Juan Carrito, il giovane orso marsicano protagonista delle recenti scorribande a Roccaraso, questa mattina è stato portato lontano dai centri abitati del Comune aquilano dove era ormai diventato di casa.
L'orso, di appena due anni, è stato catturato con un'esca e narcotizzato in un'operazione congiunta che ha coinvolto sia il personale tecnico scientifico e veterinario dei Parchi d’Abruzzo, Lazio e Molise e della Maiella, sia i Carabinieri Forestali.
Lo scopo dell'operazione è portare l'Orso marsicano lontano dalle pasticcerie di Roccaraso, e dai cassonetti cittadini, dove si era abituato a fare incetta di cibo. L'orso, fin dalla tenera età, ha dimostrato un atteggiamento straordinariamente confidente nei confronti degli umani, che hanno ricambiato offrendogli cibo e avvicinandolo molto più di quanto sia consigliabile fare con la fauna selvatica.
Questo comportamento ha esasperato un tratto che Juan Carrito ha probabilmente ereditato dalla madre Amarena, orsa molto confidente e famosa per il suo amore per le ciliegie dei coltivatori abruzzesi. J. C. rispetto all'esperienza della mamma orsa fa però un ulteriore passo in avanti, stabilendo da due mesi a questa parte il centro dei suoi interessi in un centro di medie dimensioni come Roccaraso.
Ora per l'Orso marsicano più amato d'Abruzzo si apre una nuova fase della vita. Il Parco fa sapere che Juan Carrito sarà trasferito tra Pescasseroli e Pescina, in una zona della Marsica. Una iniziativa che mira a salvaguardare l'Orso permettendogli di riprendere possesso del suo habitat, disabituandosi al contatto con l'essere umano.
Una volta arrivato nella Marsica verrà sottoposto a un vero programma di rieducazione al suo ambiente naturale, cioè la montagna in alta quota. La speranza, come ha già spiegato a Kodami il direttore del Parco dell'Abruzzo, del Lazio e del Molise, Luciano Sammarone, è che, complice il letargo, Juan Carrito si risvegli in primavera «Con un'altra testa», "disintossicato" dagli umani.
«La pianificazione dell'intera operazione, e la contestuale scelta del luogo di rilascio – spiegano dal Parco abruzzese – è stata realizzata sulla base di un lavoro di analisi e valutazione svolto congiuntamente dai tecnici del PNALM del PNM e della Regione Abruzzo, che ha chiesto l’autorizzazione alla traslocazione al Ministero della Transizione Ecologica, autorizzazione rilasciata nei giorni scorsi, previo parere favorevole dell’ISPRA. La scelta del luogo di rilascio, benché non proprio ideale, perché sarebbe opportuno allontanare maggiormente Carrito dalla zona in cui è cresciuto, è ricaduta nel PNALM per motivazioni di natura logistico-operativa, biologica e amministrativa».
Quello messo in atto dai due parchi è quindi l'esempio virtuoso di come l'essere umano dovrebbe gestire il rapporto con la fauna selvatica. La divisione degli spazi secondo le necessità e il rispetto delle diverse specie non vengono però prese in considerazione da tutti gli enti e i rappresentanti istituzionali nello stesso modo, lo dimostra la vicenda degli orsi di Casteller, in Trentino.
Nel Trentino alcuni esemplari di Orso bruno europeo, Papillon, Dj3, M49 e M57, sono stati catturati per essere rinchiusi in una struttura dove non potessero disturbare in alcun modo le attività umane. Il piano della Provincia autonoma guidata dal leghista Maurizio Fugatti per gestire gli animali fu infatti quella di rinchiuderli in una struttura-lager.
Gli orsi selvatici sono animali solitari, hanno quindi bisogno di uno spazio molto ampio per vivere e cacciare. Nell'impossibilità di portare gli orsi in un'area abbastanza estesa da permetterne la convivenza di tutti gli esemplari, l'amministrazione trentina scelse quindi all'inizio di quest'anno di chiuderli in una struttura con vere e proprie celle. Una soluzione contraria alle «esigenze ecologiche degli orsi», come segnalarono anche i carabinieri in un report diffuso pochi mesi fa.
Quella imboccata dal Trentino è una via decisamente scartata dall'attenta gestione del Parco Nazionale dell'Abruzzo, Lazio e del Molise e dal Parco della Maiella che stanno portando avanti un'attenta operazione per ripopolare le zone di Orsi bruni marsicani, autoctoni del centro Italia e arrivati nei decenni scorsi molto vicini all'estinzione.
L'operazione condotta oggi nei confronti di Juan Crarito può quindi apportare un duplice beneficio, sia sul versante umano che animale. Il primo è che l'allontanamento dalle aree urbane possa mitigare il carattere estremante confidente curioso dell'orso nei confronti degli esseri umani, permettendogli di riabituarsi alla vita selvatica.
Dall'altro lato, mostra una via alternativa a quella della reclusione e della cattività, nel rispetto della fauna selvatica, come sottolinea lo stesso parco abruzzese: «Abbiamo l’obbligo di attuare tutte le soluzioni possibili per garantire a Juan Carrito, un orso bruno marsicano, una vita libera».