Il re, la regina e l'imperatore: era questa la triade regale che secondo uno studio recente (che già all'epoca fece molto discutere) aveva suddiviso in ben tre specie differenti il dinosauro più famoso di tutti: il Tyrannosaurus rex. Ma la dinastia della famiglia reale è durata pochissimo, perché secondo un nuovo studio appena pubblicato su Evolutionary Biology il re delle lucertole tiranne resta uno soltanto.
Un team di illustri paleontologi dell‘American Museum of Natural History e del Carthage College ha infatti riesaminato quella proposta confutandola apertamente: secondo gli autori non ci sono prove sufficienti per avvalorare l'esistenza di tre specie di tirannosauro, arrivando così alla conclusione che tutte le prove fossili, stratigrafiche e morfologiche confermano l'esistenza di una sola specie.
Secondo lo studio controverso pubblicato lo scorso marzo, alcune caratteristiche del femore e dei denti giustificherebbero l'esistenza di altre due specie di tirannosauro da affiancare al T. rex: Tyrannosaurus imperator e T. regina. Tuttavia, gli autori del nuovo studio hanno riesaminato dati presentati in quella pubblicazione aggiungendone molte altri, raccolti sia da uccelli viventi che da altri quattro dinosauri teropodi non aviari, come il T-rex.
Hanno così dimostrato che la teoria delle specie multiple si basava su un campione di fossili troppo limitato, su misurazioni non sufficienti e su analisi statistiche poco robuste. Anche se i fossili mostrano una certa variabilità in termini di dimensioni e forma, questa non è sufficiente per dimostrare l'esistenza di tre specie, perché se la paragoniamo a quella di animali ancora viventi e considerati da tutti singole specie, risulta addirittura inferiore.
Confrontando infatti quei dati con quelli di 112 specie di uccelli attualmente viventi, gli scienziati hanno dimostrato che il T. rex è meno variabile della maggior parte di questi, per cui le differenze trovate nello scheletro e nei denti rientrano nella normale variazione che esiste tra i vari individui all'interno di una stessa specie.
Secondo i ricercatori confrontare i dati dei fossili con le specie attualmente viventi è il metodo più affidabile che abbiamo per stabilire dove finisce una specie e dove invece ne inizia un'altra. Per di più, gli autori hanno anche provato a replicare le analisi statistiche presentate nel lavoro precedente, ottenendo però risultati completamente differenti e confermando che non ci sono prove sufficienti per separare in tre specie diverse il tirannosauro.
Naturalisti e biologi già litigano tutti giorni sul concetto stesso di specie e sugli organismi che possiamo vedere e studiare in vita (per esempio si discute ancora se la giraffa sia una sola specie oppure quattro), risulta perciò estremamente più difficile stabilire quali siano i confini nelle specie ormai estinte da milioni e milioni di anni: servirebbe quindi maggiore cautela.
Le differenze nelle dimensioni e nella forma dei vari fossili di T-rex possono essere spiegate in mille altri modi e potrebbero essere legate all'età, al sesso oppure alla regione. Secondo gli autori, quindi, occorre essere prudenti e seguire l'ipotesi al momento meglio supportata dai dati e cioè che esiste una sola specie di tirannosauro.
È possibile che lì fuori da qualche parte ci siano altre specie di Tyrannosaurus in attesa di essere scoperte, ma occorrono prove più solide per dimostrarlo e convincere tutta la comunità scientifica. Lunga vita al re, quindi, il trono per il momento è salvo, il T. rex ha riconquistato la sua corona ed è tornato a dominare indisturbato su tutti gli altri dinosauri e i musei di storia naturale non dovranno ristampare le targhette dei loro esemplari.