Venerdì scorso doveva essere una giornata come le altre per un macellaio di Sheung Shui, nella periferia di Hong Kong, quando è successo l'irreparabile: proprio quel giorno è stato ritrovato con una profonda ferita al piede da un suo collega. L'uomo ha chiamato immediatamente i soccorsi e la polizia, ma purtroppo per lui non c'è stato nulla da fare.
Arrivati sul posto gli agenti hanno trovato l'uomo riverso a terra in un pantano rossastro dove sangue umano e animale si fondevano: una mannaia in una mano e una pistola per abbattimenti nell'altra. Il macellaio aveva 61 anni e lavorava in un mattatoio proprio a Sheung Shui nella periferia settentrionale della città.
Secondo le prime ricostruzioni l'uomo aveva utilizzato una pistola per abbattimenti su un animale, ma il colpo non era bastato. Il maiale per difendersi ha buttato a terra l'uomo e nell'incidente quest'ultimo si sarebbe ferito al piede con un taglio che gli ha provocato una emorragia fatale. Nonostante il quadro sembra essere già chiaro, gli agenti comunque tengono a far sapere che la reale causa della morte deve ancora essere determinata e le indagini sono ancora aperte.
«Il Dipartimento del Lavoro è rattristato per la perdita ed esprime la più profonda solidarietà alla sua famiglia», comunica pubblicamente l'istituzione. Casi del genere sono estremamente rari, ed è sempre difficile riuscire ad individuare un responsabile, proprio come conferma l'ufficio stampa della polizia locale: «Completeremo l'indagine il prima possibile per identificare la causa dell'incidente. Dovremo accertare la responsabilità dei titolari e raccomandare misure di miglioramento».
Riuscire a comprendere le dinamiche dell'accaduto è complesso per diversi motivi, ma ciò che sorprende soprattutto è il coinvolgimento di un animale che da sempre nell'immaginario collettivo è dipinto spesso come un mammifero mansueto. «I suini reagiscono alle potenziali minacce per prima cosa scappando e spesso anche urlando – spiega a Kodami Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico del nostro magazine – Succede anche se hanno paura delle persone e se non sono abituate a un ambiente oppure se qualcuno incute loro paura con un atteggiamento, come è presumibile pensare in un contesto di macellazione. Vista la situazione quindi potrebbe essere plausibile che l'animale, non potendo fuggire, si sia ribellato».
Per quanto riguarda la ferita riportata dall'uomo l'etologa racconta: «Un comportamento del genere è verosimile, però, solo in casi di estrema necessità e attaccano, di solito, sferrando testate e morsi». L'uomo, quindi, potrebbe essere stato morso al piede, ma per poter confermare questa ipotesi è necessario attendere gli sviluppi delle indagini.
In ogni caso si tratta di un evento straordinario, un'erba le cui radici traggono nutrimento da cattive condizioni in cui si tengono gli animali e dai comportamenti errati fra uomo e animale, situazioni che spesso si possono riscontrare negli allevamenti intensivi. Dunque, le condizioni precarie che non rispettano la corretta etologia dell'animale, ad esempio, possono contribuire a fornire forte stress mettendo il maiale in condizioni di reagire in maniera imprevedibile.
A tal proposito, in tutta Europa è in atto una battaglia, portata avanti dalla coalizione di associazioni nota come End the cage age, per velocizzare il processo di eliminazione delle gabbie all'interno degli allevamenti intensivi, in modo da ridurre il numero di maiali costretti a condurre un'esistenza priva dei parametri di base per il benessere psicofisico dell'animale.
Un ottimo prodotto che parla del tema è il cortometraggio Motherhood, prodotto dalla regista olandese Eline Schellekens, che racconta le condizioni di vita dei lattonzoli all'interno degli allevamenti intensivi, durante il periodo dello svezzamento, denunciando l'abitudine di tenerli separati dalla madre anche prima del distacco definitivo, quando vengono portati all'ingrasso. In quella fase, la madre può essere nuovamente ingravidata e partorire altri piccoli, ai quali presto toccherà lo stesso destino.