È stato rinviato al 12 settembre il processo che vede imputato per maltrattamento e uccisione di animali Marco Bianchi, uno dei due fratelli di Artena tristemente noti alle cronache per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane cuoco di Paliano massacrato a calci e pugni nel centro di Colleferro, Comune del Frusinate la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020.
Bianchi, condannato all’ergastolo insieme con il fratello Gabriele per la morte di Willy, è imputato in questo nuovo processo insieme con il padre e altri due uomini di 34 e 67 anni: l’accusa è, come detto, maltrattamento e uccisione di animali, contestati dopo avere trovato sullo smartphone dei due fratelli di Artena alcuni video che immortalano l’uccisione di un uccello a colpi di fucile, in una sorta di macabro tiro al piattello, e di una pecora ferita in precedenza.
Nell'ottobre del 2021 di verse associazioni animaliste tra cui Lav, Lega Nazionale per la Difesa del Cane ed Enpa avevano deciso di presentare denuncia alla Procura della Repubblica di Velletri contro gli autori delle torture inflitte agli animali, chiedendo che venissero processati anche per il reato di uccisione e di maltrattamento di animali. A marzo era arrivato il rinvio a giudizio, e il 13 giugno era fissata la prima udienza presso il tribunale di Velletri. In aula erano presenti i rappresentanti legali delle associazioni, tra cui Michele Pezone, avvocato che rappresenta LNDC Animal Protection, al fine di presentare la costituzione di parte civile. L’udienza è stata però rinviata, perché uno dei difensori ha presentato un certificato medico, quindi il processo, salvo ulteriori rinvii, verrà realmente avviato il 12 settembre.
«Come diciamo sempre, chi ha un’indole violenta non fa distinzione tra esseri viventi e sfoga la sua crudeltà su chiunque si trovi davanti – ha detto la presidente di LNDC Animal Protection, Piera Rosati – Questo è l’ennesimo caso che lo dimostra. Marco Bianchi, prima di uccidere brutalmente Willy, aveva già compiuto atti di inconcepibile violenza verso animali innocenti, insieme ad altre persone spietate come lui. E questi gesti venivano anche filmati, perché evidentemente per loro erano attività divertenti da rivedere a piacimento e magari anche vantarsi. La violenza sugli animali è un indicatore molto preciso di una gravissima pericolosità sociale e mi auguro che prima o poi il legislatore prenda consapevolezza di questo e riveda le attuali norme perché sono troppo poco severe per chi si macchia di questi reati».
«Essendo considerati “minori”, i reati contro gli animali prevedono purtroppo delle pene molto blande che nella maggior parte dei casi finiscono per non essere nemmeno scontate realmente e vengono convertite in modeste pene pecuniarie o lavori socialmente utili – ha aggiunto Michele Pezone, responsabile diritti animali LNDC Animal Protection – Sia il legislatore che i magistrati devono valutare con severità i reati contro gli animali e approntare delle risposte sanzionatorie adeguate alla gravità di questi comportamenti delittuosi».
Numerosi studi e ricerche scientifiche hanno infatti dimostrato l’esistenza di una connessione tra la violenza sulle persone e il maltrattamento degli animali, ribattezzata anche “link”. Atti di crudeltà verso gli animali, che si tratti di percosse, torture o vere e proprie uccisioni, spesso rappresentano un campanello d'allarme per la possibile escalation della violenza verso gli esseri umani, e da tempo le associazioni che si battono per la tutela dei diritti animali, così come psicologi e sociologi, sottolineano la necessità di considerare il maltrattamento degli animali come indicatore potenziale di pericolo per la società.
In Italia una delle voci più autorevoli in questo campo, ovvero la zooantropologia della devianza, è Francesca Sorcinelli, fondatrice e presidente di Link-Italia: «La mancanza per lungo tempo dello studio scientifico del link nel nostro paese ha portato ad una diffusa non conoscenza e/o estrema sottovalutazione della pericolosità sociale del maltrattatore e/o uccisore di animali – aveva spiegato Sorcinelli d Kodami – In alcuni casi l’orizzonte di senso comune è addirittura gravemente dissociato dalla realtà tanto che gli addetti ai lavori paradossalmente rassicurano le donne che denunciano aggressioni agli animali domestici da parte dei partner violenti. Nei contesti familiari dove il partner agisce minacce o atti violenti nei confronti degli animali i dati scientifici rilevano che le donne e i minori sono anch’essi esposti a tali atti 7,6 volte in più dei contesti in cui gli animali non vengono né aggrediti né minacciati».