Era il 2020 quando Malvina Abbattista realizzava il suo sogno a Castelbianco, piccolo comune dell’entroterra savonese, in Liguria: aprire un laboratorio equestre in cui accogliere cavalli, asinelli, pecore, conigli e cani, per entrare in contatto diretto con la natura e gli animali, consentire anche ad altri di farlo e sensibilizzare sull’importanza della pet therapy, soprattutto se svolta con i cavalli.
Equus Lab, così è stato ribattezzato, ha sede nella borgata Vesallo, poco distante dal santuario della Santissima Annunziata, e per Malvina e chi lo frequenta è un’oasi di pace, bellezza e tranquillità. Che deve però fare i conti con una situazione complessa: la convivenza con i lupi, che da tempo ormai sono tornati a popolare l’entroterra savonese. Con conseguenze dirette per gli animali con cui convive Abbattista nell’idilliaca, ma isolata, frazione di Vessillo.
Di recente è stata proprio Abbattista a sfogarsi, condividendo un video che riprende i lupi entrare nel recinto del laboratorio e aggirarsi in mezzo alle case del paese e chiedendo interventi concreti per favorire la convivenza con questi predatori che spontaneamente hanno ripopolato l'Italia. Nella corretta gestione di questo fenomeno naturale però, secondo Abbattista, «Qualcosa è andato storto, da qualche parte l’uomo ha sbagliato».
L’intervento di Abbattista è duro, a parlare sono la rabbia e la paura per l’incolumità sua e dei suoi animali. Raggiunta al telefono da Kodami, conferma di avere subito sei attacchi negli ultimi tempi: «Quattro capre sono morte, altre due gravemente ferite. Noi abitiamo sul versante nord del paese, due lati del recinto danno sulla campagna, gli altri due sul paese. Quanto accaduto non è successo al pascolo, i cavalli e le capre non erano in giro per la collina, ma nei pressi del recinto e in pieno giorno. Abbiamo iniziato a mettere le foto trappole quando abbiamo individuato tassi, volpi e daini predati nei dintorni e abbiamo capito che i lupi si erano spinti molto più a valle».
Abbattista spiega che negli ultimi 4 anni era capitato raramente di avvistare un lupo così vicino al paese, e ammette: «Io certamente non ero pronta, il lupo in Liguria sino a qualche anno fa era molto meno numeroso. E oggi mi prendo le mie responsabilità nel dire che non mi sono attrezzata. Questo però non significa che io, come altri, dobbiamo essere lasciati soli. Il lupo c'è e va tutelato, ma non ci si può nascondere dietro la protezione della legge. Gli amministratori devono darci indicazioni, aiutarci a capire con che cosa abbiamo a che fare e darci gli strumenti per proteggere noi e il lupo. Bisogna capire perché si sono spinti così in basso, cosa li ha portati così vicini a un insediamento urbano».
Malvina ha consultato un esperto che le è stato indicato da un'altra allevatrice di Imperia che ha subito predazioni: «Stando alla sua analisi e ai filmati delle fototrappole i lupi sono tre, forse quattro – spiega – Una femmina e tre maschi. Bisognerebbe avviare un monitoraggio, capire perché hanno iniziato ad avvicinarsi, studiare questo fenomeno. Non è giusto che le autorità si trincerino dietro alla frase "il lupo è protetto" e ci lascino allo sbaraglio invitandoci a chiamare il 112 se ne avvistiamo uno. La conseguenza di questo atteggiamento è che il lupo è ancora più in pericolo, perché finisce nel mirino di persone senza scrupoli che approfittano della situazione per sparare. È importantissimo passare il messaggio a chiunque abbia animali, che siano galline, conigli, cani in giardino: devono essere sensibilizzati sulla protezione. Io non avevo informazioni, bisogna darle, se non avessi avuto una persona che mi diceva cosa fare e chi chiamare sarei stata persa. Siamo tutti impreparati in Liguria. Bisogna a prendere atto che i lupi sono tornati e vanno prese precauzioni».
Il tema sollevato da Abbattista, al netto dei toni utilizzati, è concreto. Il lupo in Liguria è presente da tempo, e se è vero che si tratta di una buona notizia per la biodiversità, l'aumento degli individui dovrebbe indurre le autorità predisposte a informare i cittadini e aiutarli a prepararsi. Lo scorso febbraio i Carabinieri Forestali della Liguria avevano voluto gettare acqua sul fuoco della “psicosi” derivante dai numerosi avvistamenti di questi predatori anche vicino alle aree urbane, da Genova a Savona, e alcune predazioni, spiegando che «le presenze del lupo nel territorio ligure sono in aumento. Questo è un buon segnale dal punto di vista ambientale e per la salvaguardia della biodiversità. Il lupo contribuisce a mantenere sotto controllo la presenza dei cinghiali, che in Liguria è molto rilevante e spesso comporta criticità e problemi nella aree agricole. Inoltre, il lupo non comporta pericoli per l’uomo».
È altrettanto vero però che molti allevatori – e non solo – si sono appunto ritrovati impreparati a gestire la situazione, vista anche l’assenza prolungata di questi predatori. «A oggi è un pericolo per tutti non solo nostro – conclude – il lupo si è desensibilizzato alla presenza dell’uomo, al nostro odore, ai rumori che facciamo. Non basta dire è protetto. In questo modo è lasciato allo sbaraglio. Da qualche parte qualcuno ha sbagliato. Devono stipulare un protocollo sul lupo, devono esistere misure di contenimento».
La situazione non è ovviamente di facile risoluzione. Il lupo è un animale protetto a livello nazionale ed europeo, ma per evitare che la situazione si trasformi in una sorta di “guerra”, come accade in Trentino con gli orsi e con la politica Fugatti, le amministrazioni dovrebbe investire negli strumenti di prevenzione e informazione a disposizione di chi popola lo stesso territorio di questi predatori: recinti elettrificati e cani da guardiania che si sono rivelati efficaci. A questo dovrebbe aggiungersi un monitoraggio e uno studio a lungo termine finalizzato a informare i cittadini.