“Cimbra”: così è stata soprannominata la giovane lupa catturata sull’altopiano di Asiago nell’ambito del progetto di monitoraggio della specie promosso dalla Regione Veneto. Il radiocollare, installato prima di rimettere in libertà la lupa, permetterà di avvisare i pastori in caso di avvicinamento alle greggi. La tecnologia del “recinto virtuale” viene utilizzata e presentata con orgoglio da parte della Regione Veneto, la quale si occupa del monitoraggio del lupo in maniera autonoma, dopo aver abbandonato LifeWolfAlps, il progetto transnazionale che ha l’obiettivo di creare un approccio comune per la convivenza con il lupo sull’arco alpino. In un periodo in cui i lupi sono stati protagonisti in negativo della cronaca recente, questo esempio può essere utile proprio per continuare a informare su progetti interessanti e utili sul rapporto tra esseri umani e predatori.
Il recinto virtuale non è una novità
«L’uomo, nella ricerca del sensazionalismo, talvolta diffonde informazioni superficiali riguardo il mondo della fauna selvatica in Italia» spiega Paolo Molinari, ricercatore esperto di grandi carnivori nelle Alpi. «Le funzionalità dei radiocollari – approfondisce Molinari – sono molteplici e, da almeno una decina di anni, esistono svariate possibilità di utilizzo. Oltre al cosiddetto recinto virtuale possiamo attivare la funzione di mortality switch, per ricevere un avviso in caso di morte dell’animale, o la funzionalità drop off, grazie alla quale il collare si stacca a seguito di una minuscola e innocua esplosione interna. Il lupo può essere controllato in svariati modi dagli umani ma dobbiamo ricordarci di ragionare sulla questione etica del controllo della fauna. Vogliamo che diventino “robottini”? Dobbiamo essere consapevoli che in questo modo perderemo una parte di Natura».
Le alternative al recinto virtuale
Sebbene la tecnologia rappresenti un innegabile sviluppo positivo nel mondo della ricerca scientifica, esistono altre strategie per la protezione del bestiame. Sugli Appennini, dove il lupo rappresenta una presenza fissa, è molto diffuso l’utilizzo dei cani da guardiania, i quali forniscono un grande aiuto ai pastori grazie alle grandi abilità nel controllo del territorio e degli animali al suo interno. Si tratta, infatti, di cani morfologicamente e caratterialmente adatti alla vita all’aperto, in grado di sopravvivere anche ai climi rigidi delle nostre montagne.
I recinti elettrificati, inoltre, rappresentano una soluzione alternativa al recinto virtuale, supportata anche dalle Istituzioni. Alcune province, infatti, offrono addirittura un contributo per l’acquisto di questi utili strumenti. Grazie alle recinzioni, le greggi vengono protette all’interno di un ambiente circoscritto durante la notte, evitando così l’allontanamento di singoli capi, fattore che aumenta la possibilità di incontro con il lupo.
Per superare la convinzione che il lupo rappresenti un pericolo per l’uomo è indispensabile, inoltre, mettere in atto progetti di informazione della popolazione. Questo animale, infatti, genera uno spontaneo timore a causa delle leggende e delle fiabe che siamo abituati a sentire fin da bambini. Si tratta però di tradizioni che non trovano riscontro nella realtà.
Pastori, faunisti e politici hanno ancora molte questioni da risolvere
Nel 2020 in Veneto le recinzioni elettrificate ed i cani da guardiania sono ancora poco diffusi e la presenza del lupo scatena opinioni forti e distanti le une dalle altre. Da una parte i pastori, che si schierano contro il lupo per non dover modificare le abitudini, dall’altra i faunisti, che riconoscono l’importanza della presenza del lupo ma sono obbligati a dialogare con rappresentanti delle Istituzioni che vedono l’argomento della fauna come un dilemma politico e non ambientale. La convivenza con il lupo inoltre, lascia indietro i cittadini comuni, che non ricevono sufficienti informazioni approfondite in grado di sedare l’ancestrale paura verso questa specie che, a differenza delle credenze popolari, mantiene volentieri le distanze dall’uomo, da cui si sente minacciato.