Il cadavere di una femmina di lupo è stato trovato giovedì mattina nei boschi della riserva naturale statale del Litorale Romano, area protetta istituita dal Ministero dell'ambiente nel 1996 che comprende un ampio territorio di interesse storico-naturalistico compreso tra i Comuni di Roma e di Fiumicino.
A darne notizia, e a effettuare il ritrovamento, è stato Marco Antonelli, zoologo, guida ambientale, naturalista e fondatore della pagina Facebook Canis lupus italicus – Lupo appenninico. Il ritrovamento è avvenuto durante l’attività svolta in collaborazione con Wwf e Lipu: «Stamattina ho recuperato l'ennesimo lupo morto. Una femmina adulta per l'esattezza. Uccisa, ad una prima analisi, da un colpo d'arma da fuoco – ha spiegato Antonelli – Occuparsi di lupo oggi significa aver a che fare con eventi simili relativamente spesso. Ma abituarsi è complicato. Forse impossibile quando ci si rende conto di essere davanti alla gestione sottaciuta e illegale di una specie (ancora) integralmente protetta in Italia».
Il lupo nella riserva naturale statale del Litorale Romano
La presenza dei lupi nella zona del litorale romano è ormai ufficialmente attestata. La riserva naturale statale è un'area molto ampia, e diversi branchi di lupi sono già stati censiti e sono costantemente monitorati. In alcuni casi questi predatori, nei loro spostamenti, si sono anche avvicinati a insediamenti urbani e a zone costiere – Maccarese e Fregene, mete molto frequentate in estate – e nonostante l’impegno dei volontari nel sensibilizzare sull’importanza di rispettare questi predatori e di tenersi a distanza in caso di incontro, la loro presenza ha suscitato parecchi allarmi, in molti casi infondati. E il timore è che la lupa sia stata uccisa da qualcuno che era appositamente uscito a caccia.
«Un animale all'apparenza perfetto, che ha la tremenda abitudine o la formidabile abilità (punti di vista) di adattarsi anche a contesti antropizzati, come il Litorale Romano, a pochi km da una metropoli come Roma – sottolinea Antonelli – Un animale che qui riesce a vivere, a riprodursi. E a morire, troppo spesso ben prima di aver raggiunto l'età adulta. È infatti in questi contesti di nuova colonizzazione (che poi forse "nuova" comincia ad essere anche un aggettivo poco corretto qui nella campagna romana, dove il lupo è tornato stabilmente da più di 10 anni) che l'eterno conflitto uomo-lupo si fa sentire ancora più forte. È qui che l'infinita adattabilità del lupo si scontra con la nostra incapacità ad adattarci. Forse è qui il succo del conflitto uomo-grandi carnivori».
Negli anni rinvenuti 17 lupi morti, 4 uccisi dai bracconieri
Nel corso degli anni, Antonelli e altri volontari delll’Oasi Lipu Castel di Guido hanno avuto modo di imbattersi, purtroppo, in numerosi lupi deceduti. In alcuni casi per investimento, complice la presenza di arterie molto trafficate nei pressi dell’area della riserva, in altri a causa dell’operato di bracconieri: «In questi anni abbiamo rinvenuto sul Litorale Romano 17 lupi morti – prosegue Antonelli – Tra questi solo 4 morti apparentemente per cause naturali. Ben 9 lupi morti investiti, e 4 uccisi intenzionalmente da atti di bracconaggio (lacci e arma da fuoco). Sono numeri impressionanti, tenuto conto che si tratta di una evidente sottostima della reale mortalità. Sono infatti certamente di più i lupi scomparsi e mai rinvenuti. Basti pensare che di 7 cuccioli nati nella primavera scorsa in uno dei nuclei familiari che monitoriamo, solo due sono ancora in vita e associati ai genitori».
«Osservare un lupo morto sparato al bordo di un fosso non mi troverà mai preparato – conclude lo zoologo – Mai sarò pronto ad accettare che nel 2023 ci siano persone che pensano di risolvere conflitti o paure con un colpo di fucile contro una specie protetta. Accettare tutto questo ci rende colpevoli. Colpevoli di non aggiornarci. Colpevoli di non evolverci. Colpevoli di non adattarci. Non adattarci ad un animale che di lezioni di adattabilità ce ne sta dando tante».
Il monito delle associazioni: «La paura non si combatte a colpi di fucile»
Non è la prima volta, come detto, che le associazioni che tutelano la fauna selvatica lanciano appelli affinché si cambi mentalità quando si parla di convivenza con i predatori che sono tornati a popolare monti e boschi italiani. Se in Trentino moltissimo si parla della presenza degli orsi, nel Lazio è frequente che si dibatta della presenza dei lupi e della loro vicinanza a centri abitati, insediamenti urbani o infrastrutture. Che di fatto, però, hanno invaso il loro habitat.
«Il lupo teme l'uomo, e il suo principale adattamento per evitare gli incontri con la nostra specie è quello di muoversi prevalentemente di notte – avevano ricordato dalla Lipu – La sua elusività va rispettata e tutelata, è da evitare quindi, per qualunque motivo, l'alimentazione diretta e la messa a disposizione di materiale organico di qualsiasi genere».