Gli orologi moderni sono molto più che semplici "segnatempo", possono dirci quanti passi abbiamo fatto, quante calorie a abbiamo bruciato e soprattutto i luoghi che abbiamo visitato. Una tecnologia piuttosto utile non solo per i patiti del fitness, ma anche per alcuni biologi della conservazione e ingegneri che hanno pensato bene di sviluppare un prodotto simile anche per i delfini, uno strumento che possa rivelare dati utili per migliorare i progetti di conservazione di questi mammiferi marini.
Se pensiamo a uno smartwatch per cetacei, però, non dobbiamo immaginare subito una buffa versione del pratico strumento applicata ai delfini. Questi animali non andranno in giro con un orologio alla moda attaccato a una pinna, anche perché sarebbe scomodo e, in ogni caso, inutile dato che non sanno leggere l'ora. Niente bizzarre fantasie in cui questi animali nuotano in tuta da jogging e tengono conto delle calorie bruciate, dunque, ma dobbiamo pensare a piccoli e pratici apparecchi con ventose applicati sul loro dorso.
A realizzare l'apparecchio sono stati gli ingegneri dell'Università del Michigan che dopo aver testato l'efficacia dei sensori hanno raccolto i dati e pubblicato lo studio sulla rivista Experimental Biology al fine di migliorare gli sforzi di conservazione per questi animali.
Gli apparecchi per tracciare gli animali
Utilizzare apparecchi per tracciare gli spostamenti degli animali è una pratica fondamentale per la conservazione della biodiversità e la gestione degli ecosistemi. Immaginiamo di essere scienziati in missione per salvare gli ultimi esemplari rimasti di un raro cetaceo presente nell'Oceano Pacifico. Spinti dal fuoco sacro della ricerca e dal nobile intento di voler salvare una specie animale ci armiamo di un'imbarcazione e partiamo affrontando le impetuose onde del Pacifico solo per realizzare una cosa arrivati a metà della traversata: da dove si comincia?
Sapere dove si trovano gli animali che si intende conservare è fondamentale, ma non solo. È importante anche comprendere i loro spostamenti e sapere quanta energia utilizzano poiché ogni variazione di questi parametri restituiscono agli studiosi informazioni preziose. Ecco come al collo o sulla schiena di alcuni animali compaiono collari o ricetrasmittenti di varia grandezza, a seconda della dimensione dell'animale.
Inizialmente si credeva che i collari GPS influenzassero il loro comportamento, motivo per cui alcuni ricercatori dell'University of Southern Mississippi nel 2012 hanno voluto testare questa teoria su alcuni elefanti con un esperimento molto semplice. Hanno messo il collare a un gruppo di elefanti mentre un altro è stato libero di girare senza GPS. Secondo gli studiosi in entrambi i casi gli elefanti si comportavano allo stesso modo e non sembravano infastiditi in alcun modo dall'oggetto.
Altri studi simili sono stati fatti nel corso del tempo con altre specie animali con lo stesso risultato: non c'è alcuna differenza importante nel comportamento degli animali muniti di dispositivi GPS, a patto che siano abbastanza leggeri e proporzionati con la stazza dell'organismo0, in poche parole non invasivi.
Perché realizzare un dispositivo per misurare l'energia utilizzata dai delfini
Nel corso degli anni questa tecnologia si è sempre più raffinata e oggi gli studiosi statunitensi ci offrono un nuovo assaggio di come la conservazione degli animali può essere nettamente migliorata grazie a un nuovo dispositivo GPS: il biologging tag.
Riuscire a tracciare e, soprattutto, definire l'energia spesa da delfini e altre creature marine è molto importante per comprendere l'impatto dell'uomo su di loro. Che sia per colpa del cambiamento climatico, la pesca eccessiva, l'inquinamento acustico o altro, se tramite dei rilevamenti non invasivi riuscissimo a scoprire che l'attività degli animali è alterata potremmo comprendere quali sono i maggiori fattori di impatto nei loro confronti e regolare, di conseguenza, le nostre azioni di conservazione.
«In particolar modo il nostro obiettivo è quello di utilizzare i dati dei rilevamenti per stimare quante volte al giorno si nutrono i delfini, quanti pesci sono stati consumati e calcolare quanta energia utilizzano durante il movimento necessario per catturare le prede», afferma Alex Shorter, autore senior dello studio. «Riuscire a ottenere questi dati è importante per la conservazione perché possiamo utilizzarli per stimare la differenza di costi energetici quando questi animali sono disturbati».
Nel loro nuovo lavoro i ricercatori sono stati quindi in grado di sviluppare stime del costo energetico con alcuni animali in cui è stato posizionato lo strumento tra lo sfiatatoio e la pinna dorsale. Il GPS è attaccato con ventose e permette di misurare in maniera non invasiva la velocità di spostamento, la temperatura, la pressione e il movimento.
I risultati dello studio sono stati incredibilmente proficui in ottica di una futura applicazione anche per altri cetacei, proprio come testimonia l'autore dello studio: «Abbiamo dimostrato che il nostro metodo GPS è universalmente applicabile agli animali in ambienti selvatici e può favorire delle nuove ricerche nel monitoraggio del benessere delle popolazioni di delfini. Questo a sua volta ci potrà donare delle informazioni su come noi esseri umani stiamo influenzando le loro rotte di viaggio, le esigenze alimentari e la vita in generale».
«Da un punto di vista di avanzamento tecnologico e di ricerca – conclude il ricercatore – La nostra speranza è che altri ricercatori vedono il potenziale di questo prodotto e lo possano applicare anche ad altre specie».