L’uso degli animali come mezzo di trasporto è un’attività che ancora richiama i turisti, che non si rendono o che non vogliono rendersi conto che questa scelta causa una grande sofferenza a asini e cavalli, ma anche a dromedari ed elefanti a seconda della parte del mondo in cui ci si trova. Difficile comprendere come una pena tanto evidente, pur generando le proteste delle associazioni di protezione degli animali non riesca a fare breccia nelle coscienze dei viaggiatori che, evidentemente, fra la scelta etica di farsi a piedi la lunga scalinata in salita, nel caso di Santorini, oppure sfruttare gli animali non hanno dubbi, optando per la scelta più comoda anziché propendere per una decisione compassionevole.
Santorini rappresenta l’emblema europeo dello sfruttamento di asini e muli, costretti a svolgere un servizio di taxi in condizioni proibitive, sotto un sole cocente e anche in presenza di lesioni non curate. Nonostante le promesse delle autorità greche, che da anni dicono di vigilare e di impedire l’uso degli equini in condizioni che rappresentino un maltrattamento.
Secondo PETA Germania, che ha eseguito nel 2022 un’inchiesta sotto copertura sullo sfruttamento degli animali da trasporto usati nell’isola, gli asini e i muli di Santorini sono utilizzati senza nessuna attenzione per le loro condizioni, vengono fatti lavorare anche se feriti e spesso gli viene negato anche l’accesso all’acqua per potersi dissetare. Il materiale fotografico e i video raccolti dall’associazione sono stato visionati dal veterinario esperto di cavalli Maximilian Pick, che ha certificato che «le foto e i filmati degli asini e degli incroci di asini documentano che gli animali a Santorini sono esposti a condizioni che riguardano molto da vicino il benessere degli animali: non solo gli animali presentano numerose ferite cutanee, in parte non curate, ma il tessuto cicatriziale che si trova sulla pelle della testa, nella posizione del sottopancia e sulle zampe è la prova di ferite non curate. Le selle e le briglie non sono adatte per cavalcare e trasportare i turisti. Far stare gli animali sotto il sole cocente senza fornire acqua o cibo è crudele. Gli animali sono solitamente sovraccarichi quando trasportano i turisti (a volte due cavalieri su un solo animale) su per le ripide scale».
Evidenze che possono essere in gran parte notate anche da un turista, capaci di far comprendere anche a un profano la situazione e quanto il decidere di pagare per questo servizio costituisca un incentivo economico dato a persone che per profitto maltrattano gli animali.
Dopo le proteste di PETA del 2018 la Grecia ha vietato l’utilizzo degli asini per il trasporto di turisti che pesino più di un quintale, ma questo limite non viene fatto rispettare e per asini e muli comunque già sofferenti non rappresenta una sufficiente tutela. Il punto, che riguarda lo sfruttamento degli animali per trasporti o escursioni con i turisti, dovrebbe essere risolto più che con disposizioni di legge, che in tutto il mondo sono scarsamente rispettate anche quando presenti, grazie a una presa di coscienza del pubblico, che dovrebbe essere educato a avere un maggior rispetto verso la sofferenza degli animali. Considerando anche che il loro sfruttamento avviene per puro divertimento e quindi in attività non solo non necessarie ma che potrebbero essere svolte con l’utilizzo di mezzi meccanici, magari dall’aspetto meno avventuroso ma sicuramente più etico.
Come in tutti i settori è la domanda che genera l’offerta e fino a quando ci saranno persone disposte a pagare, per essere trasportati dagli asini a Santorini oppure sulle carrozzelle di Roma, Napoli o Siviglia, questi maltrattamenti non cesseranno mai. Le amministrazioni interessate, infatti, non vogliono davvero impegnarsi in attività che possano proteggere gli animali ma deludere i turisti. Su questo fronte sarebbe importante che tour operator e uffici del turismo dessero il loro contributo informativo e educativo, trasmettendo ai loro clienti informazioni che tengano in considerazione il benessere animale, smettendo di vendere o di proporre questo tipo di servizi, davvero anacronistici nel terzo millennio.