Il 15 gennaio del 1929 nasceva Martin Luther King. Quando morì, ucciso nel 1968, aveva cambiato per sempre la percezione di quelli che ora chiamiamo, con la naturalezza di chi li da quasi per scontati, diritti civili. Uguaglianza e non violenza erano principi ispiratori del suo pensiero ed è in onore della sua eredità che ogni anno dal 1983, il terzo lunedì di gennaio, gli Stati Uniti d’America onorano la memoria del reverendo Martin Luther King con la celebrazione del Martin Luther King Day.
I diritti degli animali uguali a quelli degli uomini
Contrario ad ogni forma di discriminazione razziale generata dal colore della pelle o dalla provenienza geografica, MLK non si è mai dichiaratamente speso anche per i diritti degli animali. Ma la lotta agli stereotipi sessisti e razzisti è certamente alla base anche dell’antispecismo che caratterizza buona parte del movimento animalista mondiale. Il rifiuto di considerare la razza umana superiore a quella animale, infatti, caratterizza molti dei colori che si avvicinano con amore e passione al mondo animale. Ed una delle frasi più famose di Martin Luther King, «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli», lascia trasparire un elogio, o almeno un apprezzamento, alla capacità di naturali degli animali, capacità istintive che a volte sembrano sfuggire invece proprio all’uomo. Certamente la difesa dei più deboli e dei più indifesi, e gli animali rientrano di diritto in questa categoria, è sicuramente una delle battaglie che Martin Luther King, professando la non violenza per difendere i diritti di ognuno, ha fatto sua e ha onorato fino alla fine dei suoi giorni.
Contro le discriminazioni: nessuna specie più importante di un'altra
In questo senso l’animalismo si inquadra all’interno del Movimento mondiale per i Diritti Civili: combattendo le discriminazione in base alla specie, non considerando la specie umana superiore alla specie animale e soprattuto accettando gli altri esseri del pianeta come esseri senzienti a quali garantire diritti, rispetto e protezione in quanto indifesi e senza voce. Per questo anche Martin Luther King ha un posto nell’empireo di coloro che hanno contribuito alla nascita di una consapevolezza comune rispetto al mondo animale.
Assieme ai "padri dell’animalismo", San Francesco con il suo Cantico delle Creature che accomuna uomini e animali, Albert Schwaitzer che in Africa dedicò le sue cure senza discriminazioni di genere, Leonardo da Vinci che immagina un tempo in cui l’uccisione di un animale verrà considerato un grave delitto, Garibaldi, che nel 1871 fondò l’Enpa per difendere gli animali dai maltrattamenti, Tom Regan, filosofo statunitense con le sue battaglie per i diritti degli animali teorizzate in The Case for Animal Rights, testo chiave del movimento per la liberazione degli animali, Martin Luther King si affianca ai “grandi” della “nonviolenza” e della lotta per i diritti dei più deboli, degli ultimi tra gli ultimi.
Con lui il Mahatma Gandhi capace di sintetizzare meglio di chiunque altro la necessità di una collaborazione tra uomo e animale che non si basi nella supremazia del primo sul secondo nella famosa affermazione «Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali».