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22 Dicembre 2022
10:22

L’origine arborea della parola: l’evoluzione delle consonanti nelle grandi scimmie

La vocalizzazione e l'uso di suoni sordi simili a consonanti può essersi evoluto nelle grandi scimmie come strumento di comunicazione per il procacciamento delle risorse.

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Uno dei misteri che hanno attanagliato di più i linguisti e gli antropologi è l'origine della parola all'interno della nostra famiglia di primati. Un nuovo articolo pubblicato su Cellpress promette però di chiarire una volta per tutte l'origine di alcuni suoni e fonemi – in particolare le consonanti – che hanno permesso nel corso dell'evoluzione ai nostri antenati e alle attuali scimmie di comunicare tra loro.

L'origine delle consonanti e della parola

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Secondo gli etologi e i primatologi, la maggior parte dei primati oggi esistenti ha un repertorio formato quasi esclusivamente da vocali. Quest'ultimi sono prodotti dalla laringe e prevalentemente dalle corde vocali, mentre le consonanti  vengono prodotti dal lavoro di labbra, lingua e mandibola. Per Adriano R. Lameira, psicologo dell'Università di Warwick e autore dello studio: «Lo studio comparativo del comportamento vocale dei primati ha portato le teorie dell'evoluzione del linguaggio a porre un'attenzione speciale ed esclusiva sull'anatomia della laringe dei primati e sui precursori delle vocali umane. Tuttavia, ancora dovevamo spiegare la causa principale dei suoni sordi nei primati, simili a consonanti nel lignaggio umano. Le ipotesi prevalenti offrono pochissimi suggerimenti utili, ma le grandi scimmie forniscono uno sguardo al tema cruciale».

Lo psicologo inglese crede che tutte le grandi scimmie, come i generi Pongo ovvero gli oranghi, i Gorilla, Pan ovvero scimpanzé e bonobo, sembrano essere capaci di apprendere socialmente o di inventare nuovi richiami simili alle consonanti in cattività. In natura, invece, si osservano molte differenze. «Gli oranghi selvatici producono richiami simili a consonanti in più contesti, dalla costruzione del nido alla comunicazione madre-figlio – spiega lo studioso – Inoltre il loro tipo di chiamata più frequente è una chiamata di allarme, anche questa simile a una consonante».

Per quanto riguarda i gorilla, gli scimpanzé e i bonobo, richiami e vocalizzazioni simili a consonanti sono invece numericamente inferiori e più rari. «Nei gorilla, un singolo richiamo simile a una consonante è presente in alcune popolazioni, ma non in altre. In Pan, alcune popolazioni di scimpanzé selvatici producono uno o due richiami simili a consonanti (con possibili sottovarianti) all'interno di un unico contesto, che è quello del grooming e della cura sociale, ma questi sono notoriamente rari in altre popolazioni – afferma Lameira – Solo negli oranghi selvatici i richiami simili a consonanti sono universali, culturali e si verificano in più contesti».

L'utilizzo delle consonanti non deve farci credere che il nostro linguaggio derivi direttamente da quell'Orango. Anzi, le ricerche genetiche ci hanno più volte dimostrato quanto la nostra specie sia vicina filogeneticamente agli scimpanzé e ai bonobo, però comprendere l'uso dei fonemi vocali all'interno delle popolazioni degli oranghi ci permette di chiarire quale potenziali origine e uso avevano questi suoni, rispetto alle più semplici vocalizzazioni delle vocali.

L'uso delle consonanti nei primati non umani

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Tutte le grandi scimmie sono abili raccoglitrici di frutta. Per gran parte della loro giornata, oranghi, gorilla ad esempio passano il loro tempo a cercare la frutta più succosa facendola cadere dalle fronde degli alberi più alti. Per selezione naturale, le grandi scimmie dunque sono state adattate a sviluppare complessi tecniche e sistemi che prevedessero l'acquisizione della frutta più nutriente, caratteristica che ancora oggi è presente nella nostra specie e che si può osservare in ogni banco frutta di ciascun supermercato, e la vocalizzazione potrebbe essere uno dei possibile strumenti proprio a questo scopo.

La nostra specie inoltre, insieme a quelle delle altre grandi scimmie, è naturalmente predisposta a scegliere e a individuare la frutta più digeribile, sana, matura e gustosa, tuttavia il modo in cui gli individui maneggiano cibi e strumenti è vincolato dalle loro impostazioni e condizioni fisiche immediate.

«Gli oranghi dovrebbero scendere ripetutamente dagli alberi per recuperare oggetti con cui far cadere la frutta posta molto in alto, mentre scimpanzé e bonobo possono facilmente tenere cibi e strumenti con qualsiasi combinazione di piedi e mani si adatti meglio al compito e al livello di abilità» afferma Lameira nel suo studio.

Questo ha portato però a delle conseguenze spiega il ricercatore: «L'accesso a cibi preziosi mentre si è sospesi fra le fronde degli alberi è completamente diverso ed è per questo che fra tutte le grandi scimmie per gli Oranghi (che fra tutte le specie sono quelle che passano più tempo lontano dal suolo, N.d.r) l'elevata prevalenza e frequenza di richiami simili a consonanti sembra essere il risultato di pressioni selettive guidate dalle esigenze di procacciarsi il cibo presente nelle chiome.»

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Questo giovane orango maschio sta comunicando a un suo consimile che ha trovato nuove fonti di cibo

La ricerca del cibo e avere le mani occupate, dunque, in questi animali sembra essersi così tradotta in una maggiore facilità per la produzione di suoni simili a consonanti, che dipendono direttamente dalle stesse strutture anatomiche e che producono «un repertorio ricco di schiaffi, clic, spruzzi, sfrigolii e suoni simili a baci» come afferma lo stesso studioso.

L'uso delle consonanti ha dunque permesso agli oranghi e forse anche ai nostri antenati arboricoli di comunicare tra di loro e di adottare strategie sociali efficienti per la raccolta del cibo, quando questi era nascosto o era presente in grandi quantità fra i rami degli alberi più alti o che minacciavano di spaccarsi.

«Lo stile di vita e l'ecologia alimentare delle grandi scimmie hanno portato a una sorprendente variazione nel numero e nel tipo di richiami simili a consonanti osservati nei generi arboricoli rispetto a quelli terrestri – continua lo psicologo inglese, soffermandosi sulle differenze che si possono riscontrare fra le società dei primati – L'arborealità sembra, però, essere stata un preadattamento per l'evoluzione del linguaggio negli antenati umani».

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Le vocalizzazioni degli oranghi sono più complesse rispetto a quelli degli altri parenti dell’uomo

Per testare questo scenario evolutivo e provare che la vita sugli alberi ha permesso ai primati di formulare a tutti gli effetti le prime parole dotate di significato, Lameira propone di confrontare le vocalizzazioni delle popolazioni che trascorrono più tempo sugli alberi, stando attenti ai fonemi simili a consonanti, con il numero e la potenza dei richiami. Questi esperimenti dovranno ancora avere luogo, ma lo psicologo comunque si aspetta, dai dati già disponibili, che tra tutti i Gorilla risultino i meno "bravi" nel dialogare con suoni simili a consonanti, i Pan leggermente più pratici, mentre gli oranghi risultino tra tutti i più bravi in assoluto, con una proprietà di linguaggio capace nell'esprimere persino dei dialetti locali.

«Per ora, lo scenario proposto per la genesi evolutiva delle consonanti si allinea con l'evidenza che il bipedismo umano è sorto in un contesto arboreo come adattamento per la locomozione su rami flessibili e che l'arborealismo rimase una componente cruciale nella vita degli ominini ancestrali, fino all'uomo moderno, spesso per accedere al cibo – conclude l'esperto – I dati convergenti invitano a considerare gli effetti a catena che la vita sugli alberi avrebbe potuto avere sui sistemi comunicativi, cognitivi e culturali degli antenati umani, stimolando nuove ricerche sull'ecologia della parola e sull'evoluzione del linguaggio».

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Fra tutti le grandi specie di scimmie, gli oranghi sono quelli che vivono per più tempo in condizioni arboricole
Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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