«Purtroppo episodi del genere possono accadere, il ritorno del lupo non è comodo per chi ha animali domestici, ma non bisogna generalizzare: le predazioni dei lupi variano molto da regione a regione». Così commenta a Kodami un caso di predazione di animali domestici da parte di lupi Luigi Molinari, studioso di questi mammiferi e tecnico faunistico del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. In particolare ad essere stati uccisi sono tre alpaca di una fattoria didattica in provincia di Rimini.
Il fatto è accaduto all'alba del 16 febbraio. I gestori dell'attività si erano recati a lavoro come tutte le mattine, trovando i corpi degli animali senza vita. Immediatamente sono stati allertati i veterinari dell’Ausl che hanno confermato che si è trattato di un attacco di un branco di lupi. I proprietari della fattoria riferiscono che probabilmente i lupi sono stati disturbati dal latrare dei cani e per questo sono fuggiti e ammettono di essere profondamente turbati e stupiti dell'accaduto.
Una così grande sorpresa deriva principalmente dal luogo dell'accaduto: la fattoria si trova in un centro abitato, a pochi metri da un quartiere residenziale di Santarcangelo di Romagna. Come spiega l'esperto, però, la paura che si genera nei confronti del predatore in questi casi ha una radice ben precisa: «Non siamo più abituati al contatto con la fauna selvatica e soprattutto con i grandi predatori. I lupi ormai sono molti ed è sempre più normale vederli anche in aree in cui ci sono persone che non hanno mai avuto contatti con animali di questo tipo. Ecco perché spesso contatti del genere generano molta tensione e purtroppo c'è chi anche utilizza queste situazioni come strumenti di propaganda».
Secondo l'esperto, dunque, il contatto con animali selvatici ha subito un naturale incremento per via dell'aumento delle popolazioni di lupi in Italia, tranne nelle isole, ma non è l'unico fattore da prendere in considerazione: l'ambito culturale gioca un ruolo importante. «Per quanto riguarda la predazione ai domestici – continua Molinari – Il lupo è un animale in grado attaccare quasi tutti gli animali vulnerabili con cui abbiamo imparato a convivere, persino cani e gatti. Riuscire a proteggerli, però, non è impossibile. Ci sono molti modi per poter tenere alla larga i lupi, come recinti con reti elettrificate o meccaniche e c'è anche la possibilità di trasferire gli animali in un luogo chiuso la notte».
Luigi Molinari descrive, infatti, quello che accade già in diverse regioni italiane e d'Europa. Sono già molte le realtà in cui l'allevamento ovicaprino viene integrato anche all'interno di strutture e su Kodami abbiamo già parlato di come la predazione dei lupi sui cani, ad esempio, sia una realtà in Europa ormai conosciuta da anni. In particolare questo è un fenomeno estremamente complesso di cui Lorenzo Nicolini, istruttore cinofilo e presidente di Stray Dogs International Project, ha offerto un'attenta disamina in particolare per i cani da Pastore in Abruzzo.
In ogni caso l'incredibile aumento della presenza del lupo nella Penisola è innegabile e sono già nati dei comitati locali che si interrogano su come sia possibile che le amministrazioni non abbiano un piano d'azione concreto, come il Comitato emergenza lupi in provincia di Arezzo. Se da una parte ci sono cittadini preoccupati, però, dall'altro ci sono anche delle vere risposte e nascono progetti come la ShepherdSchool nel Parco delle Foreste Casentinesi, la scuola per pastori e allevatori che insegna a gestire il conflitto con la fauna selvatica.
Un'altro progetto volto a quantificare e trovare nuovi deterrenti per minimizzare gli attacchi dei lupi, questa volta sui cani, è quello di Sarah Marshall Pescini, etologa del Konrad Lorenz Institute dell'Università di Veterinaria di Vienna, che ha spiegato a Kodami come utilizzare dei pupazzi a forma di cane che emettono una piccola scossa elettrica potrebbe essere uno strumento semplice e poco invasivo per impedire ulteriori aggressioni da parte dei lupi ai danni dei nostri compagni animali.
«Insomma, capisco che le persone possano essere spaventate – aggiunge l'esperto – Per di più il discorso di aiutare gli allevatori è logico e giusto, per cui la comunità deve aiutare chi dei predatori ne fa le spese. Però bisogna inquadrare il fenomeno chiaramente, senza fare allarmismo: molti ritengono che sia possibile che ci siano cinghiali, volpi e nutrie in ambiente urbano, mentre il lupo è qualcosa al quale non siamo abituati e riteniamo assurda la sua presenza in città. Alle volte è anche solo di passaggio, ma comunque pensiamo sia un fenomeno fuori dal comune».
Quindi, bisogna fare un passo indietro e osservare la situazione nel suo insieme. «È vero, gli animali si stanno riprendendo i loro spazi – conclude Molinari – Io dico che ci iamo trovati "in mezzo al uno Yellowstone" senza rendercene conto. In alcune cittadine è persino possibile vedere grandi cervi di 250 chili passeggiare per strada senza problema. Per le vecchie generazioni questa è una sconfitta, ma il ritorno della natura in realtà è una grande fortuna, solo che non abbiamo avuto abbastanza tempo per poterci abituare».