Lucio Dalla è morto il 1 marzo 2012 lasciando un vuoto nel mondo della musica leggera italiana. Il cantautore bolognese di nascita e napoletano d'adozione nella sua lunga carriera artitica si è impegnato a raccontare gli ultimi, i senza nome e senza voce di Piazza Grande, quei «gatti senza padroni» un po' randagi un po' biscazzieri che hanno fatto della città una casa a cielo aperto, e della notte stellata una coperta nelle sere fredde.
Per farlo ha usato spesso la metafora animale. Gli animali per Dalla sono simboli di un'umanità ancora libera, a volte per scelta a volte per nascita, persone che una volta ritrovatesi ai margini costruiscono una comunità notturna, parallela a quella borghese che possiede la città di giorno. È questo il contesto di "Piazza Grande" uno dei brani più iconici di Lucio Dalla che decide di portarlo al festival di Sanremo nel 1972, classificandosi solo ottavo:
Santi che pagano il mio pranzo non ce n'è
Sulle panchine in Piazza Grande
Ma quando ho fame di mercanti come me qui non ce n'è
Dormo sull'erba e ho molti amici intorno a me
La canzone racconta la vita vera di un senza fissa dimora realmente conosciuto da Dalla. L'interesse per gli emarginati non era una posa ma un interesse genuino e sentito che ha trovato un naturale sbocco poetico nella metafora dell'animale, soprattutto intesi come randagi. Sempre in "Piazza Grande":
E se la vita non ha sogni io li ho e te li do
E se non ci sarà più gente come me
Voglio morire in Piazza Grande
Tra i gatti che non han padrone come me attorno a me
Quella di Piazza Grande è una colonia felina di persone che non hanno niente da condividere se non loro stessi.
I randagi tornano ancora in "Quattro cani" composta nel 1975 da Francesco De Gregori in un periodo di stretta collaborazione artistica con Lucio Dalla, nello stesso album uscì infatti anche "Pablo, scritta proprio da Dalla.
Quattro cani per strada
La strada è già piazza e la sera è già notte
Anche qui ci sono animali vaganti che arrancano facendosi strada: 3 cani sono liberi, vanno per il mondo a lasciare figli e a rosicchiare gli ossi. Invece quello col «padrone» la vita può annusarla soltanto e segue ciò che fanno gli altri.
Non c'è dubbio che Dalla identificasse se stesso con quella comunità ultima fatta di animali e uomini vaganti. Se ci fossero dubbi basta guardare il testo di "4 marzo 1943", sua data di nascita, che riprende i temi di "Piazza Grande".
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
Gli emarginati nascono tali, e a un certo punto della sua produzione Dalla si concentra proprio sul racconto dell'infanzia, su quesgli orfani che saranno i randagi di domani. Un po' come è successo a lui che perse la madre a soli 7 anni. Anche qui gli animali giocano un ruolo. Lo vediamo in "Attenti al lupo", scritto da Ron.
Amore mio non devi stare in pena
Questa vita è una catena
Qualche volta fa un po' male
Guarda come son tranquilla io
Anche se attraverso il bosco
Con l'aiuto del buon Dio
Stando sempre attenta al lupo
Il lupo non è un nemico crudele come viene dipinto oggi nell'immaginario collettivo, ma – complice il tono scanzonato della melodia – un buontempone da cui guardarsi, certo, ma un personaggio necessario nell'ecosistema del bosco.