Inizia il processo contro Marco Bianchi, uno dei due fratelli condannati all’ergastolo per il brutale omicidio di Willy Monteiro Duarte, il padre e altri due uomini di 34 e 67 anni: tutti e quattro devono rispondere di maltrattamento e uccisione di animali. Martedì mattina si terrà la prima udienza al tribunale di Velletri, e in aula sarà presente anche Gianluca Felicetti, presidente della Lav, che assistito dall'avvocato Maurizio Mazzi si costituirà parte civile nel processo.
L'inchiesta deriva da quella principale sull'uccisione di Willy Monteiro Duarte, il giovane cuoco di Paliano massacrato a calci e pugni nel centro di Colleferro, Comune del Frusinate la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020. Ad aggredirlo Marco e Gabriele Bianchi, due fratelli di Artena condannati in primo grado all'ergastolo.
Nel corso delle indagini, sugli smartphone dei Bianchi erano stati trovati filmati che testimoniavano l'uccisione di alcuni animali, e gli accertamenti condotti dalla Procura avevano consentito di ricostruire gli episodi: in un caso, nel 2017, Marco Bianchi avrebbe esploso un colpo di fucile per uccidere un passero catturato in precedenza e poi liberato in aria da uno degli altri due indagati, in una sorta di macabro tiro al piattello; in un secondo caso il padre, Ruggiero, in concorso con il quarto indagato avrebbe ucciso una pecora ferita in precedenza. Per i pm, "un allenamento a uccidere" in cui i Bianchi hanno dato dimostrazione di tutta la crudeltà e la violenza di cui erano capaci.
Nell'ottobre del 2021, la Lav e altre associazioni avevano deciso di presentare denuncia alla Procura della Repubblica di Velletri contro gli autori delle torture inflitte agli animali, chiedendo che venissero processati anche per il reato di uccisione e di maltrattamento di animali. A marzo era arrivato il rinvio a giudizio, e il 13 giugno è fissata appunto la prima udienza del processo: «Siamo soddisfatti per questo primo passo dell’attività della Polizia giudiziaria scaturita anche grazie alla nostra denuncia – è stato il commento del presidente della Lav Felicetti – Noi la pensiamo come il povero Willy, non ci si deve mai girare dall’altra parte di fronte a una violenza, esercitata contro chiunque. E non ci è difficile pensare che se fossero stati fermati, sanzionati, condannati per la violenza contro gli animali già anni prima di quella tragica e mortale notte a Colleferro (e se le sanzioni fossero più efficaci come promesso ma ancora non mantenuto dal Parlamento) oggi Willy Monteiro Duarte forse potrebbe essere ancora un giovane cuoco, vivo con sogni e desideri».
Il maltrattamento degli animali e il link con la pericolosità sociale
Di maltrattamento e uccisione di animali come campanello d’allarme e spia di pericolosità sociale, d'altronde, su Kodami abbiamo già parlato molto, soprattutto in relazione ai fratelli Bianchi. La relazione esistente tra la violenza sugli animali e quella sugli essere umani, il cosiddetto “link”, in Italia è stato affrontato da una delle voci più autorevoli nel capo della zooantropologia della devianza, ovvero Francesca Sorcinelli, fondatrice e presidente di Link-Italia, che con la sua associazione si batte anche per vedere riconosciuti i diritti degli animali a livello sociale e giuridico. Sorcinelli ha firmato numerose ricerche e studi che analizzano la correlazione tra violenza sugli animali e sulle persone, identificando il maltrattamento e l’uccisione degli animali come «sintomo di una situazione esistenziale patogena ed efficiente indicatore di pericolosità sociale».
Una spia che andrebbe tenuta altamente in considerazione sia dalle forze dell'ordine sia dall'autorità giudiziaria nel corso delle indagini, approfondendo episodi che riguardano torture, sevizie, maltrattamenti e uccisioni di animali: «La mancanza per lungo tempo dello studio scientifico del link nel nostro paese ha portato ad una diffusa non conoscenza e/o estrema sottovalutazione della pericolosità sociale del maltrattatore e/o uccisore di animali – ha spiegato Sorcinelli – In alcuni casi l’orizzonte di senso comune è addirittura gravemente dissociato dalla realtà tanto che gli addetti ai lavori paradossalmente rassicurano le donne che denunciano aggressioni agli animali domestici da parte dei partner violenti. Nei contesti familiari dove il partner agisce minacce o atti violenti nei confronti degli animali i dati scientifici rilevano che le donne e i minori sono anch’essi esposti a tali atti 7,6 volte in più dei contesti in cui gli animali non vengono né aggrediti né minacciati».