Sembrava arrivata la svolta per i lupi e i cani lupo cecoslovacchi sequestrati ad aprile in un allevamento di Viterbo dai Carabinieri della sezione operativa centrale del raggruppamento carabinieri del Cites, insieme a quelli del nucleo Cites del distaccamento di Civitavecchia grazie ad un’operazione investigativa che era stata denominata Cappuccetto Rosso.
Invece non si è ancora arrivati alla parola fine per la vicenda spinosa che riguarda i 23 esemplari di lupi (canis lupus) e di cani lupo cecoslovacchi nati nell’allevamento del viterbese e per i quali sembrava essere stata individuata una destinazione adatta.
Malgrado l’intervento dell’associazione Salviamo gli Orsi della luna, che si era spesa per trovare posto a tutti i soggetti in parchi faunistici italiani e europei, il giudice aveva invece deciso di rimandarli nell’allevamento da cui provenivano. Ma anche questo trasferimento è saltato per le condizioni inappropriate del mezzo di trasporto e gli esemplari sono rimasti al Parco Faunistico del Monte Amiata, sotto la tutela Donata Marricchi, responsabile tecnica del parco.
Gli animali stanno bene ma il loro futuro è ancora incerto
«Stanno bene – spiega a Kodami Marrucchi – malgrado da martedì della scorsa settimana siamo stati costretti a riportarli nelle gabbie di contenimento per tenere lontani maschi e femmine ormai diventati troppo grandi per convivere». Gli animali, arrivati al Monte Amiata ad aprile, infatti avrebbero dovuto transitare per il parco al massimo sei mesi, periodo necessario per svolgere i test genetici per verificare definitivamente se si trattasse di cani lupi oppure di ibridi.
Come raccontato da Kodami dei 23 esemplari posti sotto sequestro, tre femmine e nove cuccioli erano stati trasferiti nel Parco faunistico del Monte Amiata, mentre sei erano rimasti all’allevatore. Morti due cuccioli nelle prime settimane, gli animali erano prima stati accolti nelle gabbie di contenimento e poi, per iniziativa della Marrucchi, in altre aree del parco più spaziose.
«Come custode giudiziario degli esemplari arrivati al parco – spiega la Marrucchi – non potevo accettare che rimanessero in aree troppo piccole per troppo tempo a discapito del loro benessere. Così alla fine di dicembre sono riuscita a trasferirli in due aree molto più grandi, di circa 600 metri quadri l’una, con zone boschive e spazi adatti, in continuità con le gabbie di contenimento a cui erano collegate da corridoi».
Alcuni santuari pronti ad accoglierli, ma il giudice ha detto no
L’intervento dell’associazione Salviamo di Orsi della Luna aveva fatto pensare ad una soluzione ottimale per il futuro, perché la sua presidente Carmen Aiello era riuscita a trovare posto per loro in un santuario in Grecia e al Parco Faunistico della Maiella. A questi trasferimenti si è però opposto l’allevatore che ha ottenuto il blocco dei trasferimenti e, quindi, il ritorno dei soggetti all’allevamento di Viterbo.
«Quando sono arrivati a prenderli sono emerse le condizioni non idonee del mezzo che avrebbe dovuto trasferirli – spiega la Marrucchi – e così i tutti gli esemplari sono rimasti ancora qui da noi, ma ormai sono troppo grandi per stare insieme e quindi, dopo alcuni episodi violenti, sono stata costretta e rimetterli nelle gabbie di contenimento per poterne curare alcuni che si erano feriti».
Solo per Raja, una femmina di lupo, l’area individuata e assegnatale era stata considerata idonea. «Raja ha caratteristiche etologiche evidenti: non dorme nella cuccia, ma nella buca che si è scavata da sola, mangia solo il necessario e il resto lo sotterra per mangiarlo in un secondo momento. Insomma si comporta da lupo, quale è», conclude la Marrucchi.
Solo per Raja, quindi, nessun trasferimento previsto. Ad oggi, il suo futuro sembra essere al Parco faunistico del Monte Amiata. Mentre è completamento incerto il destino degli altri: o di nuovo dall'allevatore, accusato di violare la legge e di far nascere cani dalle caratteristiche troppo simili a quelle dei lupi, che quindi non possono essere né allevati né tantomeno venduti e detenuti nelle abitazioni, oppure trasferiti definitivamente in un parco faunistico o in un santuario in grado di garantirgli una vita che rispetti le loro caratteristiche etologiche e le loro necessità.