Inizia con una polemica l’anno nuovo nel Comune di Loano, in Liguria. Dopo la decisione dell’amministrazione di consentire la sepoltura congiunta di umani e animali, la Diocesi di Albenga e Imperia ha deciso di intervenire con quella che è stata definita una "riflessione" ma in realtà è una vera e propria presa di posizione politica e sociale contro l'ipotesi vagliata dall'ente.
Il regolamento del Comune di Loano
Un passo indietro. Il Comune di Loano ha approvato, nel corso del Consiglio comunale del 28 dicembre, la nuova versione del Regolamento di Polizia Mortuaria: dal 29 dicembre l’animale domestico può essere tumulato con l’umano di riferimento sulla base di quanto previsto dall’articolo 54 della legge regionale numero 15 del 2020, e l’operazione ha un costo forfettario di 100 euro. Una risposta alle sempre più numerose richieste dei cittadini, aveva spiegato il sindaco Luca Lettieri.
«Ormai praticamente ogni nucleo famigliare è composto anche da un cane, un gatto o un altro animale da affezione – aveva detto insieme con l’assessore delegato ai Servizi Cimiteriali, Remo Zaccaria – Il rapporto che si instaura con questi compagni di vita è fortissimo. Nel corso degli anni, dunque, moltissimi loanesi e anche diverse imprese funebri che operano in città hanno richiesto all’amministrazione comunale di poter portare avanti questa unione anche dopo la morte e quindi di concedere la possibilità di inumare l’animale di casa insieme al proprietario».
Il Comune di Loano non è il primo (nella regione già Genova, il capoluogo, ha dato il via libera) e non sarà certo l’ultimo ad adottare questa decisione, recependo tra l’altro direttive regionali. Un segnale importante anche da parte delle istituzioni del fatto che la sensibilità sul rapporto e la relazione che si vengono a creare tra umano e animale sta lentamente ma inesorabilmente cambiando. La Diocesi ha voluto però intervenire sul tema, ricalcando tra l’altro le dichiarazioni di Papa Francesco su animali e figli che hanno già sollevato una bufera di polemiche.
La Diocesi di Albenga e Imperia: «Norma innovativa e assai inusuale»
«Si prende atto con il rispetto dovuto all’Autorità Civile di tale provvedimento di un’amministrazione locale, tuttavia di fronte a tale norma, innovativa e assai inusuale, in un ambito che tocca profondamente la sensibilità umana e religiosa, diverse persone hanno sollecitato alla Chiesa diocesana una parola d’orientamento generale», si legge nella nota diffusa il primo gennaio dalla Diocesi di Albenga e Imperia, che ha chiarito l’intenzione di «stimolare una pacata riflessione» e ha poi citato la Bibbia e San Francesco D’Assisi nello spiegare il proprio punto di vista.
Un “mix” utilizzato per condannare sì il maltrattamento, ma anche quella che definisce senza mezzi termini «condotta sbagliata di senso opposto», ovvero «considerare gli animali (e servirsene) come di sostituti delle persone».
«Se è comprensibile l’affetto che alcuni (specialmente i bambini, gli anziani e chi è in solitudine) hanno per gli animali e in particolare per quelli da compagnia, è eccessivo sentire per essi una tenerezza e un rispetto come quelli dovuti agli esseri umani. Oppure, tra il procreare un figlio e il comperare un cane o un gatto per avere compagnia si sceglie questa ultima opzione», spiegano dalla Diocesi, riprendendo appunto quanto dichiarato da Papa Francesco.
Proprio al Pontefice, in una lettera aperta, abbiamo già rivolto un invito a parlare di animali in un modo diverso, anche per spiegare a chi vuole accoglierli quanta responsabilità ci vuole nel farlo.
Ancora una volta, dunque, la Chiesa sembra ammantare di un significato negativo (o quantomeno poco positivo) la scelta comune ormai a moltissime persone di celebrare l’amore che le lega a un animale, e il considerarlo parte integrante della famiglia. Definendo gli animali, ancora una volta, surrogati di figli, ed escludendo di fatto la possibilità che in una famiglia possano esistere gli uni e gli altri, ugualmente meritevoli di rispetto e amore.