a giocare per il proprio diletto o queste alghe possono in una qualche maniera fornire un servizio alle balene. Per quanto infatti questo comportamento può sembrare giocoso, esso infatti potrebbe anche apportare ulteriori benefici nel contesto dell'apprendimento e della socializzazione, nonché nella rimozione degli ectoparassiti e nel trattamento della pelle. Le alghe brune infatti sono note per le proprie proprietà antibatteriche».
A sostenere le ipotesi c'è inoltre il fatto che le balene – finito di giocare con i kelp – si dirigono verso il fondale, per grattarsi con la sabbia ed eliminare gli strati superficiali della pelle infestata dai cirripedi, dei crostacei parassiti che aderiscono soprattutto nella zona intorno alla gola di questi enormi animali.