Ogni settimana, nelle sale e tra i corridoi del reparto di Onco Ematologia Pediatrica del Policlinico di Bari, vedere la Labrador Megan o la Bouledogue Francese Maya assistere e relazionarsi con i piccoli degenti ormai non stupisce più nessuno.
Dal 2018, infatti, grazie all'impegno del Centro di Educazione e Formazione Cinofila Vir Labor e dell'associazione APLETI, un equipe multidisciplinare sta portando avanti un progetto che sta dando grandi risultati: Interventi Assistiti con Animali rivolti a bambine e bambini in fase di cure chemioterapiche.
I piccoli pazienti raccontano di essere felici, divertiti, di provare emozioni positive e chiedono ai loro genitori di poter tornare in ospedale proprio per poter interagire con i cani. Si chiama Progetto Pet Care ed è stato il primo in assoluto in Italia a ideare e proporre attività specifiche con gli animali pensate per migliorare lo stato psico-fisico, motivazionale e relazionale dei bambini costretti a lunghi periodi di isolamento per via dell'immunodepressione causata dalle prolungate e pesanti cure.
Il merito di questa iniziativa va soprattutto a Teodoro Semeraro, Dog Trainer professionista del Centro Vir Labor (oggi anche Centro Specializzato di Erogazione IAA), ideatore del progetto e coadiutore del cane in Interventi Assistiti con Animali (IAA), quella che una volta veniva chiamata Pet Therapy.
Un'esperienza vissuta in prima persona
«Tutto nasce da un'esperienza personale iniziata nel 2014 – racconta Semeraro – Quando mio figlio si ammalò in famiglia avevamo un cane. Si chiamava Ettore e con lui aveva un legame fortissimo. Purtroppo, però, quando tornammo a casa dopo un lungo periodo in ospedale per questione legate all'immunodepressione mio figlio poteva vederlo e interagire con lui solo attraverso un vetro, senza contatto fisico. Mio figlio aveva bisogno di reagire fisicamente, anche a causa di un blocco emotivo, così iniziammo a lavorare assieme al nostro cane e ci fu una ripresa emozionale e motivazionale forte».
Quando i dottori osservarono gli enormi risultati raggiunti, rimasero piuttosto sorpresi nell'apprendere che il merito di tutto ciò, in buona parte, era da ricondurre all'interazione e alla relazione col cane.
Negli ultimi anni sempre più evidenze scientifiche dimostrano che vivere o interagire con un animale domestico può portare enormi benefici per la salute psico-fisica di adulti e bambini, ma all'epoca si sapeva ancora molto poco sugli effetti e i rischi dell'interazione con bambini affetti da tumori.
«Spiegai ai dottori cosa avevamo fatto e come avevamo lavorato attraverso la relazione con il cane – continua Semeraro – Ci siamo chiesti se avessimo potuto aiutare anche altri bambini. Inizialmente ci fu detto che non c'erano evidenze o esperienze su questi specifici casi e così abbiamo iniziato a ragionare e, soprattutto, a studiare».
Il progetto Pet Care prende il via
Nel 2018 il progetto Pet Care prende il via ufficialmente con la collaborazione e al sostegno di APLETI, all'equipe del dottor Santoro Direttore dell'UOC dell'Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Bari che ha creduto e appoggiato questa iniziativa e al medico veterinario comportamentalista esperto in IAA dott. Carlo Ciceroni.
«Abbiamo ideato e realizzato questo percorso motivazionale insieme ad APLETI – spiega Semeraro – Ora anche grazie a loro e al personale del Policlinico abbiamo costituito un'equipe multidisciplinare specializzata, formata da oncologi del Policlinico, operatori, veterinari e psicologi che portano avanti questa iniziativa».
Ogni settimana il lavoro iniziato da Semeraro contribuisce ad aiutare tantissime bambine e bambini a recuperare la mobilità e ad affrontare fragilità emozionali e motivazionali attraverso il lavoro fondamentale delle altre due protagoniste di questa storia: Maya e Megan.
Le protagoniste canine: Maya e Megan
Sono infatti loro le protagoniste canine principali specializzate per assistere i piccoli degenti, ognuna con le sue abilità, predisposizioni e motivazioni: «Maya, la Bouledogue Francese, ha caratteristiche che riescono a stimolare particolarmente la curiosità e l'interazione – racconta Teodoro Semeraro – È piccola, vivace e molto agile e l'insieme di tutte queste caratteristiche funzionano soprattutto in alcuni casi specifici, come con i bambini che hanno bisogno di essere indotti a fare attività fisica e stimolati a livello motivazionale. Megan la Labrador, invece, è più pacata, paziente, sensibile e ci aiuta soprattutto per stimolare altri tipi di attività relazionali, per esempio con i bambini con comportamenti iperattivi causati degli effetti di alcuni farmaci».
In questi anni di progetto sono tantissime le storie straordinarie che i bambini, i cani e gli esperti hanno vissuto insieme in questo virtuoso percorso lungo la strada della relazione interspecifica. «Ognuna, a modo suo, è una storia unica e speciale – prosegue Semeraro – Abbiamo conosciuto bambini che non ne volevano proprio sapere di uscire dalle proprie stanze per via dello stato emotivo, poi dopo i primi incontri ci dicevano "non vedo l'ora che arrivi mercoledì per incontrare Maya" oppure chiedono espressamente se per i controlli di routine possono venire in ospedale il mercoledì perché sanno che ci sono i cani».
La forza della relazione a supporto dei bambini
Grazie al supporto emotivo e motivazionale di Megan e Maya, altri bambini che avevano invece difficoltà nella lettura si sono aperti e hanno poi iniziato a leggere. Altri ancora hanno cominciato un vero e proprio percorso emozionale che li ha aiutati – insieme a psicologi e psichiatri esperti – ad affrontare i propri stati emotivi più profondi. Tutto attraverso un percorso di relazione con il cane in chiave ludico ricreativa, che in molti hanno poi continuato anche una volta fuori dall'ospedale adottandone uno in famiglia.
Interagire, passeggiare o anche solo accarezzare un cane possono sembrare attività semplici, persino banali, ma talvolta grazie al potere dell'empatia e della relazione possono scaturire nei bambini e non solo effetti positivi giganteschi: «Anche restare semplicemente al suo fianco quando non puoi camminare, quindi senza muoversi, può aiutare molto – continua Semeraro – Sembrano cose piccole ma poi ti rendi conto, guardando indietro, che hanno avuto un effetto enorme e li ha aiutati tanto anche ad affrontare questioni emotive complesse».
Il progetto avviato da Semeraro è l'esempio lampante di quanto l'empatia e la potenza della relazione uomo-animale siano fondamentali per le nostre vite. «Mio figlio a volte dice che sono un eroe, ma io non la vedo così – conclude Semeraro – Io gli rispondo sempre "L'eroe di questo progetto non sono io, sei stato tu assieme ai cani". Ho fatto ciò che ogni genitore al mondo farebbe per il proprio bambino. Sono stato fortunato perché il mio lavoro mi ha portato a poter dare un'applicazione che può essere d'aiuto anche ad altri. Ho dato solo una piccola spinta ma ci sono un sacco di persone ed esperti che lavorano a questo progetto».
Senza dimenticare ovviamente i cani, che da quando migliaia di anni fa si sono avvicinati all'uomo dando il via a quel magnifico percorso di coevoluzione, continuano a camminare fianco a fianco agli umani, l'uno completando l'altro in quel viaggio senza fine chiamato relazione.