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21 Agosto 2022
12:00

Martina, volontaria fra i cavalli: «Ho imparato la pazienza e a prendermi cura degli altri»

Due settimane fianco a fianco con gli equidi orfani e maltrattati, ospitati nel centro fondato da Sonny Richichi. Un'esperienza che la giovanissima vuole ripetere, malgrado la fatica e l'impegno. «Esperienza bellissima da cui si torna arricchiti».

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Giornalista
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Martina, la giovane volontaria dell’Horse Italian Protection in Toscana (credts:@HIP)

«Ho imparato che i cavalli sono veri e propri individui. Che le loro esigenze venivano prima delle mie e andavano rispettate. Che bisognava avere molta pazienza per rispettare i loro tempi e le loro necessità, come con le persone anziane. Infatti adesso sono molto più paziente anche con i miei nonni». Martina Gallonati non ha avuto dubbi quando ha deciso di affrontare la prova più impegnativa dei suoi diciassette anni: per la sua prima volta da volontaria ha scelto i cavalli. «È stato facile: sono da sempre la mia grande passione». E così si è rivolta Sonny Richichi e al suo Italian Horse Protection, il centro di recupero per equidi maltrattati e sottoposti a sequestro  in provincia di Firenze, dove i cavalli vivono in libertà e beneficiano di programmi di recupero fisico e psicologico per riportarli a condizioni di benessere ed equilibrio che avevano perso a causa delle loro passate esperienze.

Due settimane fra i cavalli

Due settimane di volontariato fianco a fianco con i cavalli, gli asini e i bardotti che vivono nel centro di Montaione. Due settimane in cui Martina ha imparato a dar loro da mangiare, a pulirli, ad accompagnarli a camminare, a farli rientrare nei paddock per la notte. «Un’esperienza bellissima che mi ha segnata molto – racconta Martina – mi ha fatto capire molte dinamiche tra animali che poi sono riuscita a riconoscere anche tra le persone».

Ma cosa fa precisamente una volontaria? «Ci si sveglia presto perché dalle 7:00 alle 10:30 c’è la prima routine quotidiana: bisogna preparare loro da mangiare, portarli a camminare nei campi, poi pulirli e farli rientrare nei paddock. Poi si può rimanere ad osservare i veterinari che si occupano di loro, oppure riposarsi. Dalle 18:00 alle 21:00 c’è invece la seconda routine quotidiana che accompagna i cavalli fino alla preparazione per la notte».

Accanto a Martina e all’altra volontaria che ha condiviso con lei quest’esperienza, la presenza costante e attenta di Sonny Richichi, il fondatore e direttore del centro. «Soprattutto nei primi giorni Sonny era molto attento a tutto quello che facevamo per la nostra sicurezza ma anche per quella dei cavalli. Ci ha insegnato prima le nozioni base e, con grande pazienza, ha corretto i nostri errori per farci capire il mondo migliore di relazionarci ai cavalli di cui ci occupavamo».

Imparare ogni giorno a prendersi cura di loro, osservando le loro reazioni

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Martina e Pedro, l’asinello ospite del centro

Martina ha così cominciato ad occuparsi ogni giorno, con pazienza e con dedizione, di Calippo e Stella, la storica “coppia” del centro, di Pedro, l’asinello che vive con grande serenità la compagnia degli altri equidi. «Con Pedro in particolare si è sviluppato un rapporto particolare. Lui non vive nel paddock, gira liberamente. E si avvicinava ogni volta che mi vedeva, in cerca di qualche carezzina». Anche per Calippo e Stella, però, Martina sentiva un affetto particolare. «Di loro mi ha colpito il modo in cui Calippo supportava la sua compagna: Stella infatti è cieca e lui l’aspettava per accompagnarla. Lei lo capiva e si appoggiava a lui. Vedere questi comportamenti così affettuosi tra animali mi ha molto colpita e mi ha insegnato molto sull’amore e sull’aiuto reciproco».

Un rapporto che con il passare dei giorni si è andato consolidando e rafforzando. «Ho nostalgia. Ora sento soprattutto la mancanza del tempo passato ad accudirli e a prendermi cura di loro». Ma cosa hai imparato sui cavalli e su come ci si comporta con loro? «Per esempio a come avvicinarli e a toccarli, con le dovute precauzioni che Sonny ci ha insegnato: mai correre, avvicinarsi sempre piano, non fare mai movimenti bruschi che possano spaventarli. Ricordando sempre che si tratta di animali che provengono da maltrattamenti e quindi possono essere traumatizzati: per questo è importante non farli sentire “puntati”, avvicinandosi guardando in basso e non direttamente negli occhi e con la schiena non eretta, in modo che percepiscano che non siamo una minaccia».

La fatica fisica e la grande soddisfazione di imparare

Il volontariato con gli animali è sempre una scuola di vita che segna per sempre. La natura in cui si è immersi e la vicinanza con esseri senzienti che hanno modo di interagire con naturalezza e senza essere forzati, lasciano ricordi e segni indelebili in chi sceglie di confrontarsi con questa prova che può essere, per alcuni versi, anche dura, soprattutto fisicamente. «Arrivata al Centro sono stata affogata di informazioni: come legare i pali, le quantità di cibo per ogni cavallo, a quali cavalli stare maggiormente attenta (come Romina)… insomma ero persa, non sapevo come avrei fatto a ricordare tutto ma Sonny  mi ha tranquillizzato dicendomi che col tempo avrei imparato, ed effettivamente è stato proprio così» ha raccontato Martina sulla sua pagina Facebook ricordando le due settimane trascorse nel centro.

«I primi giorni sono stati veramente stancanti: mi ricordo che tornavo a casa e prima ancora di mangiare dormivo. Anche la lontananza da casa si faceva sempre più presente perché, oggettivamente, era una routine a cui non ero abituata (come tutti i volontari che vengono la prima volta) – ha spiegato la ragazza che però ha già deciso di fare una seconda esperienza, magari dopo la maturità che la impegnerà quest’anno. –  Dopo una settimana tutto era cambiato, ormai mi ero abituata ad alzarmi presto, a faticare e a sudare, mi ero affezionata ai cavalli, tutti con le loro particolarità: Romina, con tutte le attenzioni di cui aveva bisogno, Pioggia che faceva la minacciosa anche se poi non mordeva, Calippo e Stella la coppia più famosa del Centro assieme a Conan e Julia e a Starlight e Giulia…infine Pedro, che durante la routine ti ruba sempre qualche coccola».

Come candidarsi per diventare volontari

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Un’altra volontaria dell’Horse Italian Protection (dal sito del centro di recupero)

Molta disponibilità e tanta voglia di imparare sono i requisiti fondamentali per chi vuole provare un’esperienza di volontariato come quella di Martina. Il centro di IHP ospita attualmente più di 40 equidi e accoglie volontari durante tutto l’anno per aiutare nelle diverse attività quotidiane legate all’accudimento degli animali. Il lavoro è a titolo volontario, non retribuito, si contribuisce alle spese con  100 euro a settimana, ed è svolto quasi interamente all’aria aperta, in un team di persone che possono venire anche da differenti nazioni. «Richiediamo un minimo di esperienza nel maneggiare i cavalli (accettiamo anche volontari alla prima esperienza, previo colloquio) – spiega Richichi – e un approccio gentile, buona flessibilità di orari, senso di responsabilità e spirito di adattamento. L’età minima è di 16 anni e si richiede una permanenza minima di 2 settimane.

I volontari diventano parte integrante del nostro team fisso, rispettandone le procedure di lavoro e i tempi previsti per lo svolgimento delle mansioni. Il lavoro quotidiano si svolge indicativamente nella primissima mattina e nel tardo pomeriggio: la routine può durare circa 3 ore la mattina e circa 2 ore il pomeriggio, con la parte centrale del giorno a totale disposizione per relax. In caso di emergenze, invece, non ci sono limiti di orario». Bisogna essere disponibili anche a sopportare piccole fatiche fisiche, necessarie allo svolgimento dei compiti. «A volte ci possono essere da trasportare secchi dei cibi, si deve usare l’acqua e si cammina molto, anche per tragitti di media lunghezza e a volte in pendenza. Si lavora all’aperto, per cui è possibile che ci siano periodi molto caldi, oppure molto freddi, e che a volte ci si muova sotto la pioggia».

Insomma si tratta di un impegno che va preso con consapevolezza, sapendo però di ricevere molto in cambio. «Sono previsti anche diversi momenti formativi, in aula o in campo, relativi a gestione naturale del cavallo, gestione degli equidi anziani, avvicinamento e relazione da terra, conduzione alla lunghina, alimentazione, piede scalzo, i cinque sensi». Una full immersion nel mondo del cavalli, quindi, per scoprire il loro mondo ma imparare molto, anche su noi stessi.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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