Ogni anno diversi milioni di animali allevati per scopi alimentari attraversano le strade del nostro continente, mentre altri milioni di animali vengono spediti come se fossero merci inanimate al di fuori dei confini europei. Spesso in paesi dove la legislazione posta a tutela degli animali nelle attività di allevamento e macellazione è ancora più permissiva quando non assente, rispetto a quella vigente all’interno dei confini dell’Unione.
Esistono regole europee per tutelare gli animali durante il trasporto, che anche se fossero rispettate alla lettera, cosa che non avviene, sarebbero comunque insufficienti a evitare sofferenze agli animali durante le operazioni di carico e scarico e nei lunghi ed estenuanti viaggi compiuti con ogni condizione meteorologica. Animali che viaggiano per profitto, per ragioni esclusivamente economiche con due destinazioni prevalenti: l’ingrasso oppure la macellazione.
Credo che poche persone abbiano assistito alle operazioni di carico do00i una mandria di bovini su un camion, uno di quei grossi autoarticolati che siamo abituati a vedere sulle nostre autostrade, con i loro due piani colmi di animali che faticano a reggersi in piedi, ammassati quasi sempre in condizioni davvero inaccettabili. Se qualcuno prova un senso di pietà verso questo animali, guardando i camion che sfrecciano sulle strade, non credo che resisterebbe ad assistere alle operazioni di carico che precedono il viaggio.
Gli animali, per paura, non salgono spontaneamente sui camion ma devono essere in qualche modo “incentivati” a farlo. I bovini, ad esempio, non amano essere convogliati verso spazi chiusi e avendo gli zoccoli tendono a scivolare sulle rampe che devono percorrere, in pendenza, per arrivare al piano di carico dei camion. La normativa non impone agli allevatori di avere le cosiddette “ribalte”, come quelle utilizzate dai corrieri che movimentano merci, che consentono di disporre di un unico livello fra il piano del camion e il pavimento del luogo di carico o scarico.
Questo comporta che gli animali si “impuntino” rifiutandosi di proseguire sulle rampe e, in questi casi, la norma consente di usare, con moderazione, l’uso di strumenti elettrici che diano brevi scosse, per non più di un secondo. La realtà però è sempre diversa da quanto prevede la norma e così si usano bastoni per dare colpi agli animali, oltre ai pungoli elettrici e spesso si usa la coda, torcendola, come ulteriore stimolo. Con animali che appaiono e sono terrorizzati, che si spintonano sulle rampe, in genere fatte di acciaio e ricoperte con un poco di paglia, per cercare di scappare da quel momento di grande paura. Il racconto potrebbe proseguire, ma è inutile cercare di turbare chi legge, meglio cercare di limitarsi a far comprendere le motivazioni per le quali da anni le organizzazioni che si occupano di difendere i diritti degli animali chiedono di mettere uno stop ai trasporti, via terra o via mare, di animali vivi.
Gli attivisti chiedono che non vengano più commerciati animali verso tutti quei paesi che per motivi religiosi, come nell'ebraismo e islamismo ad esempio, praticano la macellazione senza stordimento, ma anche che vengano fermati per sempre i trasporti di animali vivi destinati all’ingrasso o al macello, indipendentemente dalla loro specie. Vacche e vitelli, suini, ovini, polli e tacchini ma anche tutti gli equini dovrebbero essere abbattuti nel macello di prossimità più vicino al luogo di allevamento, incentivando anche l’impiego di strutture mobili, che possano essere allestite in diversi luoghi semplificando queste operazioni. In attesa di un cambio nelle abitudini alimentari si deve arrivare, nel minor tempo possibile, a far viaggiare solo la carne e i derivati anziché gli animali vivi, contribuendo a eliminare una parte rilevante di sofferenza, che il pubblico non vede ma che costituisce un maltrattamento ulteriore e ingiustificato messo in atto nei confronti degli animali.
Alcuni paesi europei, come la Germania, stanno mettendo sempre più limitazioni all’esportazione di animali verso paesi extra europei, ma questo ancora non basta. Occorre arrivare a una legislazione comunitaria che tuteli effettivamente il benessere animale, senza fare soltanto proclami che molto spesso si dimostrano privi di reali effetti sulla sofferenza degli animali.