Qualcosa cade a terra. L’impatto con il suolo produce diversi tipi di vibrazioni. Il suono è il prodotto della vibrazione dell’aria. Niente aria, niente suono. Naturalmente ci possono essere suoni anche sott’acqua: al posto dell’aria è l’acqua a vibrare. Ma nello spazio, per esempio, non essendoci molecole d’aria, le nostre orecchie non possono percepire alcun suono. Nemmeno se esplode l’Enterprise… Ma restiamo con i piedi per terra. Sia noi che i cani siamo dotati di discrete capacità uditive, ma come nel caso dell’olfatto, i nostri cani vivono immersi in una realtà sonora (fonosfera) ben più articolata e ricca della nostra.
Il suono è una vibrazione
Dunque, le vibrazioni, o onde sonore, che il nostro sistema uditivo trasforma in suoni attraverso la sollecitazione del timpano sono simili alle increspature della superficie dell’acqua quando vi gettiamo un sasso. Queste onde possono avere differenti frequenze, ossia, per semplificare, possono essere più o meno appuntite e fitte o tondeggianti e distese. Le creste dell’onda possono essere alte e strette (suoni acuti, con un maggior numero di fluttuazioni) o più basse e ampie (suoni bassi, con meno fluttuazioni). Più l’onda sonora è “ampia” più molecole d’aria sposta e questo ci dà la variazione di volume. La frequenza del suono si misura in hertz (Hz), dal nome del fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz (1857–1894).
Quali sono le differenze tra l'udito del cane e quello dell'uomo?
Quali sono dunque le differenze tra noi e i nostri compagni a quattro zampe per quanto concerne l’udito? Noi possiamo percepire suoni che vanno dai 20 Hz ai 20.000 Hz (o 20 kHz). I cani invece sono più sensibili e possono udire suoni ben più acuti, di frequenza più elevata, di quanto sia consentito a noi: vanno dai 20 Hz fino ai 35.000/40.000 Hz, il doppio della frequenza. Le frequenze che superano la soglia dell’udibile per l’uomo prendono il nome di ultrasuoni.
L’apparato uditivo del cane ha evidenti differenze anatomiche rispetto al nostro. Prima di tutto la dimensione e la mobilità delle orecchie del cane che rispetto alle nostre sono molto maggiori. Il condotto uditivo del cane è ad “L”, mentre nell’uomo è orizzontale e non ha parti verticali come nel cane. Inoltre il padiglione auricolare esterno del cane è ben più ricco di corrugazioni del nostro e ciò ha la funzione di amplificare i suoni ed incanalarli con maggior efficienza verso l’orecchio interno.
Radar orientabili
Il fatto che i padiglioni auricolari siano così mobili favorisce l’abilità al cane di orientarsi con l’udito. In sostanza possiamo pensare alle orecchie come due radar mobili che si spostano per triangolare l’origine di un suono. Dato che anche noi possediamo, e non a caso, due orecchie, siamo in grado di comprendere la direzione da cui proviene un suono, ma non siamo così precisi non potendo articolare il loro movimento e compensiamo con rotazioni della testa.
Dimensione, mobilità e maggior acutezza consentono al cane di percepire una salva di suoni non udibili dall’uomo, ma, anche per quanto concerne quelli udibili, il cane percepisce suoni ad una distanza anche quattro volte superiore rispetto a noi.
Se l’olfatto è un senso che può viaggiare nel passato, una traccia odorosa racconta di qualcosa che è avvenuto, l’udito fornisce informazioni sul prossimo futuro e tanto più è raffinato tanto più consente al cane di anticipare quello che potrebbe accadere di lì a poco. Pensiamo, per esempio, all’arrivo di un temporale: sentiamo i tuoni in lontananza e possiamo così metterci al riparo per tempo. L’udito praticamente ci consente di trarre indizi anche sul prossimo futuro e così il nostro cane è in grado di inferire: ossia prevedere, dedurre da certi indizi che stiamo per tornare a casa sentendo, e riconoscendo i suoni emessi dalla nostra automobile molto prima che noi si compaia nella via di casa.
Come per l’olfatto, anche nel caso dell’udito si tratta di un senso dalle performance tanto aliene a noi da poterci far credere, alle volte, che il nostro cane sia dotato di poteri paranormali… ma lascerei aperta anche questa possibilità: quello che ho appreso in trent’anni di lavoro con i cani è che non finiranno mai di stupirmi.
Udito del cane: mille forme e dimensioni
A questo punto viene naturale fare alcune considerazioni. Nel variopinto multiforme universo dei cani diventa difficile fare delle considerazioni che siano veritiere per tutta la categoria. I cani, per come li conosciamo, possono avere molte fogge e forse quello che vale per un certo tipo non vale anche per un altro. Se paragoniamo le orecchie di un Cane da Pastore Tedesco, erette, mobili, che espongono entrambi i lati della pinna e le orecchie di un Bracco Italiano, per esempio, sproporzionatamente lunghe, pendenti, che espongono solo la parte esterna della pinna e che non sono orientabili, possiamo avere un assaggio delle possibili differenza dovute – o causate, se preferite – dalla selezione artificiale fatta dall’uomo.
Ricordandoci che è il cervello che riceve informazioni dai vari organi di senso ed elabora questi input in significati per l’individuo, se è vero che anche gli organi di senso hanno la necessità di “allenarsi” attraverso l’esperienza d’uso allora possiamo pensare che forse un bracco alleni meno le sue facoltà uditive rispetto ad un altro tipo di cane con le orecchie “normali” per la specie d’appartenenza. Ecco che allora un bracco e tutti i cani con certe caratteristiche morfologiche potrebbero sviluppare di più altri sensi, in particolare l’olfatto, soprattutto se ben forniti di un grande tartufo e di una ampia e lunga canna nasale.
Ciò non significa che un Bracco non senta come un Pastore Tedesco, solo che probabilmente preferirà prestare molta più attenzione agli input olfattivi ignorando maggiormente quelli uditivi, dato che avrebbe una maggior difficoltà ad utilizzarli per muoversi nel mondo.