Chiudere le aziende agricole e di allevamento per ridurre del 70 per cento le emissioni di azoto che mettono a rischio gli habitat naturali. Il Governo dei Paesi Bassi procede con il suo piano, già comunicato nei mesi scorsi, ma di cui ora l'esecutivo ha chiarito le modalità d’intervento.
Secondo quanto dichiarato dal ministro della Natura Christianne van der Wal e dal ministro dell'Agricoltura Henk Staghouwer in totale saranno interessate 131 aree chiave. E, le 12 province olandesi avranno a disposizione poco più di un anno per redigere documenti dettagliati per raggiungere gli obiettivi.
Naturalmente la notizia ha provocato una grande agitazione nel multimiliardario settore agricolo olandese mettendo sul piede di guerra gli agricoltori che si vedranno costretti a ridurre drasticamente il loro numero di capi di bestiame o a sbarazzarsene del tutto.
Secondo l'organizzazione di categoria LTO, infatti, gli obiettivi sono totalmente «irrealistici» e i modi «ingiusti». Non contando il fatto che tali problemi andrebbero trattati a livello Europeo e non singolarmente, visto che la tutela dell’ambiente non si ferma certo alle frontiere.
LTO ha comunque già annunciato una manifestazione alla fine di giugno, per protestare contro le proposte approvate. L’idea è, come per le altre dimostrazioni, quella di bloccare le strade del Paese con centinaia di trattori per arrivare fino all’Aia, sede del Parlamento e del Governo.
Il comparto agricolo olandese ha la più alta densità di bestiame in Europa, più di quattro volte quella del Regno Unito o della Francia, con oltre 100 milioni di bovini, polli e maiali in totale. E, chiaramente, è un settore chiave dell'economia olandese, con esportazioni che, l’anno scorso, hanno raggiunto quasi i 105 miliardi di euro.
Ma, nonostante gli agricoltori abbiano adottato misure per ridurre le emissioni, queste non sono risultate abbastanza e la produzione di gas inquinanti è rimasta comunque troppa.
La coalizione al Governo ha stanziato ben 24,3 miliardi di euro in più (25,6 miliardi di dollari) per finanziare questi cambiamenti, cifra in cui sono comprese anche tutte le azioni necessarie per accompagnare gli allevatori nella transizione come, per esempio, il pagamento per trasferirsi o uscire dal settore, o aiutare a scegliere metodi di allevamento più sostenibili con meno animali e un’area più ampia.
Certo, anche il primo ministro Mark Rutte non ha potuto negare che il piano avrà conseguenze sulle aziende coinvolte. Ma, a questo punto, non è possibile farne a meno, né rimandare oltre. Sia perché tra seminativi e bestiame, l’agricoltura è responsabile di circa il 41% dell'inquinamento da azoto negli habitat protetti.
Sia perché, il Governo è stato costretto ad agire. Nel 2019, infatti, una sentenza del Consiglio di Stato ha ritenuto che la strategia del governo olandese per la riduzione dell'azoto in eccesso violasse del tutto le direttive dell'Ue sulla protezione degli habitat vulnerabili.
Portando come conseguenza immediata, il blocco da parte dei tribunali di progetti edilizi e infrastrutturali che andrebbero ad aggravare ulteriormente il problema.
Cosa che, secondo Marjan Minnesma, direttrice dell'organizzazione Urgenda, una delle ONG che ha vinto in tribunale contro governo olandese, sarebbe la motivazione principale per cui l’esecutivo starebbe andando avanti così velocemente.
«Temo che questa azione così severa non sia perché il governo si rende conto che non sta facendo abbastanza, sarebbe bello che lo realizzasse» ha dichiarato «ma sembra piuttosto che proceda, purtroppo, più che altro perché costretto dai tribunali». Per qualcuno, però, l'importante adesso, è che si proceda.