Il 5 marzo 2023 un escursionista è stato aggredito dall'orso MJ5 mentre passeggiava con il suo cane lungo un sentiero della Val di Rabbi, in Trentino occidentale. L'uomo dopo il faccia a faccia è stato ricoverato nel vicino ospedale di Cles.
Nei giorni immediatamente successivi al fatto, mentre l'uomo aggredito veniva dimesso dall'ospedale, il presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti, ha fatto sapere che l'orso presto verrà catturato e abbattuto. Una sentenza di morte emessa senza conoscere l'esatta concatenazione di eventi che ha portato all'aggressione, come fanno notare oggi le maggiori associazioni di protezione animale, Lav, Leal, Leidaa, Lndc e Oipa, che in una nota congiunta si sono rivolte all’Ispra per chiedere «un’accurata istruttoria sulla dinamica dei fatti».
Le organizzazioni, inviando in copia la lettera anche al Ministero dell'Ambiente, citano le parole dello stesso Fugatti e ricordano che MJ5 «non è mai stato aggressivo verso l’uomo ma è finito nel report provinciale del 2019 (né prima, né successivamente) dei grandi carnivori per aver fatto registrare 11 episodi di danni, un quarto delle incursioni di M49-Papillon che aveva raggiunto i 44 eventi in quello stesso anno». Tuttavia, per M49 «è stata comunque disposta la captivazione permanente e non l’uccisione, nonostante la mole di danni a cose ben superiore».
MJ5 è stato invece condannato a morte certa, nonostante nei suoi 18 anni di vita non avesse mai dato problemi alle persone che frequentano il Trentino occidentale, una prova dell'elusività dell'animale che nella domenica dell'aggressione è stato «sorpreso nel suo ambiente, senza vie di fuga. Quindi ha messo in atto i comportamenti tipici della specie». Secondo le associazioni, «non è neppure assodato che le ferite riportate dalla persona coinvolta siano attribuibili all’orso», che sarebbe in realtà «caduto cercando di scappare, motivo per cui le ferite riportate ben potrebbero essere riconducibili alla caduta, in assenza di accertamenti di medicina forense veterinaria che attestino che quelle ferite sono esattamente da parte di un orso». Potrebbe quindi trattarsi di un «"falso attacco" che giustificherebbe tutt’al più un’azione di controllo “non energica”: caso simile, dunque, a quello dell’orsa JJ4 per la quale l’Ispra aveva in passato escluso l’abbattimento».
Una dinamica che Kodami ha spiegato in un video in cui raccontiamo i corretti comportamenti da tenere in presenza di un orso.
Anche in presenza di un vero e proprio attacco, però ci sono una serie di passaggi prima dell'abbattimento esplicitamente previste all'interno del Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali). Azioni specifiche tarate sul grado di problematicità dei singoli individui.
Esclusi i casi aggressioni più gravi e reiterate, sarebbero da valutare secondo le associazioni tre azioni alternative:
- Intensificazione del monitoraggio (nel caso di orso già radiocollarato);
- Cattura per radiomarcaggio;
- Cattura per captivazione permanente.
Per Lav, Leal, Leidaa, Lndc e Oipa esiste quindi un «obbligo della previa valutazione in merito all’individuazione del regime più adeguato e maggiormente conforme ai parametri normativi (principio di proporzionalità e di precauzione), da commisurare alle esigenze di tutela sia dell’animale che della collettività, avuto riguardo a quanto realmente accaduto e che deve formare oggetto di adeguata verifica». È necessaria quindi «un’accurata istruttoria prima di prendere decisioni destinate a bilanciare interessi contrapposti. Non c’è spazio per sentenze sommarie».
Qualsiasi misura che sarà adottata con il benestare dell'Ispra dovrà essere pensata tenendo conto dello stato di salute di MJ5, il quale essendo in età avanzata è esposto a gravi rischi, come fa notare Ivana Sandri, presidente Enpa Trentino: «È molto anziano, sedarlo può voler dire condannarlo a morte».
«La mortalità tra gli animali selvatici durante le operazioni di cattura per sedazione può arrivare fino al 10%, quindi una percentuale estremamente elevata – ricorda l'esperta dell'Enpa – Gli episodi di morte a causa della sedazione sono numerosi: nel 2008 una femmina morta in seguito ad annegamento nel lago di Molveno durante la fase di sedazione; nel 2012 un maschio giovane, di circa due anni di età, addormentato per sempre, mai più uscito dalla trappola tubo in cui era stato costretto per applicargli il radiocollare».
A ciò si aggiungono episodi recenti e ancora vivi nella memoria della comunità locale: «Nel 2014 l'orsa Daniza, madre di due cuccioli, deceduta in seguito alla sedazione, che in seguito a questo è diventata un simbolo della mancanza di convivenza tra umani e popolazione ursina. Nel 2022, F43, orsa la cui morte durante le operazioni di cattura suscitò, più che mai, moltissime proteste e polemiche».
Proteste che nel caso di MJ5 si sono già tenute e che rischiano di intensificarsi se non si prenderanno le scelte giuste, nel rispetto degli escursionisti che frequentano la Val di Rabbi, e della fauna selvatica che in quel territorio hanno sempre vissuto.