video suggerito
video suggerito
31 Marzo 2023
14:48

L’orca Lolita tornerà libera dopo 50 anni in cattività all’acquario di Miami

l'annuncio dato ieri. Il delfinario di Miami ha acconsentito al suo trasferimento. L'orca, da sola dal 1980, dovrà però essere prima riabilitata e il lungo processo potrebbe durare anche due anni.

6.982 condivisioni
Giornalista
orca Lolita

La notizia è una di quelle che si leggono raramente. Lolita, l’orca che da 50 anni vive in una vasca lunga tre volte la sua lunghezza nel Miami Seaquarium, tornerà libera. Ci potrebbero volere anche due anni perché Lolita in tutti questi decenni di cattività ha smesso di alimentarsi da sola e dovrà riabituarsi a cacciare pesce vivo in acque aperte ma, se si riuscirà nell’impresa titanica del suo trasferimento, sarà davvero una grande vittoria per tutti.

La decisione storica è stata annunciata ieri nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato la Dolphin Company, proprietaria dell’acquario, Daniella Levine Cava, sindaco della contea di Miami e i rappresentanti di alcune associazioni animaliste che si erano battute negli anni per il raggiungimento di questo obiettivo, tra cui Peta. Con loro anche Jim Irsay, il proprietario di una squadra della National Football League, gli Indianapolis Colts, che nella vicenda avrà un ruolo fondamentale visto che si accollerà il costo del trasferimento. E non sarà un costo da poco.

Le difficoltà del trasferimento

Immagine
Un’esibizione di Lolita al Miami Seaquarium

L’epilogo della lunga storia di Lolita, separata dal suo branco e catturata nel 1970 nel nord-ovest del Pacifico e quindi trasferita nell’acquario di Miami, si avrà infatti soltanto a trasferimento avvenuto. Non sarà facile però trasferire nelle acque al largo della costa occidentale degli Stati Uniti un’orca che pesa oltre 2 tonnellate e ormai molto anziana a malandata, tanto che alla fine del 2021 anche il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti aveva stabilito dopo un’ispezione dell’acquario l’incompatibilità di Lolita alle condizioni di vita a cui era costretta. Come ha spiegato Irsay «il trasferimento non è un impegno a breve termine, ma a lungo termine» sottolineando che il costo potrebbe essere davvero molto alto visto che potrebbe richiedere «l'uso di un aereo 747 o di un aereo militare C-17».

Il lungo percorso di riabilitazione

Immagine

Lolita, inoltre, non potrà semplicemente essere trasferita in mare aperto. Come ha sottolineato Irsay molto probabilmente sarà necessaria «la costruzione di un santuario con reti nell'Oceano Pacifico al largo della costa nord-occidentale degli Stati Uniti, e anche il trasporto due delfini per farle compagnia, nonché l'assunzione di addestratori per aiutare la balena ad adattarsi alle acque aperte». Come era successo per i delfini Jonny, Rambo e Rocky  rilasciati nelle acque di Bali dopo tre anni di attività di reinserimento della Dolphin Project di Ric O’Barry, anche Lolita dovrà imparare di nuovo a pescare. «Non sa più come farlo. È stata prigioniera troppo a lungo». Gli animalisti di Free Lolita, vero e proprio movimento di protesta che negli anni  in Florida aveva più volte fatto sentire la sua voce in difesa dell’orca, hanno affermato che sono stati identificati numerosi siti per un recinto marino naturale per ospitare Lolita, incluso uno nel Salish Sea, nelle acque in cui la sua famiglia nuota ancora, dove sembrerebbe che sua madre, un'orca di 95 anni, sia ancora viva. «Senza dubbio esiste l'opportunità per lei di connettersi acusticamente con la sua famiglia- ha detto Charles Vinick, il direttore esecutivo del Whale sanctuary Project. e forse in un futuro, anche di ricongiungersi fisicamente con lei». Più cauto Ric O'Barry: «Ho letto il comunicato stampa con emozioni contrastanti e un cauto semi-ottimismo – ha spiegato. –  Abbiamo protestato sotto il sole cocente fuori dal Miami Seaquarium dal giorno in cui Lolita è arrivata. Nessuna delle persone coinvolte in questo annuncio lo ha fatto. Non ci resta che aspettare e vedere come andrà a finire. Tuttavia, questo manda un chiaro messaggio all'industria della cattività: è ora di svuotare le vasche, comprese tutte quelle delle 31 strutture per delfini in cattività di proprietà di The Dolphin Company».

Da sola in vasca dal 1980

Immagine
L’orcaLolita in una delle sue esibizioni

Le sue condizioni di salute inoltre non aiuteranno. Lolita ha compiuto 50 anni e li ha passati sempre in prigionia mangiando pesce surgelato e limitando i suoi movimenti naturali a favore di quelli imposti dagli addestratori per le esibizioni a cui è stata forzata per tutto questo cinquantennio. Solo negli ultimi anni era stata esclusa dagli spettacoli del delfinario, perché troppo vecchia per i salti tipici delle esibizioni. Era rimasta a nuotare pigramente nella sua vasca di cemento, invecchiando da sola perché non ha visto un'altra orca in 40 anni dopo la morte del suo compagno Hugo nel 1980. Peta, che per decenni ha sostenuto la causa di liberazione di Lolita dall’acquario di Miami, ha sottolineato come «Lolita è stata rapita da casa sua quasi 53 anni fa e da allora languisce nella più piccola vasca di orche del mondo. È stata senza la compagnia di un'altra orca dal 1980, ha avuto pochissimi stimoli e nessuna opportunità di impegnarsi in modo significativo nel comportamento più naturale  e trascorre le sue giornate fluttuando svogliatamente». Oltre alla speranza che l’orca possa vivere i suoi ultimi anni di vita in libertà, al associazione sottolinea che «Questa storica iniziativa di mandarla in un santuario sul mare invia ai parchi marini come SeaWorld il messaggio che sono finiti i giorni in cui i mammiferi marini altamente intelligenti possano essere rinchiusi in tetre prigioni».

Lolita tornerà a nuotare libera

Immagine
Rambo, in una delle foto pubblicate sulla pagina FB di The Dolphin Progìject il 28 marzo

Che la strada sia quella giusta, però, non c’è dubbio. Basta guardare le immagini di Rambo, il delfino di Bali, liberato con i suoi due fratelli dopo anni di cattività e dopo il lunghissimo lavoro di reinserimento operato nel centro di Umah Lumba a Bali da Ric O’Barry. In un post del 28 marzo, il team pubblica le foto del delfino che continua ad essere monitorato nei suoi spostamenti nelle acque dove è stato liberato. «Da quando i cancelli sono stati aperti al centro di riabilitazione, rilascio e riposo di Umah Lumba lo scorso autunno, Rambo ha scelto di rimanere nella zona vicina. La nostra squadra lo ha avvistato regolarmente da allora», scrivono. E le foto lo mostrano libero di scegliere giorno per giorno le acque dove nuotare. Finalmente.

Avatar utente
Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views