«La sua era un’esistenza piena di sofferenza, ma i cani erano la sua vita e prima di morire mi ha fatto promettere che mi sarei occupata di loro. Ora però ho bisogno di aiuto per adempiere alla promessa che ho fatto a Giulia».
Giulia aveva 52 anni quando è morta il 23 novembre all’ospedale del Mare di Napoli dove era stata portata per un arresto cardiaco provocato dal prolungato abuso di droghe. A parlare con Kodami è Luisa, volontaria di strada e amica di Giulia da oltre vent’anni.
Giulia, nata Luigi, aveva inventato se stessa per sfuggire a un’esistenza che non sentiva sua. Nel viaggio che dalla provincia l’aveva portata nel capoluogo campano aveva creato per sé una nuova identità, un nuovo nome e anche una famiglia che continua ad attenderla nel basso in cui viveva in affitto a Porta Nolana, non lontano dalla stazione.
In quel cubicolo di pochi metri quadri ad altezza strada si trovano ancora i suoi 3 cani: Sally, Masha e Gioia. «Da quando è morta sono andata dai cani ogni giorno – racconta Luisa – ho parlato con il proprietario perché all’inizio volevo pagare l’affitto per continuare a farli restare lì, ma non vuole sentire ragioni: la casa gli serve subito e alla fine di questa settimana verranno messi in strada o in canile».
Sally e Masha sono due meticce di taglia piccola, mentre Gioia è una simil Pastore Tedesco. Da anni vivevano con Giulia che provvedeva a loro con il sostegno di Luisa: «Le portavo il cibo per i cani e l'aiutavo anche con l'affitto. La sua dipendenza le impediva di prendersi cura persino di sé, ma adorava i suoi animali ed erano i compagni che più amava, pensava a loro poco prima di andarsene, quando era ancora lucida».
Le cagne sono sterilizzate, vaccinate e anche registrate all'anagrafe, spiega Luisa: «Due sono intestate al Comune di Napoli mentre la terza a un parente di Giulia. Abbiamo fatto così perché lei non aveva documenti e non avrebbe usato quelli in cui ci si riferiva a lei al maschile».
Giulia era una invisibile, una delle tante che gravitava nei vicoli della Napoli sommersa, dove le persone messe ai margini trovano il conforto di una piccola comunità a cui appoggiarsi.
La donna aveva scelto questi luoghi dopo essere andata via molto giovane dalla sua Ercolano, qui aveva trovato altre persone escluse, e anche una famiglia animale che non la giudicasse per la sua identità di genere. L'identità transessuale è stata rimossa solo nel 2018 dall'International Classification of Diseases, la Classificazione internazionale delle malattie stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia ancora oggi le cronache riportano aggressioni a persone non binarie o transessuali, e casi di estrema marginalizzazione sociale culminati in suicidio, o in un progressivo disfacimento causato dall'abuso di sostanze.
La maggior parte di queste vite, però, non viene raccontata neanche nei trafiletti di fondo dei giornali. La storia di Giulia e di altre donne come lei non vengono mai alla luce: muoiono nei letti degli ospedali o nei loro bassi, appunto, senza lasciare traccia del loro passaggio. Anche Giulia era destinata a dissolversi così, inghiottita tra i vicoli di piazza Nolana, se dietro di sé non avesse lasciato qualcuno che amava: le sue amiche e la sua famiglia animale.
«Non è stato facile per i cani vivere con una persona tossicodipendente, però so che loro erano molto legati a lei, e viceversa – sottolinea Luisa – Il canile è da escludere, sono abituate alla vita in casa e adesso hanno diritto anche loro a un po' di felicità, la stessa che avrebbe voluto dargli Giulia se avesse potuto».
La sistemazione ideale per i cani è un'adozione, oppure uno stallo casalingo in attesa di una sistemazione più stabile. Luisa chiede che i cani di Giulia non diventino gli ultimi invisibili tra gli invisibili: «Lei non l'avrebbe voluto. Spero che il Comune possa aiutarci a trovare una famiglia o sostenga una sistemazione temporanea e che non ci lascino soli, almeno in questo momento».