L'orsa F36 è stata uccisa da un colpo d'arma da fuoco che l'ha raggiunta agli organi vitali. È la conclusione alla quale sono giunti gli esperti che hanno analizzato il corpo dell'animale.
F36 a luglio 2023 aveva seguito due escursionisti e per questo era finita nella "lista nera" degli orsi problematici della Provincia Autonoma di Trento. Ad agosto Maurizio Fugatti aveva già firmato il decreto di abbattimento nei suoi confronti, ad eseguirlo però non è stato il Corpo Forestale del Trentino, ma i bracconeri.
A settembre infatti è stato rinvenuto il cadavere dell'orsa in Val Bondone, nel territorio del comune di Sella Giudicarie. Ora, dopo mesi di incertezze arriva la conferma: ad ucciderla è stato un colpo di arma da fuoco.
«Shock ipovolemico conseguente a lesioni traumatiche agli organi vitali causate dal passaggio di un corpo metallico trasversalmente attraverso il torace dal lato destro a quello sinistro», sono le parole utilizzate dai consulenti che hanno eseguito la necroscopia sul corpo dell’orsa, a testimonianza che è stata uccisa da persone in grado di maneggiare un’arma da fuoco, visto che sono stati lesi proprio gli organi vitali.
Inoltre, come emerge dalle ipotesi investigative, l’uccisione era stata posta «in essere senza alcuno stato di necessità come le evidenze della posizione dimostravano che l’animale non doveva trovarsi nella posizione di attacco». Il colpo, quindi, non sarebbe stato un tentativo di difesa, ma un'uccisione deliberata.
Nonostante questi dati in suo possesso, la Procura di Trento ha comunque deciso di chiedere l’archiviazione del caso.
«È inaccettabile che nonostante i tanti elementi utili raccolti durante le indagini, i responsabili dell’uccisione di F36 possano farla franca – dichiara Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della LAV – Con il nostro ufficio legale stiamo preparando l’atto di opposizione, il procedimento non deve essere archiviato, vogliamo che i responsabili paghino per questo ignobile atto di bracconaggio».
L'associazione di tutela animale sottolinea anche come il ritrovamento del corpo senza vita dell’orsa sia avvenuto a poca distanza da un appostamento da caccia, circostanza che avrebbe indirizzato subito le indagini verso quattro cacciatori, i cui cellulari e le denunce di uscita caccia avrebbero la loro presenza in quella zona proprio il 24 settembre 2023, data della morte dell’orsa.
«Se dovesse essere confermata la responsabilità dei cacciatori dell’uccisione dell’orsa F36 – sottolineano dalla Lav – verrebbe ancora una volta dimostrata la piena contiguità tra il mondo della caccia e quello del bracconaggio, due mondi che considerano divertimento e passatempo la sofferenza e l’uccisione di esseri viventi indifesi».
«Questo caso dimostra la necessità e l’urgenza di intervenire con maggiori e più serrati controlli nei confronti del mondo della caccia trentino, prima che si consolidi la presunzione di una sostanziale garanzia di impunità per coloro che, in assenza di un’azione politica competente da parte dell’amministrazione provinciale, decidono di farsi giustizia da sé, trasformando il Trentino in una sorta di nuovo Far West dove vige la legge del più forte».