L'urbanizzazione rappresenta un grande problema per moltissime specie viventi, anche per quelle che siamo soliti avvistare di frequente in città. Un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Global Change Biology, dimostra che le api selvatiche presenti nella città di Toronto, Canada, sono costrette ad affrontare molti stress ambientali, come diversi agenti patogeni e parassiti, rispetto alle loro sorelle che vivono nelle aree rurali. Ora l'obiettivo della York University è quello di riuscire a trovare il modo migliore per salvaguardarle.
Con l'aumento della popolazione umana è cresciuta anche la superficie di suolo urbanizzato e in questo contesto è riuscito a sopravvivere solo chi aveva le caratteristiche giuste per farlo. Gli insetti rappresentano l'80% della biodiversità animale del Pianeta, proprio perché sono riusciti ad adattarsi a qualsiasi tipologia di ambiente, anche quello urbano. Di questo gruppo fanno parte le api, importantissime per l'impollinazione e ottime come bioindicatrici: la loro presenza, infatti, è sinonimo di buona qualità dell'ambiente.
Ognuno di noi conosce le classiche api domestiche, note soprattutto per la produzione di miele e per la loro socialità. In natura, però esistono anche diverse specie di api selvatiche che spesso conducono una vita solitaria. Questi insetti, purtroppo, stanno soffrendo molto a causa della presenza dell'uomo, che pian piano sta togliendo loro sempre più spazio. I ricercatori hanno ora scoperto anche cambiamenti nelle api selvatiche che vivono in aree densamente abitate o in habitat frammentati, condizione che rende molto difficile per loro accedere a fonti di cibo o aree adatte per la nidificazione e per la riproduzione.
«Avere habitat meno connessi in aree urbane dense non solo porta a una maggiore consanguineità, quindi a una minore diversità genetica, ma crea anche una maggiore diversità dei patogeni lasciando le api di città esposte a a maggiori patologie», ha spiegato Sandra Rehan, autrice dello studio e professoressa associata della Facoltà di Scienze dell'Università di York. Questo dipende dal fatto che, se ad accoppiarsi sono sempre gli stessi individui imparentati tra loro, nel momento in cui si presenta una malattia ereditaria, tutta la popolazione risulterà malata. Non sono da sottovalutare neanche le infezioni causate da parassiti e agenti patogeni, in quanto rappresentano la principale causa di morte di questi insetti. La situazione si fa ancora più critica se si pensa che questi fattori di stress ambientale probabilmente aumenteranno in futuro a causa dell'accrescimento delle zone edificate che plasmeranno i paesaggi.
È evidente che le prosepttive non sono delle migliori, tuttavia non è ancora detta l'ultima parola. «Ci sono azioni che le città potrebbero fare per aiutare le api selvatiche», afferma Katherine D. Chau, dottoranda di York e autrice principale. Di cosa si tratta? «Abbiamo scoperto che il modo migliore per collegare gli habitat delle api e permettere alle diverse popolazioni di comunicare è attraverso spazi verdi, arbusteti, aiuole e boschi. Gli sforzi di conservazione incentrati sul mantenimento e la creazione di questi connettori dell'habitat potrebbero fare molto per migliorare la vita delle api selvatiche».
Si parla, quindi, di restituire un po' di verde alle città. Sicuramente è molto più facile per le api spostarsi da una zona all'altra se al posto di un centro commerciale si trova un piccolo parco. Tale soluzione è doppiamente funzionale: se si sviluppa un focolaio in una certa zona dalla quale gli individui non possono allontanarsi, è più probabile che le api infette contaminano i fiori che visitano, il che poi diffonde l'infezione all'ape successiva che visita quel fiore. Se si da loro l'opportunità di spostarsi, quindi, condizioni del genere si presenterebbero con molta meno facilità.
Tutto ciò è valido non solo per le api, ma anche per tutti gli altri insetti impollinatori che sono altrettanto fondamentali in quanto impollinano oltre l'87% delle piante da fiore e il 75% delle colture alimentari a livello globale. «Questa ricerca fornisce uno strumento per valutare non solo la salute generale delle api selvatiche negli ambienti urbani, ma potrebbe anche essere applicato a un'ampia gamma di fauna selvatica su diversi paesaggi», spiega Rehan.
C'è ancora molta strada da fare, ma sicuramente questa è quella giusta.