Due metà di un muso, uno amato e allegro, l’altro triste e invecchiato in un canile, con la scritta sopra “M’ama, mi amava”. Il messaggio lanciato dalla nuova campagna antiabbandono dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) è chiaro: anche l’abbandono legalizzato è un abbandono. E quindi chi si libera di cani e gatti portandoli in canile o in gattile, non si deve sentire migliore.
«Purtroppo, dopo i lunghi mesi di lockdown, nei quali sono stati adottati molti animali domestici, ora che tutto riapre e cadono le restrizioni, il grande rischio annunciato è che qualcuno si disfi impietosamente del proprio familiare a quattro zampe condannandolo alla solitudine, alla tristezza e talvolta agli stenti», afferma il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Le nostre guardie zoofile e i nostri volontari sono presenti in tutta Italia per soccorrere anche questi sfortunati animali».
I dati del Ministero della Salute, ad ora, rilevano dati incoraggianti. Infatti, nel 2020 sono stati meno ingressi nei canili e nei gattili rispetto al 2019. Purtroppo, però, nel primo semestre del 2021, invece, i volontari Oipa, hanno segnalato una recrudescenza del fenomeno dell’abbandono e una maggiore difficoltà nelle adozioni.
L’obiettivo della campagna dell’associazione animalista è ovviamente quello di sensibilizzare le persone verso adozioni responsabili, in modo che l’abbandono diventi un lontano ricordo, ma è anche quello di invitare tutti coloro che non possono più gestire i propri animali domestici a rivolgersi all’Associazione, ai volontari e alle guardie zoofile di zona, piuttosto che arrivare al crudele abbandono in canile, per non parlare dell’ancor peggiore abbandono sul territorio, che lo ricordiamo è punito dall’articolo 727 del Codice penale.
Per chiedere aiuto o segnalare abbandoni e casi di maltrattamento, ci si può rivolgere al più vicino Nucleo di guardie zoofile Oipa o alla Delegazione dei volontari di zona.
Kodami sostiene fortemente tutte le campagne contro l’abbandono estivo e abbiamo lanciato la nostra attività di informazione e comunicazione #VacanzaBestiale attraverso diverse chiavi di lettura: dall’analisi del fenomeno stesso dell’abbandono agli effetti sul randagismo, dalle storie di abbandono alle adozioni consapevoli. Fino ai consigli per chi sceglie di vivere un’estate insieme al proprio compagno animale.
Quando l'abbandono viene chiamato rinuncia di proprietà
Purtroppo esiste una forma di abbandono più "rispettata" ma che non è meno grave delle altre. Non tutti sanno, infatti, che una delle maggiori cause di entrata in canile è appunto la rinuncia di proprietà dell'animale domestico per i più diversi motivi.
Nel Nord Italia, per esempio, l’abbandono dei cani in strada è quasi completamente assente. Ma questo non significa che il fenomeno non esista, anzi. Viene solo chiamato diversamente, ma contribuisce lo stesso a riempire i canili. Perché avviene e perché se ne parla poco lo ha spiegato su Kodami l'educatore cinofilo Francesco Cerquetti: a partire dal 1991, anno di promulgazione della legge 281 che finalmente decretava la punibilità di questo gesto, il problema dell'abbandono è molto cambiato nei modi e nelle parole. Poiché infatti l’abbandono diventava illegale si dovette regolamentare la modalità per cui fosse possibile, per quei cittadini che non erano più in grado di occuparsi del proprio "amico", portarlo direttamente al canile. Cominciò così ad acquisire importanza il fenomeno delle cosiddette “rinunce di proprietà” o “cessioni al canile”. Tanto che ad oggi questa voce rappresenta una quota rilevante degli ingressi in tante strutture.