Magawa è il ratto anti-mina più famoso al mondo. Anche perché, obiettivamente, non ne esistono poi moltissimi. Ma Magawa, prima di andare in pensione con tutti gli onori nelle scorse settimane, ha davvero dato un contributo importante per migliorare, anzi in alcuni casi rendere possibile, la vita di alcune tra gli oltre 60 milioni di esseri umani che, dalla Cambogia allo Zimbabwe, vivono la paura quotidiana di saltare in aria a causa delle mine antiuomo, eredità di guerre del passato ormai dimenticate.
Magawa, il ratto gigante super eroe
Magawa, infatti, è un ratto gigante che “lavora” al servizio di Apopo, la pluripremiata organizzazione no profit belga con sede in Tanzania che addestra i topi per salvare vite umane. Nato in Tanzania nel novembre 2013, nell’allevamento e centro di formazione fondato nel 2000 da Apopo presso la Sokoine University of Agriculture dove nascono e vengono addestrati tutti i ratti di rilevamento delle mine, Magawa ha mostrato subito una certa predisposizione. È qui, infatti, che ha imparato a trovare esplosivi usando il suo senso dell'olfatto. Poi, nel 2016, è stato trasferito a Siem Reap in Cambogia, terra martoriata da guerre che ne hanno infestato di mine antiuomo i terreni un tempo utilizzati per l’agricoltura, dove ha iniziato la sua carriera di “topo sminatore”.
Premiato con la medaglia d’oro
Ed è così che è diventato una piccola leggenda, tanto da aver ricevuto, lo scorso anno, anche una medaglia d’oro al valore assegnata dalla PDSA un’associazione dal ’43 premia gli animali più coraggiosi in azioni di guerra. Magawa è stato premiato per la sezione “civile”, cioè azioni che riguardano la vita quotidiana delle persone. Ed è infatti giustissimo così perché avendo ritrovato grazie al suo naso e all’addestramento (non cruento, diciamolo subito) che gli è stato impartito, 71 mine antiuomo e 38 ordigni inesplosi, negli ultimi cinque anni ha contribuito a disboscare oltre 225.000 metri quadrati di terreno, consentendo alle comunità locali di vivere, lavorare, giocare ed essere educate senza paura di perdere la vita o un arto. Un piccolo grande eroe, quindi.
L’addestramento dei ratti e il loro lavoro sui campi minati
Ma come si diventa ratti sminatori? Abbiamo raggiunto e intervistato Christophe Cox, CEO di Apopo: «Usiamo il clicker training per insegnare a ratti come Magawa a graffiare il terreno sopra una mina. Durante l'allenamento sentono un "clic" e ricevono una gustosa ricompensa in cibo per aver trovato il profumo target corretto. A differenza dei metal detector, i topi ignorano i rottami metallici e fiutano solo gli esplosivi, trasformandosi in rilevatori di mine antiuomo veloci ed efficienti». In pratica quindi i grossi topi sono allevati con uno scopo ben preciso: imparare ad “annusare” le mine e segnalarle. Solo dopo l’addestramento vengono condotti sul campo e “guidati” attraverso lunghi fili ai quali sono legati, sulle zone considerate a rischio. Quando individuano un mina intervengono gli artificieri che, quindi, sanno già cosa hanno sotto i piedi. Per i topi è in arrivo contemporaneamente una bella dose di cibo gustoso, in genere banane, che li gratifica del lavoro fatto e li rimette in moto per la ricerca successiva.
Il ratto gigante africano
Il ratto gigante del Gambia o ratto gigante africano (Cricetomys gambianus) è propriamente un roditore notturno, diffuso in gran parte dell'Africa, dal Senegal al Kenya e dall'Angola al Mozambico. È fra i roditori più grandi del mondo e pesa di media un chilo e mezzo, anche se si conoscono esemplari arrivati a pesare anche oltre i due chili. Quello che li rende particolarmente adatti alla carriera di sminatori è il loro olfatto, particolarmente sviluppato al contrario della vista, e il loro peso, nettamente inferiore a quello dei cani utilizzati per la stessa causa. Questo permette loro di effettuare le ricerche delle mine senza farle saltare in aria, ma semplicemente segnalandole. Va notato che si tratta di un animale socievole e facilmente addomesticabile, il che ovviamente aiuta nel suo addestramento.
Sminatori al servizio degli uomini: non solo i ratti ma anche i delfini, i cani e…. le api!
L’esercito americano utilizza delfini addestrati per le operazioni di disinnesco in mare dagli anni '60. Erano utilizzati solo per scopi difensivi, secondo quanto rivelato da un manuale sull’utilizzo dei delfini per operazioni militari, scoperto e pubblicato nel 2018 dal direttore del Federation of American Scientists, Steven Aftergood. Grazie alla divulgazione del manuale si era scoperto, ad esempio, che il trasporto dei delfini avveniva via cargo aereo con la presenza di un veterinario, oppure che, per le tratte più brevi, venivano fatti nuotare affianco delle navi militari.
Nei Balcani, altra terra devastata dagli ordigni bellici rimasti sepolti dopo la fine delle guerre scoppiate al disfacimento dell’ex Jugoslavia, alcuni ricercatori sono riusciti ad addestrare invece le api alla ricerca delle mine sottoterra. Ricompensate con acqua zuccherata e affiancate da droni che fotografano i luoghi dei ritrovamenti, le api bosniache individuano le tracce d’esplosivo ronzandoci sopra.
Frequente poi l’uso di cani addestrati allo sminamento, largamente utilizzati anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Più recentemente largo uso se ne è fatto in Afghanistan, terra intrappolata dagli ordigni bellici disseminati sul suo territorio, dove esiste il Mine Detection and Dog Center che, dal 1989, si occupa dello sminamento del territorio afghano. Pastori belga, Golden Retriver sono le razze canine più utilizzate anche in Italia. Il Gruppo Cinofilo dell'Esercito Italiano è molto attivo cani nell’addestramento di cani sminatori che possono lavorare per circa otto anni e poi vengono pensionati e spesso vengono dati in adozione come animali da compagnia. L’addestramento, sottolineano, «non prevede l'utilizzo di procedimenti coercitivi. Privilegia, invece, tutte quelle attività finalizzate a rafforzare il legame affettivo ed i sentimenti di fiducia reciproca, di intesa ed affiatamento tra il cane ed il suo conducente».
Al servizio dell’uomo. Ma è giusto?
Ratti, cani, delfini e persino api. Al servizio dell’uomo per una causa sacrosanta come quello dello sminamento. Addestrati in maniera non coercitiva che punta a valorizzare i loro “talenti” naturali e il loro “buon carattere”. Non vengono maltrattati, anzi sono curatissimi e spesso, soprattutto nel caso dei cani, sono fortemente gratificati dalla simbiosi totale che si sviluppa e si alimenta con il loro addestratore. Rimane il dubbio che i ratti, allevati appositamente e destinati unicamente a quest’uso, potendo scegliere preferirebbero scorrazzare liberi fra i campi. Oppure le api, naturalmente portate a svolazzare di fiore in fiore per il loro "lavoro" più bello e più utile: impollinare. Forse, come nel caso dei cani, sarebbero auspicabili studi che facciano luce sulla loro effettiva predisposizione e indaghino anche eventuali “controindicazioni” psicologiche su questi animali, già così abusati nella ricerca scientifica. Forse la scienza potrebbe impegnarsi a trovare metodi alternativi che non utilizzino animali inconsapevoli sempre e solo a vantaggio di umani che hanno creato un mondo pieno di mine che spezzano gambe e braccia. Forse, in un mondo ideale, le api servirebbero solo a impollinare, i ratti a cacciare i loro simili e i cani a vivere con serenità la collaborazione con l'uomo e le loro passioni. E le mine, così abilmente piazzate per esplodere, dilaniare, distruggere, non esisterebbero proprio.