Una foto incredibile che l’autore ha intitolato: «Un incontro ancestrale». Si tratta di un branco di lupi immersi nella neve alle Melette di Gallio sull'Altopiano di Asiago. Denis Lunardi, vicesindaco del paese nel vicentino e fotografo naturalista, aveva già immortalato dei lupi, ma mai un branco e mai in una situazione così fuori dal mondo: «È stata una sensazione pazzesca, devo dire la verità. Era l’alba ed ero salito per fotografare i camosci sul crinale e quando ho visto delle sagome tra gli alberi, pensavo fossero loro. Invece mi sono trovato davanti 4 lupi. Mi sono avvicinato finché sono riuscito e ho fatto una serie di scatti. Sono stato mezz’ora solo con loro».
Trovarsi faccia a faccia con i lupi, in questa zona, non è così anomalo secondo il Generale del corpo forestale del posto. Non c’è niente di strano e nemmeno niente di cui preoccuparsi, se non stare attenti nel tenere il cane al guinzaglio, come assicura l’esperto.
«Ho già fatto altre foto ai lupi però questa è stata davvero unica – prosegue Lunardi – Intanto perché l'ambiente invernale ti dà il senso di essere da solo in mezzo alla montagna, poi loro hanno il pelo più folto e quindi sembrano anche più grandi. Erano molto tranquilli e subito ho pensato che avessero fatto una predazione. Invece, guardando bene, nascosti dal crinale poco più indietro ce ne erano altri due, di cui uno faceva da vedetta. Venivano fuori solo gli occhi che non mi ha mai tolto gli di dosso, era lui che mi controllava».
Sicuramente il lockdown ha agevolato i lupi (e non solo): del resto quando l’uomo si fa più silenzioso, quando ci sono meno auto in giro, gli animali selvatici si avvicinano ai paesi, ai centri abitati, girano per le strade: «Devo dire che non è facile far coincidere le mie due vite, una di naturalista e l’altra di vicesindaco e assessore al turismo con il compito quindi di difendere il patrimonio della zona, ovvero boschi e malghe che sono quelle dove i lupi colpiscono maggiormente. In altopiano c'è la più alta concentrazione di malghe d’Europa: ne abbiamo 87 e queste sono molto estese con circa 110 capi per ciascuna. I lupi fanno ciò che per loro è naturale, ovvero la predazione, ma è chiaro che per gli allevatori sia un problema».
Sui numeri però non ci sono certezze: «La stima è del tutto approssimativa – continua Lunardi – sembra ci siano tre branchi e poi qualche esemplare solitario, questo per esempio era composto da 6 esemplari. Sono stai avvistati anche gruppi di nove. Prima però di trovare qualunque soluzione, bisogna studiare il problema e capire, soprattutto, se è un reale problema. Per questo stiamo ospitando dei ricercatori dell’Università di Sassari che dopo le loro ricerche ci diranno quanti lupi abbiamo, qual è l’incidenza delle predazioni sia negli allevamenti sia in ambito naturalistico. Insomma, vogliamo dei dati certi e ci vogliono dei professionisti che ci dicano come muoverci. Io non mi sono mai esposto su soluzioni e sono convinto che comunque non tocchi al vicesindaco onestamente decidere cosa fare».