Crolla il numero dei bombi. E il 35% degli impollinatori invertebrati, come api e farfalle, secondo quanto segnalato da un rapporto della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, «si trova in pericolo di estinzione». La causa? Niente di nuovo: cambiamento climatico e distruzione dell’habitat dovuta all’agricoltura che ruba il loro spazio naturale, nonché all’utilizzo di pesticidi.
L’allarme è più grave di quanto possa sembrare, visto il rapporto stretto quanto fondamentale tra gli insetti e le piante. E visto che, senza gli impollinatori, di frutta e verdura, la cui esistenza dipende proprio da loro, ne rimarrebbe poco e niente.
I bombi, infatti, come dicevamo, sono impollinatori, ovvero sono coloro che si occupano del trasporto dei gameti dalla parte maschile del fiore a quella femminile. Ma se il 95 per cento delle piante ha bisogno degli insetti per fiorire e far il frutto, è chiaro che mancando gli impollinatori, la pianta non riesce a riprodursi si spoglia e muore, perché non avrà prole, alla lunga quella specie non esisterà più.
Ma perché i bombi stanno diminuendo? L’indiziato principale è l’agricoltura, per due motivi principalmente: il primo è che estendendosi sempre di più ruba spazio agli habitat naturali di questi animali, i quali non trovano più da mangiare, né posto dove nidificare. L’altra causa è l’utilizzo dei pesticidi.
Ogni animale, compresi noi, ha bisogno di tre elementi essenziali: acqua, cibo e una casa. Noi gliene stiamo togliendo due su tre: la tana e il cibo. Mangiando, infatti, nettare e polline e facendo il nido nella terra o nelle piante, con la creazione di enormi di campi e di monoculture, l’essere umano sottrae ai bombi tutto ciò che per loro è essenziale.
La scomparsa dei bombi è un segnale indicativo di un’alterazione degli equilibri. E la principale è proprio il "cambio di uso del suolo”, che comporta la scomparsa delle aree ricche di fiori e di posti dove questi insetti possono fare il nido.
Secondo quanto emerge dal rapporto condotto dall’ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, «il 9% circa delle specie di api e farfalle è a rischio di estinzione e con essi anche i contributi che rendono disponibili alle comunità, tra cui l’impollinazione delle piante».
Cosa possiamo fare allora? Solo grandi e reali sforzi per ridurre il cambiamento climatico. Perché se non fermiamo questa tendenza, interi ecosistemi crolleranno a causa della scarsità di cibo. Esistono attualmente strategie comunitarie a livello europeo e impegni concreti per la salvaguardia della biodiversità e la conseguente sicurezza alimentare.
Tra queste il programma dell’UE Farm to Fork, che si propone di ridurre lo sfruttamento del suolo e di diminuire l’uso dei pesticidi. All'opposto, di aumentare lo spazio dedicato all’agricoltura sostenibile e di mantenere vive specie vegetali selvatiche attraverso aree incolte, magari anche in ambienti urbani. Ma i risultati ancora sono lontani.