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4 Gennaio 2021
16:33

Il naso: un universo senza confini

L’olfatto è il senso elettivo del cane e il suo naso è molto diverso dal nostro: è talmente sensibile da riuscire a sentire persino un ramarro nascosto sotto terra. Attraverso gli odori il cane può anche distinguere il presente dal passato. Ma cosa rende quest'organo così sviluppato?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Addentriamoci in uno sconosciuto universo, del quale forse non potremo apprezzare la vastità per quanto è sconfinato. Parliamo dell'olfatto del cane che si spalanca appena dietro il suo tartufo. Se la vista è il senso elettivo per la nostra specie, l'olfatto lo è per il cane. Il mondo nel quale lui si muove è un mondo di infinite sostanze chimiche.

Cominciamo dall'apparato, dall'organo di senso, ossia il tartufo del cane. Inutile tentare delle comparazioni: già a prima vista ci rendiamo conto di aver a che fare con uno "strumento" molto diverso dal nostro naso. Le sue narici hanno una conformazione differente della nostra e sono molto mobili. I cani riescono ad inspirare aria anche dalla porzione laterale attraverso una fessura che è la continuazione delle narici stesse. Il tartufo viene tenuto umido dal cane leccandolo, sia per favorire la termoregolazione (i cani non hanno ghiandole sudoripare sparse su tutto il corpo, come noi) che per facilitare la cattura delle molecole odorose in sospensione. È privo di peli e la cute è molto spessa con un tipico disegno a pavé: non è, e non deve essere liscia (la perdita del disegno a pavé può essere indice di una patologia, nel caso meglio consultare un medico veterinario).

E se il “naso” del cane appare molto diverso dal nostro solo osservandolo dall’esterno, quello che si trova dentro, nascosto alla vista, è qualcosa di veramente alieno.

Come è fatto il naso del cane e quali sono le sue capacità olfattive

Il cane inspira aria attraverso le narici nella canna nasale e le molecole in sospensione in essa trovano ad attenderle la mucosa olfattiva con la sua bella superficie epiteliale costellata di recettori. Anche in questo caso – come accennato nell'articolo sulla vista del cane – ci possono essere notevoli differenze tra cane e cane e tra razza e razza. Basti pensare, giusto per fare un esempio, alle dotazioni di un Bracco Italiano e a quelle di un Carlino.

Le dimensioni della mucosa olfattiva, sembrerà incredibile, vanno da 18 a 150 cmq, con ben 150mila recettori per centimetro quadrato. Nell'uomo, la mucosa olfattiva, se dispiegata, è di appena 3 o 4 cmq. Ci separa un abisso incolmabile.

Quando il cane fiuta, compie da 3 a 7 cicli di inspirazione alternati alle espirazioni, che hanno la funzione di: liberare la canna nasale dalle molecole odorose già analizzate; sollevarne delle altre dal terreno soffiando per poi inspirarle facilmente.

I recettori sulla mucosa inviano le informazioni al bulbo olfattivo, che nel cane possiede 40 volte il numero di cellule olfattive dell'uomo, attraverso un nervo di connessione. Da lì il cervello procederà all'elaborazione degli input. Ancora una volta, lo ricordiamo, è il cervello che dà significato a ciò che gli organi di senso rilevano. Fiutare, dunque, è un atto, un comportamento vero e proprio, che richiede anch'esso apprendimento, e che via via migliora e si raffina con la pratica e l'esperienza. Non è sufficiente avere un potente strumento per saperlo usare.

Attraverso il naso il cane analizza il mondo

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Ora, prendiamoci un momento per cercare di immaginare quanto questo strumento di analisi del mondo nel cane sia sensibile. Nel mio libro, “Il cane a 360°”, riporto le parole della dottoressa Paola Valsecchi, ricercatrice dell'Università degli Studi di Parma, che racconta un’esperienza molto significativa. Un pomeriggio, durante una passeggiata con il suo cane Pimpa lungo l'argine di un fiume, è accaduto un fatto, peraltro abbastanza comune. Ad un certo punto Pimpa si è fermata e ha iniziato a scavare, molto eccitato. Paola è rimasta ad osservare che cosa stesse facendo con la dovuta pazienza, perché troppo spesso i pet mate non consentono al loro cane di annusare e lo strattonano via. Dopo qualche minuto Pimpa ha scavato un buco di più di 30 centimetri di terra compatta e ha estratto da lì un ramarro che era in letargo. Racconta la dottoressa Valsecchi: «Mi è toccato toglierle la bestiola dalla bocca, rimetterlo al suo posto – per fortuna illesa – ricompattare il tutto e, naturalmente, per i giorni successivi girare alla larga da lì. Pur conoscendo il comportamento, sono comunque rimasta basita perché mi sono chiesta: che odore avrà mai avuto un ramarro, notoriamente un animale a sangue freddo, che se ne sta sepolto sotto 30 cm abbondanti di terra compatta, ed è anche già andato in letargo? Ecco, questo è il mondo che a noi è precluso e sfugge».

Questo mondo meraviglioso e sconosciuto lo ritroviamo anche nelle affermazioni della dottoressa Alexandra Horowitz, nel suo splendido libro "Una questione di naso" (Ed. Sonda, 2018) in cui spiega che i cani allenati a rintracciare le tracce di esplosivi sono in grado di rilevare un picogrammo di TNT, ossia un millesimo di miliardesimo di grammo. Per comprendere l'enormità di ciò di cui si sta parlando, la Horowitz, fa questo esempio: « […] pensiamo ad un aroma gradevole al nostro naso: girelle alla cannella appena sfornate. Questo dolcetto contiene, in media, un grammo di cannella. Sicuramente il naso umano lo avverte, non appena apriamo la porta di casa. Adesso immaginate 1.000 miliardi di brioche: ecco cosa fiuta il cane che entra in casa insieme a noi».

La potenza olfattiva dei cani

Non sapremo mai cosa significa l'olfatto per un cane, ma possiamo provare ad usare la nostra fantasia, e provarci con un piccolo esperimento mentale.

Immaginiamo di entrare in una stanza e di sentire il profumo di un arancia. Sentendone solo il profumo, cosa possiamo pensare? Per esempio che c'è un'arancia nella stanza ma, non vedendola, la dobbiamo cercare, e così ci guardiamo attorno. Se però non la dovessimo trovare potremmo concludere che qualcuno ha sbucciato un'arancia in questa stanza prima che entrassimo noi. Quindi che in quell’ambiente è stata portata un'arancia. Ma, quanto tempo è passato da quando è accaduto? Beh, non certo una settimana, ma nemmeno un giorno. Possiamo tuttalpiù ipotizzare che qualcuno abbia sbucciato un'arancia da non più di un'ora. Bene, quando siamo entrati nella stanza il profumo che abbiamo fiutato con i nostri quattro centimetri quadrati di mucosa olfattiva, fondamentalmente, non ci sapeva dire se  l'arancia era "presente" o "passata". Perché per gli esseri umani è la vista a “parlarci” del presente: se vediamo un'arancia, l'arancia c'è, nel qui e ora.

Abbiamo invece compreso quanto il fiuto del cane sia infinitamente più sensibile del nostro: possiamo così provare ad immaginare che il nostro compagno, quando lo portiamo a spasso e gli consentiamo di fiutare, debba aver sviluppato una funzione cognitiva che gli consente di discriminare il presente dal passato in modo molto preciso. Se non fosse così, con la sua dote olfattiva, avrebbe difficoltà a comprendere cosa sia presente e cosa passato.

Il mio cane, quando lo porto al parco, prima di fare un'esplorazione visiva, è in grado di percepire tutto quello che è accaduto lì, forse addirittura negli ultimi mesi.

Ripensiamo allora al ramarro in letargo sotto trenta centimetri di terra compatta del quale parlava Paola Valsecchi: chissà da quanto tempo se ne stava lì. È come se il cane possa i sentire i "fantasmi" di ciò che è avvenuto in quel luogo nei mesi passati sovrapporsi alla realtà presente. Immaginate un episodio e quando è accaduto, il cane lo vede anche se il tempo è trascorso attraverso il suo olfatto: un bimbo tira un calcio ad un pallone – due giorni fa; una donna anziana mangia una brioche seduta su una panchina – una settimana fa; tre cuccioli si rincorrono felici – ieri; due maschi adulti si azzuffano – un mese fa. Se fosse possibile fare quello che fa il nostro cane con l'olfatto, forse correremmo il rischio di confondere i fatti avvenuti con quelli presenti, tutti più o meno vividi davanti ai nostri occhi.

Narice destra e sinistra: la comunicazione olfattiva del cane

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Ci sarebbe moltissimo ancora da dire sul naso del cane, questo strabiliante organo di senso che occupa un ruolo così centrale nella mente e nella sua realtà. Aggiungeremo però solo una curiosità. In precedenza si è posto l'accento sul fatto che le narici sono ipsilaterali in relazione ai due emisferi del cervello, sia del nostro che di quello del cane. Sappiamo che queste due parti del cervello, separate dalla fessura longitudinale mediana, sono connesse alla loro base attraverso il corpo calloso e hanno funzioni differenti. L'emisfero sinistro è deputato al pensiero logico, analitico, oltre che al controllo dei movimenti della parte destra del corpo. Quello destro è sede dell'elaborazione creativa, delle risposte emotive, dell'identificazione degli oggetti, del movimento della parte sinistra del corpo e di molto altro ancora.

Ebbene, quando il cane fiuta un odore sceglie con quale narice farlo (o forse sarebbe meglio dire: con quale parte del cervello). Infatti uno studio di un team di ricercatori condotti dal neuroscienziato Giorgio Vallortigara (2011) ha mostrato che i cani, posti di fronte ad uno stimolo sconosciuto, annusino gli odori prevalentemente con la narice destra, per poi passare alla sinistra solo dopo aver maturato una certa familiarità con la nuova sensazione. Nel caso invece di odori "estremi", quelli legati a situazioni di forte stress o di pericolo, come le secrezioni ormonali, i cani farebbero ricorso sempre, e solo, alla narice destra, ossia all'emisfero destro del cervello.

Non è facile per noi comprendere quale narice stia utilizzando il nostro cane quando fiuta, ma alle volte ci possiamo riuscire. Possiamo vedere, per esempio, come il nostro cane – soprattutto se maschio – alle volte possa essere combattuto nel fiutare l'urina di un altro cane e continui a girarsi da un lato e poi dall'altro esponendo alternativamente le narici all'odore così importante per lui.

Il mondo dell'olfatto, della comunicazione olfattiva, e delle potenzialità che ha il cervello del cane ci sono per lo più ancora ignote. Ma stiamo facendo progressi. Aggiungiamo tasselli via via sempre più interessanti e li stiamo connettendo uno all'altro. Stiamo avanzando in questo fantastico mondo nel quale lui, il nostro cane, non vede l'ora di accompagnarci.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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