In India pochi animali sono considerati più sacri dei comuni bovini, venerati da migliaia di anni non solo dall'Induism,o ma anche dai fedeli di diverse altre religioni. Le ragioni storiche e religiose per cui i vari popoli indiani hanno cominciato a ritenere le vacche sacre sono diverse, ma le origini di questa venerazione sono molto antiche e derivano dalle tradizioni agricole dei primi popoli che cominciarono a esportare le tecniche di allevamento dal vicino Medio Oriente, 12.000-10.000 anni fa. La vera e propria venerazione sarebbe tuttavia comparsa più recentemente, a partire da 5.000 anni fa, sopravvivendo fino ad oggi grazie alla cultura vedica.
All'epoca infatti i bovini erano sicuramente fra gli animali più importanti delle fattorie, fornendo forza lavoro, nutrimento, concime, calore e tal volta anche un efficace sistema di difesa, allertando le persone dell'arrivo di nemici o di animali selvatici. E a testimoniare il rispetto che provavano nei confronti di questi animali ci sono le varie rappresentazioni artistiche (le Tauromachie nel Mediterraneo) e la presenza delle vacche nei vari miti e pantheon religiosi.
Perché la mucca è un animale sacro in India?
Nella lingua Hindi la vacca è definita “Gau Mata” ovvero “Madre mucca”, poiché essa viene considerata la Madre universale di tutti gli esseri viventi, che generosamente nutre tutti gli esseri umani con il suo latte, donando al popolo e a molti altri animali i sei elementi fondamentali della società agricola indiana: latte e burro, che in India prende il nome di ghee, sterco e urina, con cui vengono compiute diverse cerimonie religiose, quando non vengono bruciati come carburante per il fuoco, e la forza lavoro con cui gli uomini coltivano i campi.
Secondo alcune fonti bibliografiche e archeologiche, la venerazione delle vacche sacre, che impedisce a chiunque di mangiarne la carne, risale a quando in India iniziarono a diffondersi il Buddhismo e il Jainismo, due religioni che contemplavano il vegetarianismo. Nel I secolo d.C. le mucche cominciarono inoltre ad essere associate secondo il mito della reincarnazione a coloro che appartenevano alla casta dei brahmani. Di conseguenza uccidere una vacca significava uccidere un brahma, uno dei componenti più importanti della società divisa in caste del popolo indiano.
Uno dei testi che ci permette di capire meglio perché in India la tradizione di venerare le mucche si è conservata, a differenza per esempio dell'Egitto, del Medio Oriente o della Cina, è uno dei poemi epici più famosi della cultura indiana ovvero il Mahābhārata, il cui titolo si traduce in "La grande storia dei discendenti di Bharata".
Secondo questo testo, migliaia di anni fa viveva in India un re che di nome faceva Vena. Egli era così malvagio che aveva rubato tutte le risorse del mondo e tutti saggi del suo paese decisero di ucciderlo, così che l'India si salvasse dai suoi piani diabolici. Vena era però senza eredi, una complicazione che rendeva il trono molto debole e il paese politicamente instabile, qualora fosse morto. I saggi tuttavia intuirono che era meglio rischiare una guerra civile che continuare a sopportare Vena, poiché aveva ora intenzione di fare la guerra al suolo. Così decisero di ucciderlo, tramite un filo d'erba affilato che ferì mortalmente il re.
Dal corpo purificato del re, nacque tuttavia Prithu, un uomo simile a Vena in tutto, tranne che per la sua bontà d'animo e il rispetto che riusciva a far suscitare nelle persone. Prithu venne accudito tra l'altro anche dai saggi che gli insegnarono tutto ciò che sapevano.
Anni dopo, secondo la leggenda, l'India sarebbe stata colpita da una grande carestia e il re Prithu, armato di arco e frecce, con lo stesso carisma del padre, decise di muovere la guerra al suolo, costringendolo a nutrire il suo popolo. La terra tuttavia chiese pietà al re e prese le sembianze di un'enorme mucca indiana, appartenente alla sottospecie zebù gir. La terra/mucca non voleva morire per colpa di un colpo di freccia così chiese a Prithu chi avrebbe reso prospero il suolo, con la sua morte. Il re non seppe come rispondere, ma fece la stessa domanda, chiedendo cosa avrebbero mangiato gli uomini se la la vacca avrebbe continuato a fuggire ai suoi doveri.
I due fecero dunque un accordo. La terra/mucca si sarebbe impegnata nel nutrire per l'eternità gli uomini, tramite il latte che sgorgava dalle sue mammelle gonfie, a patto che nessun uomo oltraggiasse la sua carne. Il re accettò e, memore della crudeltà delle leggi paterne, decise che da lì in avanti nessuno essere umano avrebbe mai fatto del male alle mucche, altrimenti la pena sarebbe stata la morte. Così la mucca permise al re di mungerla, compiendo il primo atto di mungitura della storia, chiedendo contemporaneamente a Prithu d'inventare altre regole, affinché i suoi figli non prosciugassero le sue mammelle. Da lì in avanti la vacca sarebbe stata considerata sacra per il popolo indiano e avrebbe cominciato ad essere munta, giorno dopo giorno, seguendo il patto che era stato stipulato fra il re e la Terra.
Questa storia è presente anche nel Bhagavata Purana ed è facile intuire in questa leggenda l'origine storica dell'allevamento bovino in agricoltura, con gli uomini che si rendono conto che la Terra può essere smossa e sfruttata per produrre maggiori quantità di cibo, integrando le mucche nei lavori dei campi e tra gli animali da lavoro.
La vacca sacra nella religione e nella legge indiana
La legge indiana segue pedissequamente quello che dice la tradizione e per questa ragione in India è vietato uccidere una mucca, come mangiarne o esportarne la carne, escludendo qualche regione – come il Kerala – in cui la popolazione segue differenti tradizioni o religioni. È tuttavia possibile uccidere un toro o un bufalo, come castrare un vitello e – più recentemente – fecondare le mucche tramite sistemi e metodi artificiali.
L'articolo del codice legislativo indiano che legifera sulle punizioni per i trasgressori è il numero 48 della Costituzione, che vieta difatti la macellazione di tutte le vacche e vitelli, non considerando le eccezioni di cui abbiamo parlato sopra. Coloro che vengono beccati a macellare, vendere, consumare, importare o esportare carne bovina sono punibili con pesanti sanzioni e l'incarcerazione, mentre fino a qualche decennio fa la legge prevede perfino la morte per i trasgressori.
Le donne delle caste più basse che commettono peccato nei confronti delle vacche subiscono pene più severe rispetto a coloro che appartengono alle caste più prestigiose. Coloro che rischiano di più di finire nel mirino della giustizia indiano tuttavia sono i turisti, che ogni anno in migliaia finiscono davanti le coorti dei tribunali indiani, accusati di aver offeso una mucca. In media, l'incidente più comune che compiono queste persone è collegato ai mezzi di trasporto. Andando di fretta, molti visitatori disattenti alla guida, in sella alle biciclette o sulle poltroncine di un auto, fanno pressione alle mucche che pascolano tranquillamente in mezzo alla strada, spronando l'animale a camminare o suonando con il clacson. Una cosa da non fare, se non si vuole rischiare il linciaggio.
Anche il possedere delle corna o indossare delle magliette con dei loghi che ricordano i bovini è malvisto in India, poiché per avere le corna bisogna solitamente uccidere un bovino, mentre spesso i loghi (per esempio quelli della Red Bull o dei Chicago Bulls) vengono accusati di prendere in giro le tradizioni religiose indiane. Dunque si consiglia vivamente di non indossarli o portarli, durante la vostra visita nel paese.