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22 Giugno 2023
13:10

Maxi sequestro di pinne di squalo in Brasile: massacrati più di 10 mila verdesche e squali mako

Ben 28,7 tonnellate di pinne di squalo erano pronte per essere esportate dal Brasile e commercializzate in Asia, dove purtroppo sono particolarmente richieste come ingrediente per preparare una tradizionale zuppa. Ma anche il business sul territorio europeo non scherza.

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Confisca record in Brasile, tanto da far pensare che si tratti del più grande sequestro nella storia di pinne pescate illegalmente ottenute massacrando circa 10 mila esemplari tra verdesche e squali mako. La maxi operazione ha colpito quasi interamente un'unica società situata a Santa Catarina dove è stata trovata la gran parte del carico, circa 27,6 tonnellate di pinne. Un'altra società, che stava cercando di esportarne circa una tonnellata, è stata individuata poi all'aeroporto di Guarulhos.

Il totale è presto fatto: ben 28,7 tonnellate pronte per essere commercializzato in Asia dove purtroppo la pinna è particolarmente richiesta come ingrediente per preparare una zuppa tradizionale. L'operazione compiuta da Ibama, l’Istituto Brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali, fa parte di un'ampia azione istituzionale per combattere la pesca illegale che si inserisce nel Piano nazionale annuale per la protezione dell'ambiente.

La pesca degli squali non è consentita in Brasile e i pescherecci in questione, infatti, utilizzavano licenze valide per la cattura di altre specie ittiche e nel mentre prendevano di mira illegalmente gli squali. Dalle analisi sull'origine della cattura delle pinne sono risultate diverse altre irregolarità commesse dai pescherecci, tra cui il mancato utilizzo delle misure per evitare la cattura e l'uccisione degli uccelli marini, provocando un enorme danno ambientale a tutta la fauna.

Ogni anno secondo IUCN Shark Specialist, che si occupa del grave impatto della pesca sulle popolazioni di squali e razze, sono tra i 63 e i 273 milioni gli squali che vengono uccisi in tutto il Mondo, un numero enorme e probabilmente sottostimato, visto che non tiene conto delle uccisioni illegali non denunciate. Ma al di là della mancanza di un dato preciso, è comunque una cifra insostenibile dal punto di vista della biodiversità. Lo squalo è, infatti, un predatore apicale da cui dipendono tutte le altre specie legate all’ecosistema oceanico, esseri umani compresi.

Inoltre, non si può chiudere gli occhi davanti alla crudeltà di come vengono cacciati: per ottenere il “bottino” si usa, infatti, la pratica estremamente brutale del finning che consiste nella rimozione delle pinne dell’animale quando questo è ancora vivo, abbandonando poi il suo corpo in mare agonizzante che sprofonderà nelle acque per morire lentamente.

In Europa esiste anche il regolamento “Fins Naturally Attached”, in vigore dal 2013, che però non è sufficiente a fermare il commercio delle pinne, a prescindere dalla loro provenienza, legale o illegale, perché non ne vieta il transito, l’importazione e l’esportazione. E il business sul territorio comunitario è notevole: ogni anno vengono esportate dall’UE poco meno di 3.500 tonnellate di pinne, per un valore complessivo di circa 52 milioni di euro.

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Simona Sirianni
Giornalista
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