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4 Agosto 2021
18:13

L’orango che indossa gli occhiali da sole e li restituisce, le incredibili abilità di questi primati

In Indonesia, al Taman Safari a Bogor, una visitatrice ha fatto cadere accidentalmente gli occhiali da sole nel recinto dove vive una mamma di orango con il piccolo. La mamma orango si è subito avvicinata agli occhiali e, dopo averli studiati, li ha indossati, lasciando tutti a bocca aperta. L'accaduto è stato filmato e il video, pubblicato su TikTok, è diventato virale.

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In Indonesia, al Taman Safari a Bogor, è accaduta una vicenda curiosa che ha visto come protagonista una femmina di orango (Pongo sp.), che sembra voler entrare prepotentemente nel mondo dell'alta moda. Una visitatrice del parco proveniente da Los Angeles, dal nome Lola Testu, ha fatto accidentalmente cadere i suoi occhiali da sole all'interno della recinzione dove si trova il primate. Subito dopo l'orango si è avvicinato, ha raccolto gli occhiali da terra, e dopo averli osservati li ha indossati. Non è riuscita a farlo perfettamente al primo colpo: li ha infatti indossati prima sotto sopra, dopodiché li ha girati al contrario. Quello che è evidente però, ed è probabilmente ciò che ha reso l'evento esilarante per molti, è che subito si è resa conto dove doveva indossarli, quasi come se sapesse la loro funzione, rendendo il suo aspetto ancora più "umano" e un po' buffo.

La scena è stata ripresa dalla donna che ha successivamente pubblicato il video su TikTok con il testo: «Quindi ho perso un paio di occhiali da sole ma ho un'ottima storia». In pochissimo tempo il video ha raggiunto oltre 30 milioni di visualizzazioni:

@minorcrimes

So I’m down a pair of sunglasses but up a very good story #monke

♬ original sound – Lola Testu

Perché i primati lanciano gli oggetti?

C'è stato un altro comportamento però che ha particolarmente colpito chi ha guardato il video: quello del piccolo di orango che ha cercato tutto il tempo di accaparrarsi gli occhiali dalla mamma, probabilmente per esplorare e giocare con questo nuovo oggetto. La madre però non gliel'ha lasciato fare e alla fine ha rilanciato gli occhiali verso la recinzione, ricevendo un "premio" in verdura da un guardiano del parco. La presenza di questo, e il rilascio degli occhiali poco prima dell'arrivo del cibo, fa pensare all'ipotesi che l'orango abbia lanciato l'oggetto come una sorta di scambio, incitato dal guardiano che conosce e di cui si fida. Non è però l'unica possibilità: i primati infatti spesso lanciano gli oggetti sia in natura che in cattività. Negli zoo non è inusuale vedere ad esempio uno scimpanzé (Pan troglodytes) che prende le proprie feci e le lancia verso gli spettatori, e che si vanno immediatamente a schiantare sul vetro che li separa. Allo stesso modo lo fanno a volte anche i gorilla (Gorilla sp.), com'è avvenuto al Disney's Animal Kingdom, un parco zoologico in Florida:

Negli scimpanzé questo accade perché in natura, quando gli esemplari si arrabbiano per qualche motivo, spesso agitano le braccia e mettono le mani su qualsiasi cosa si trovi loro intorno, come rami o sassi, cominciandoli a lanciare. In cattività, se ad esempio vi è un eccesso di turisti a osservarli, gli scimpanzé possono sentirsi frustrati, stressati o arrabbiati e mettere le mani sulla prima cosa che hanno a loro disposizione: le feci. È quindi una forma di comunicazione, che generalmente esprime un'emozione di disagio. Nel 2009 inoltre uno scimpanzé di 31 anni dello zoo di Furuvik ha mostrato la capacità di pianificazione del futuro, una competenza che richiede particolari abilità cognitive. Lo scimpanzé, dal nome di Santino, lanciava infatti le pietre contro i visitatori dello zoo, ma non solo: si impegnava a creare pile di "munizioni" quando lo zoo era chiuso, dimostrando quindi che sapeva che le avrebbe utilizzate in un futuro prossimo e che gli sarebbero servite per far allontanare il pubblico.

Le abilità cognitive degli oranghi

D'altronde che l'orango abbia subito capito come andavano indossati gli occhiali non deve meravigliare troppo: gli oranghi infatti sono primati dalle spiccate abilità cognitive e condividono circa il 97 percento dei geni con l'uomo. Probabilmente l'orango aveva osservato molte volte visitatori che indossavano gli occhiali e non gli è risultato troppo difficile riprodurre il comportamento. Diversi studi si sono focalizzati sulle capacità intellettive degli oranghi, riportando che sono capaci di calcolare il rapporto costo-benefici nel scambiarsi un dono con un altro individuo, di cooperare per raggiungere un premio in cibo e fare delle espressioni facciali simili alla risata umana, contagiandosi emotivamente. A tal proposito uno dei commenti sotto al video pubblicato da Lola Testu è stato: «Giuro che possono anche parlare, semplicemente non vogliono pagare le tasse». Nonostante la natura goliardica della frase, c'è qualcosa di estremamente vero: in uno studio pubblicato nel 2016 un team di ricercatori ha studiato un orango di 11 anni, di nome Rocky, dimostrando che riusciva a imparare nuovi suoni e controllare e cambiare il tono della propria voce, imitando quello dell'uomo, gettando nuova luce sull'evoluzione del linguaggio umano.

Rocky, l'orango che imitava il tono di voce umano
©Lameira, A. R., Hardus, M. E., Mielke, A., Wich, S. A.,
& Shumaker, R. W. (2016). Vocal fold control beyond the
species-specific repertoire in an orang-utan. Scientific reports, 6(1), 1-10.

Infine non è la prima volta che un orango in cattività imita un visitatore del parco zoologico dove vive: nel 2018 un orango dello zoo indonesiano di Bandung ha fumato una sigaretta che era stata lanciata nel recinto da un visitatore, scatenando diverse polemiche.

Orango che fuma una sigaretta lanciata da un visitatore allo zoo di Bandung

Gli oranghi, specie in via di estinzione

Gli oranghi si dividono in tre specie diverse: l'orango del Borneo (Pongo pygmaeus) nativo dell'isola del Borneo e classificato come in "pericolo critico" dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) a causa della deforestazione, delle piantagioni di olio di palma e della caccia. L'orango di Sumatra (Pongo abelii), che vive esclusivamente nel Sumatra settentrionale, e classificato anch'esso come in "pericolo critico" dalla IUCN a causa principalmente del disboscamento, la trasformazione della foresta in terreno agricolo e in piantagioni di olio di palma e la frammentazione dell'habitat dovuta alla costruzione delle strade. Si stima infatti che dal 2015, siano solo circa 7.000 gli esemplari allo stato brado. Infine l'orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis), che vive nell'Isola di Sumatra, anch'esso in pericolo critico secondo la IUCN in quanto ne rimangono solo circa 800 individui. Le minacce a questa specie, la più rara tra le grandi scimmie, sono principalmente la caccia, il conflitto con l'uomo , il commercio illegale e la perdita dell'habitat a causa dell'agricoltura e dell'estrazione mineraria.

Gli animali che vivono in cattività

La detenzione degli animali in cattività per pura attrazione turistica è sicuramente qualcosa da condannare. Spesso però i parchi zoologici ospitano individui che sono stati recuperati dal commercio illegale, o da altre attività, e non possono essere più rimmessi in natura perché non abituati a procacciarsi il cibo e sopravvivere senza l'aiuto dell'uomo. Per le specie in via d'estinzione inoltre, gli zoo vengono spesso coinvolti in progetti di conservazione per far avvenire la riproduzione in cattività in un ambiente più controllato e reinserire poi gli individui in natura, come ad esempio è successo per i due gorilla di pianura occidentali (Gorilla gorilla gorilla), specie a rischio critico di estinzione, nati e cresciuti in parchi zoologici che sono stati rilasciati in natura nelle foreste del Bateke Plateau National Park, in Gabon. Successivamente si sono riprodotti e l'evento rappresenta un grande risultato per tutti i progetti di reintroduzione. Non bisogna quindi demonizzare tutti gli zoo ma valutare caso per caso. Inoltre, bisogna anche considerare la specie in questione in base alla sua etologia e biologia: alcune possono vivere in maniera adeguata in cattività, altre meno, rispettando ovviamente sempre i più alti standard di benessere animale.

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