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12 Agosto 2024
16:26

Lupi in Liguria, la richiesta d’aiuto della fondatrice del laboratorio equestre: «Non lasciateci soli»

Equus Lab, così è stato ribattezzato il centro, ha sede nella borgata Vesallo, nell'entroterra savonese. Dove la scarsa comunicazione delle istituzioni circa la presenza del lupo sta creando parecchi problemi agli animali di Malvina Abbattista.

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Foto Equus Lab Facebook

Era il 2020 quando Malvina Abbattista realizzava il suo sogno a Castelbianco, piccolo comune dell’entroterra savonese, in Liguria: aprire un laboratorio equestre in cui accogliere cavalli, asinelli, pecore, conigli e cani, per entrare in contatto diretto con la natura e gli animali, consentire anche ad altri di farlo e sensibilizzare sull’importanza della pet therapy, soprattutto se svolta con i cavalli.

Equus Lab, così è stato ribattezzato, ha sede nella borgata Vesallo, poco distante dal santuario della Santissima Annunziata, e per Malvina e chi lo frequenta è un’oasi di pace, bellezza e tranquillità. Che deve però fare i conti con una situazione complessa: la convivenza con i lupi, che da tempo ormai sono tornati a popolare l’entroterra savonese. Con conseguenze dirette per gli animali con cui convive Abbattista nell’idilliaca, ma isolata, frazione di Vessillo.

Di recente è stata proprio Abbattista a sfogarsi, condividendo un video che riprende i lupi entrare nel recinto del laboratorio e aggirarsi in mezzo alle case del paese e chiedendo interventi concreti per favorire la convivenza con questi predatori che spontaneamente hanno ripopolato l'Italia. Nella corretta gestione di questo fenomeno naturale però, secondo Abbattista, «Qualcosa è andato storto, da qualche parte l’uomo ha sbagliato».

L’intervento di Abbattista è duro, a parlare sono la rabbia e la paura per l’incolumità sua e dei suoi animali. Raggiunta al telefono da Kodami, conferma di avere subito sei attacchi negli ultimi tempi: «Quattro capre sono morte, altre due gravemente ferite. Noi abitiamo sul versante nord del paese, due lati del recinto danno sulla campagna, gli altri due sul paese. Quanto accaduto non è successo al pascolo, i cavalli e le capre non erano in giro per la collina, ma nei pressi del recinto e in pieno giorno. Abbiamo iniziato a mettere le foto trappole quando abbiamo individuato tassi, volpi e daini predati nei dintorni e abbiamo capito che i lupi si erano spinti molto più a valle».

Abbattista spiega che negli ultimi 4 anni era capitato raramente di avvistare un lupo così vicino al paese, e ammette: «Io certamente non ero pronta, il lupo in Liguria sino a qualche anno fa era molto meno numeroso. E oggi mi prendo le mie responsabilità nel dire che non mi sono attrezzata. Questo però non significa che io, come altri, dobbiamo essere lasciati soli. Il lupo c'è e va tutelato, ma non ci si può nascondere dietro la protezione della legge. Gli amministratori devono darci indicazioni, aiutarci a capire con che cosa abbiamo a che fare e darci gli strumenti per proteggere noi e il lupo. Bisogna capire perché si sono spinti così in basso, cosa li ha portati così vicini a un insediamento urbano».

Malvina ha consultato un esperto che le è stato indicato da un'altra allevatrice di Imperia che ha subito predazioni: «Stando alla sua analisi e ai filmati delle fototrappole i lupi sono tre, forse quattro – spiega – Una femmina e tre maschi. Bisognerebbe avviare un monitoraggio, capire perché hanno iniziato ad avvicinarsi, studiare questo fenomeno. Non è giusto che le autorità si trincerino dietro alla frase "il lupo è protetto" e ci lascino allo sbaraglio invitandoci a chiamare il 112 se ne avvistiamo uno. La conseguenza di questo atteggiamento è che il lupo è ancora più in pericolo, perché finisce nel mirino di persone senza scrupoli che approfittano della situazione per sparare. È importantissimo passare il messaggio a chiunque abbia animali, che siano galline, conigli, cani in giardino: devono essere sensibilizzati sulla protezione. Io non avevo informazioni, bisogna darle, se non avessi avuto una persona che mi diceva cosa fare e chi chiamare sarei stata persa. Siamo tutti impreparati in Liguria. Bisogna a prendere atto che i lupi sono tornati e vanno prese precauzioni».

Il tema sollevato da Abbattista, al netto dei toni utilizzati, è concreto. Il lupo in Liguria è presente da tempo, e se è vero che si tratta di una buona notizia per la biodiversità, l'aumento degli individui dovrebbe indurre le autorità predisposte a informare i cittadini e aiutarli a prepararsi. Lo scorso febbraio i Carabinieri Forestali della Liguria avevano voluto gettare acqua sul fuoco della “psicosi” derivante dai numerosi avvistamenti di questi predatori anche vicino alle aree urbane, da Genova a Savona, e alcune predazioni, spiegando che «le presenze del lupo nel territorio ligure sono in aumento. Questo è un buon segnale dal punto di vista ambientale e per la salvaguardia della biodiversità. Il lupo contribuisce a mantenere sotto controllo la presenza dei cinghiali, che in Liguria è molto rilevante e spesso comporta criticità e problemi nella aree agricole. Inoltre, il lupo non comporta pericoli per l’uomo».

È altrettanto vero però che molti allevatori – e non solo – si sono appunto ritrovati impreparati a gestire la situazione, vista anche l’assenza prolungata di questi predatori. «A oggi è un pericolo per tutti non solo nostro – conclude – il lupo si è desensibilizzato alla presenza dell’uomo, al nostro odore, ai rumori che facciamo. Non basta dire è protetto. In questo modo è lasciato allo sbaraglio. Da qualche parte qualcuno ha sbagliato. Devono stipulare un protocollo sul lupo, devono esistere misure di contenimento».

La situazione non è ovviamente di facile risoluzione. Il lupo è un animale protetto a livello nazionale ed europeo, ma per evitare che la situazione si trasformi in una sorta di “guerra”, come accade in Trentino con gli orsi e con la politica Fugatti, le amministrazioni dovrebbe investire negli strumenti di prevenzione e informazione a disposizione di chi popola lo stesso territorio di questi predatori: recinti elettrificati e cani da guardiania che si sono rivelati efficaci. A questo dovrebbe aggiungersi un monitoraggio e uno studio a lungo termine finalizzato a informare i cittadini.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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