La reclusione di Juan Carrito è terminata: il giovane orso marsicano che si trovava nell'area faunistica di Palena, all'interno del Parco Nazionale della Maiella, è tornato di nuovo libero in natura. L'animale è stato rilasciato sul massiccio della Maiella, attraverso un'operazione condotta dal personale del Parco in collaborazione con i Carabinieri Forestali.
Il ritorno di Carrito in natura rappresenta la seconda delicatissima fase dell'intervento di emergenza che era iniziato con la cattura avvenuta a Roccaraso e il suo temporaneo trasferimento nell'area faunistica. Il confinamento serviva infatti ad attendere un miglioramento delle condizioni meteorologiche che, fino a oggi, ne avevano impedito l'immediato rilascio.
Durante questo periodo l’orso Juan Carrito non ha avuto contatti con l’uomo e si è alimentato esclusivamente di cibi di origine naturale, ma soprattutto non è stato effettuato nessun percorso di rieducazione. In questa fase, infatti, come riporta il Parco, la sua permanenza nel recinto era mirata al solo allontanamento urgente da Roccaraso, nell'attesa di poter effettuare la traslocazione in modo sicuro ed efficace in Maiella.
Dal trasferimento a Palena, avvenuto il 5 marzo in accordo con l'Ispra, sono trascorse tre settimane e durante questo periodo sono stati diffusi numerosi appelli per riportare quanto prima l'orso in natura. La rimozione dall'ambiente naturale di un orso marsicano, sottospecie endemica del nostro Appennino e in serio rischio di estinzione, è stata letta dalle principali associazioni animaliste del territorio come una pesante sconfitta per la comunità e le amministrazioni.
Ma sotto la custodia del Parco della Maiella, all’interno di un'area recintata caratterizzata da un bosco di abeti, cespugli, alberi da frutto e aree di pascolo, Carrito ha trascorso un periodo di stallo nel pieno rispetto del suo habitat naturale.
Questo periodo, sin dall’inizio annunciato come transitorio, è servito ad attendere che la neve si ritirasse, per poter poi spostare l’orso in un luogo isolato e lontano dai centri abitati. Il giovane orso confidente ha infatti più volte rischiato di creare incidenti e, soprattutto, mettere se stesso nei guai per la sua eccessiva tendenza ad avvicinarsi ai centri urbani.
La presenza di Juan Carrito nei centri abitati, infatti, non era più tollerabile soprattutto perché l’animale si alimentava ormai da troppo tempo quasi esclusivamente di rifiuti, un comportamento che, oltre a creare situazioni potenzialmente pericolose e di conflitto con l'uomo, danneggiava l’orso stesso mettendo a repentaglio la sua salute.
Come ci hanno spiegato gli esperti che lo hanno seguito, Simone Angelucci e Antonio Antonucci, è stato fatto l’impossibile, lavorando anche contro lo scetticismo dei colleghi internazionali, solamente per dare a Carrito una seconda possibilità di libertà, dopo che il primo tentativo di traslocazione è fallito.
Il giovane orso deve vivere in natura in totale tranquillità, senza curiosi e fotografi che ne vadano alla ricerca. In questa delicatissima fase possiamo solo incrociare le dita e tifare per lui, sperando di non vederlo nuovamente affrontare centinaia di chilometri per fare ritorno nei centri abitati.
È difficile prevedere come si comporterà Carrito nelle prossime settimane, ma il parco ha già predisposto un piano di intervento speciale nel quale sono previsti ulteriori interventi, anche sperimentali, mirati a tenere l’orso lontano dai paesi e a tentare tutto quanto possibile per eliminare o quanto meno ridurre la sua dipendenza dall'uomo.
Con un popolazione residua di appena una sessantina di orsi, ogni singolo individuo può fare la differenza per scongiurare l’estinzione di questo minacciato e unico plantigrado appenninico.