In queste ore è diventato virale un video girato durante un servizio fotografico per la presentazione del calciatore Kostas Manolas, appena acquistato dallo Sharjah FC, club degli Emirati Arabi Uniti. Il difensore ellenico, ex Napoli e Roma, era già stato annunciato con una foto in cui come un guerriero greco regge la bandiera della squadra e uno scudo su cui è raffigurato un leone. Ma evidentemente per il club non era abbastanza e così hanno deciso di farlo posare accanto a un leone in carne e ossa.
Mentre il calciatore è sul set a un certo punto il felino, incatenato a terra e a pochi centimetri da lui, ruggisce improvvisamente. Manolas, comprensibilmente spaventato, si alza quindi di scatto allontanandosi immediatamente dall'animale.
In Rete e sui social, il filmato ha scatenato soprattutto ilarità, per via della mancanza di "coraggio" da parte del calciatore. In realtà c'è molto poco da ridere guardando ciò che è successo perché questa presentazione, oltre a essere di dubbio gusto, è l'ennesima prova di quanto sia ancora diffusa, nei paesi arabi soprattutto, la pericolosa passione di considerare "animali domestici" leoni, tigri e altri grandi felini.
Anche solo cercando in Rete e sui social, non è così difficile imbattersi in video e foto in cui sceicchi, influencer, ricchi imprenditori e volti noti del panorama mediatico, politico ed economico della Penisola Araba, mettono ben in mostra leoni, tigri, giaguari, ghepardi leopardi e altri animali selvatici.
Gli animali vengono tenuti spesso tra le mura domestiche o in piccole recinzioni, il più delle volte in condizioni pessime e lontane anni luce anche dai più basilari requisiti di benessere animale e rispetto delle esigenze etologiche di queste specie. Il tutto, solamente per ostentare potere, ricchezza, machismo e superiorità, non si sa bene verso chi o cosa.
Al di là degli aspetti etici legati al possedere un animale selvatico come un leone, detenere in cattività o addirittura in casa grandi felini, è un pratica sbagliata e pericolosa su più livelli, sia per gli animali che per le stesse persone. Un selvatico resterà per sempre un selvatico e perciò imprevedibile, anche se si dimostra particolarmente docile e mansueto. Sono perciò altissimi i rischi che corrono le persone che interagiscono con un leone o una tigre adulta, anche se i felini sono abituati agli esseri umani. Con gli animali selvatici, comportamenti imprevedibili ed errori di comunicazione possono essere sempre dietro l'angolo e i media sono pieni di storie tragiche avvenute in giro per il mondo e con protagonisti selvatici "addomesticati".
Proprio negli Emirati Arabi ci sono purtroppo già stati in passato numerosi incidenti che hanno coinvolto grandi felini, sia tra le mura domestiche che con esemplari fuggiti e finiti tra le strade della città. E proprio per questo, nel 2017 gli Emirati Arabi Uniti hanno adottato una nuova legge che regolamenta in maniera più stringente la detenzione, il commercio o il trasporto di animali pericolosi o esotici come primati e grandi felini, ponendo anche pesanti restrizioni a strutture come zoo e centri di allevamento.
Nonostante ciò, celebrità e individui facoltosi con centinaia o a volte milioni di followers da tutta la Penisola Araba continuano a mostrare e condividere foto e video con cuccioli e adulti di grandi felini, il cui commercio non sembra quindi averne risentito dall'entrata in vigore della nuova legge. È anche questo uno dei punti focali del promuovere e spettacolarizzare i grandi carnivori selvatici come fossero "pets": alimentarne il commercio, una delle minacce principali per la conservazione di tantissime specie selvatiche minacciate.
I social alimentano il mercato nero e minacciano le specie: è già stato dimostrato da diversi studi ed è un rischio che aumenta giorno dopo giorno in tutto il mondo, anche a causa di film o serie TV. La spettacolarizzazione dei selvatici fa credere alle persone che è possibile tenere in casa una tigre, un leone, un orso o una iena, e tutto ciò non fa che alimentare catture e mercati illegali, che possono minacciare la conservazione stessa della specie. A partire dagli anni 90, le popolazioni di leoni africani sono diminuite addirittura del 43% e in tutto il continente ne sono rimasti all'incirca 20.000 esemplari in natura.
L'IUCN, la più importate l'autorità nel campo della conservazione della natura, valuta il leone come Vulnerabile all'interno della sua Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione. Oltre che per la perdita di habitat, la persecuzione diretta e la diminuzione delle prede, la specie è minacciata anche dalle catture e dal bracconaggio legato al commercio illegale, sia di animali in vita che di carne e ossa. Come accade anche per le tigri, ossa e parti di leone sono particolarmente richiesti in alcuni paesi asiatici per realizzare rimedi medicinali dalle mai dimostrate proprietà curative.
Il mercato dei felini "domestici" vivi e quello legato a carne, ossa e pelli corrono a braccetto di pari passo, e molto spesso si alimentano a vicenda: una volta che gli esemplari tenuti in casa diventano vecchi o muoiono, finiscono infatti per essere rivenduti. La questione legata ai gran felini tenuti come "pet" è estremamente ampia e complessa e riguarda non solo paesi come gli Emirati Arabi o l'Arabia Saudita, ma anche Cina, Stati Uniti, Russia e tantissimi altri.
Si tratta di un mercato purtroppo in forte crescita, che umilia la dignità e la natura degli animali e ne minaccia direttamente la conservazione. Come accade in maniera molto simile per gli orsi russi superstar dei social, anche il mondo in cui noi stessi osserviamo e interagiamo con video come quello in cui è protagonista il calciatore Manolas può contribuire ad alimentare indirettamente questi tristi fenomeni. Occorre perciò prestare molta attenzione quando lasciamo un acritico e innocuo like all'ennesimo video di cucciolo di selvatico adagiato sul divano di una villa sfarzosa. La nuova frontiera della crudeltà e dello sfruttamento degli animali non si trova più solamente sotto a un tendone da circo o dietro delle sbarre, ma è ormai tutti i giorni sullo schermo dei nostri smartphone.
Kodami ha scelto di non mostrare il video perché nulla aggiunge rispetto a quanto scritto, per non mostrare lo sfruttamento e la spettacolarizzazione di un animale selvatico e per non contribuire alla diffusione di suddette immagini.